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In Italia dopo il lockdown famiglie più unite e meno solitudine

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VID PONIKVAR | SPORTIDA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/07/20

Lo rivela uno studio del Forum delle Associazioni Familiari. Il coronavirus ha avuto anche "conseguenze positive", a cominciare dalla resilienza

Il lockdown ha migliorato (e non peggiorato) i legami in famiglia. Anzi, li ha addirittura rigenerati.

E’ quanto emerge dal rapporto del Forum delle Associazioni Familiari guidato da Gigi De Palo sull’impatto del coronavirus sulle famiglie italiane.

Spazio confinato e tempo dilatato

La combinazione «inedita» di uno «spazio confinato» in un «tempo dilatato», spiega la sociologa Chiara Giaccardi, Direttrice del Comitato Tecnico-Scientifico Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, si è rivelata favorevole per migliorare i legami in famiglia, poiché è stata una risposta efficace contro la vita «centrifuga» e «di corsa», a cui siamo abituati. «Questo – evidenzia Giaccardi – ci deve far riflettere per costruirci uno spazio nuovo senza la frenesia del tempo accelerato».

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.Media

L’aspetto negativo: il bombardamento di notizie

Altro dato interessante che emerge dal report sono i fattori di stress che maggiormente sono aumentati durante il lockdown. Il più alto è correlato all’informazione. Il “bombardamento” di notizie sul coronavirus, non ha incrementato la conoscenza, ma la confusione, evidenzia la sociologa. «Questa dimensione ci fa capire quanto sia importante lavorare sull’informazione di qualità e sulla formazione degli stessi giornalisti».

L’aspetto positivo: la resilienza

Paradossale, prosegue Giaccardi, che la solitudine non sia stata «causa di stress»: la limitazione spaziale non è stato un ostacolo per le nostre relazioni.

«Abbiamo riscoperto dei modi per essere vicini alle persone lontane, grazie alla nostra capacità di resilienza che non significa adattamento, perché ci si adatta, ad esempio, ad un lutto. Resilienza ha un’accezione positiva».

E’ una «parola chiave», che, «anche se abusata e trasformata in un dispositivo tecnico per far fronte a tutte le perdite», non è questo. Ma è «la capacità, etimologicamente della nave che si è rovesciata, di ribaltarsi di nuovo e riprendere la navigazione con più consapevolezza del mare; quindi la maggiore capacità di affrontare le prossime sfide».

«Abitando spazi diversi – conclude la sociologa – abbiamo imparato a de-confinarci facendo uno spazio verso l’altro». Come un tendersi la mano l’un l’altro, e scoprire una nuova consapevolezza dello star bene in famiglia.


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