Padre Jaromir Zadrapa parla di cosa ci aspetta dopo 10 secoli di divisionePadre Jaromir Zadrapa, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha affermato in un’intervista rilasciata a I.MEDIA che i più grandi ostacoli tra cattolici e ortodossi sono stati risolti in questi 60 anni di dialogo. Per il sacerdote ceco, incaricato del dialogo con la Chiesa ortodossa russa, il primato del Papa resta il principale punto di discussione tra le due Chiese, e solleva la questione della “forma” che assumerà l’unità.
Sono trascorsi ormai sessant’anni dall’istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Quanta strada resta da fare per raggiungere l’unità?
Nel corso degli ultimi 60 anni abbiamo fatto molta strada, si è lavorato molto. Dal Concilio Vaticano II (1962-1965), quest’opera è stata svolta in due direzioni: verso l’Occidente, affrontando i nostri fratelli riformati, e verso Oriente, mediante il dialogo con i nostri fratelli ortodossi.
A livello in primo luogo teologico e poi pratico è stato fatto molto. Restano davvero pochissime cose da fare. Potremmo riassumere il tutto in un’unica frase: come verrà raggiunta questa unità? L’unico problema è che alcune idee su come raggiungere questa unità sono decisamente divergenti e non possono convergere.
Come persona incaricata delle relazioni con la Chiesa ortodossa russa, può dirci fin dove si è arrivati e quali sfide restano in questo settore?
A mio avviso, tutti gli ostacoli principali tra gli ortodossi e i cattolici sono stati risolti attraverso dichiarazioni congiunte. Oggi stiamo discutendo la questione del primato del Papa. Che forma assumerà quando saremo uniti? Queste discussioni, di natura ecclesiologica, sono state alla base dei nostri scambi negli ultimi anni.
Da un punto di vista storico, la nostra rottura risale a dieci secoli fa, e dialoghiamo grazie al Concilio solo da 60. Un altro problema che resta è il fatto che non tutte le Chiese ortodosse hanno partecipato alle commissioni teologiche formate dalla nascita di questo Pontificio Consiglio. La Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa bulgara, ad esempio, non ne fanno parte. Sembra quindi difficile giungere a delle conclusioni se non hanno una voce, soprattutto se si tratta di conclusioni importanti. Non è quindi sempre una discussione facile, ma alla luce della storia sta progredendo rapidamente, e dovremmo rendere grazie a Dio. La cosa importante è non fermare il dialogo.
A livello teologico, potremmo dire che le differenze sulla figura di Maria non sono più nell’agenda?
Penso che questo argomento non sia un problema, anche se spesso lo consideriamo tale. I cattolici attribuiscono grande importanza al dogma dell’Immacolata Concezione, mentre gli ortodossi si concentrano sul mistero della Dormizione [celebrata tra i cattolici come l’Assunzione, n.d.e.].
La prima guarda all’inizio della storia del cristianesimo, l’ultima alla fine, al futuro. Queste due visioni, però, non si contraddicono a vicenda, anzi.
Per me è uno scambio di doni che possiamo offrirci a vicenda come cristiani e che la Madre Chiesa ha creato. Queste differenze possono far crescere. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. La cosa importante è creare un’amicizia. Bisogna purificare la nostra memoria e portare avanti il dialogo. Pensiamo che ci dividano molte cose, mentre oggi non è rimasto quasi più nulla, a parte la questione del primato del Papa, che resta un punto rilevante.
Un cattolico non può ricevere la Comunione in una liturgia ortodossa. Possiamo sperare che la situazione cambi?
Penso che questo sia un ostacolo, un aspetto molto triste, molto sensibile. La Chiesa ortodossa russa ha permesso ai cattolici di ricevere la Santa Comunione per alcuni anni, ma non è più possibile. Stiamo ancora discutendo su questo punto. La questione, però, sarà sicuramente il culmine della piena comunione tra le due Chiese. Nutro grandi speranze al riguardo. Dobbiamo essere pazienti e andare avanti insieme.
Il Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani dovrebbe presto pubblicare un vademecum per i vescovi. Quale sarà il contenuto, e a cosa servirà questa risorsa?
Al momento non posso dire molto. Verrà presentato a novembre, e il Papa lo commenterà. Sarà un documento utile ai vescovi, soprattutto a quelli nuovi, per promuovere la comunione con tutto il popolo delle loro diocesi, inclusi gli altri cristiani e i non credenti.
Intervista realizzata da Claire Guigou