“Prendi questi soldi e comprati un computer, ci farai tante cose buone”: la profezia di un frate cappuccino rivolta a un ragazzo che stava per perdersi. Così è nata l’app gratuita Rosario scaricata da 4 milioni di credentiSi legge ne Il Profeta di Gibran: “Quando lavorate con amore stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio”. C’è un’app che si chiama Rosario, è gratuita, semplicissima da usare, ben fatta, ovvero realizzata con amore, e quando le cose si fanno con amore e per gratitudine – donando il proprio tempo e il proprio ingegno – i risultati sono straordinari. Infatti è stata scaricata da quasi 4 milioni di utenti e durante il lockdown si è registrato un aumento del 700% dei download. Wow! Ho intervistato Marcello Pietrelli, sviluppatore dell’applicazione, per conoscerlo e farmi raccontare cosa lo ha spinto a creare l’app Rosario. Vi anticipo già che la sua generosità è frutto di un incontro che gli ha cambiato la vita: quello con il Signore. C’è di mezzo una mamma piena di fede, un frate cappuccino meraviglioso, la Vergine Maria (si sa che la Mamma Celeste c’entra sempre), una moglie, anzi, la sposa di Marcello: Claudia. Al telefono senza sottolinearlo mi ha corretto ogniqualvolta ho usato la parola “moglie” sussurrando in risposta “la mia sposa”. Quando abbiamo finito di parlare ho riflettuto su quanto poco noi mogli siamo abituate al termine “sposa”, ci chiamano così solo il periodo precedente le nozze e il giorno del matrimonio. Poi diventiamo mogli: ovvero incontentabili, rompiballe, brontolone. Invece, sposa è una parola che ha un altro respiro dentro. Quello di una promessa, della grazia del sacramento nuziale. Torniamo a noi, anzi a lui, Marcello, che ringrazio di cuore per la sua testimonianza.
Ciao Marcello, cominciamo dal principio: ti va di presentarti?
Mi chiamo Marcello Pietrelli e abito in Toscana a Lucignano, in provincia di Arezzo. La mia sposa si chiama Claudia e abbiamo un figlio di nome Francesco. Da ragazzo, come tanti dopo la Cresima, mi sono molto allontanato dalla Chiesa e da Dio. A scuola, studiavo ragioneria, ho cominciato a seguire un compagno che per me era un mito, un idolo, cercavo di imitarlo in tutto ma in realtà non era un bell’esempio da seguire. Quindi iniziai a combinare dei guai, mi atteggiavo a teppistello, saltavo la scuola, mi bocciarono e facevo tanti danni a casa con i miei. Mia madre che ha sempre avuto tanta fede era veramente preoccupata per me, e allora decise di portarmi un po’ forzatamente, era il mese di maggio, da un frate cappuccino a Lucignano. Io all’epoca abitavo a Foiano della Chiana che era lì vicino. Ricordo che la prima volta andai contrariato e arrabbiato per questa decisione di mia mamma, durante la messa sbadigliai continuamente, me ne stavo lì con le braccia incrociate. Finita la celebrazione tutto contento dissi: “vabbè, ora si va a casa!”, e mia madre rispose: “no, ora si va in sagrestia e si prende una bella benedizione da padre Giorgio”. Padre Giorgio Giorgini, era un frate cappuccino meraviglioso, anche lui toscano. Ci mise tutti in cerchio e ci benedì uno per uno con un olio benedetto, faceva un piccolo segno di croce sulla fronte. Quando fu il mio turno mi pose anche la mano sul capo, ed io ricordo che sentii una cosa tanto bella nel cuore: mi veniva da piangere ma orgoglioso com’ero, uomo duro che dovevo dimostrare di essere, non piansi, però mi venivano davvero le lacrime. Nel viaggio di andata direzione messa avevo brontolato, mi ero lamentato, nel viaggio di ritorno stetti in silenzio. E quando mia madre mi propose di tornare da padre Giorgio per tutto il mese mariano, io non seppi dire di no. Tanto che Claudia, con la quale allora ero già fidanzato, mi diceva sempre: “ma dove vai tutte le sere?”. Io le risposi: “mia mamma mi porta per forza da questo frate, però è bravo eh!”. Fu un periodo bellissimo, ma ero ancora tanto confuso. Poi arrivò un giorno speciale, era il 4 di ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, ed io quella mattina avevo litigato con mia madre, avevo dato un po’ di matto, ero nervoso. Però a messa padre Giorgio parlò di questo santo e mi toccò così tanto il cuore che dissi: “io voglio cambiare, io voglio cambiare vita”. Tutto nacque da lì, se devo pensare ad un giorno in cui la mia vita è cambiata è stato il 4 ottobre. Poi con Claudia abbiamo fatto un cammino guidati da padre Giorgio, che per noi è stato davvero un padre, un fratello, un amico. Claudia era un maschiaccio, se ripenso a come eravamo non riconosco né lei né me, portava una fascia rossa tipo Rambo. Fino a quel momento vedevo tutto sempre grigio, ero arrabbiato con il mondo, con gli altri e con me stesso. Padre Giorgio mi ha fatto conoscere Dio, e la cosa più bella che mi ha donato è che da quel momento non mi sono più sentito né giudicato né criticato, mi sono sentito solo amato, tanto amato e questo ha trasformato la mia vita: quel mondo che vedevo grigio è diventato a colori. Per noi padre Giorgio era un babbo, è morto nel ’99. A volte si dice: “quel sacerdote è un santo”, per intendere che è un bravo prete e invece credo che padre Giorgio sia proprio un santo straordinario. Incontrarlo è stata la nostra salvezza: la vita per me e Claudia è stata dura, la morte di mia madre, i problemi con nostro figlio, però il Signore ci ha aiutato tanto, abbiamo la pace nel cuore e questa è la cosa più importane e più bella. Apparteniamo dell’ordine francescano secolare, sempre per “colpa” di padre Giorgio. Io e Claudia abbiamo camminato insieme, attratti dalla figura di San Francesco. Per lungo tempo abbiamo seguito qui a Lucignano la gioventù francescana ed è stato fantastico. Quando ci siamo sposati volevamo tanti figli, e invece è arrivato solo Francesco, però che abbiamo avuto molti figli spirituali grazie alla Chiesa.
C’è lo zampino di padre Giorgio anche nell’app Rosario?
Lui ci ha insegnato la generosità, a fidarci della Provvidenza, e un giorno sapendo quanto mi piaceva l’informatica, mi disse: “guarda, questi sono per te”. Mi porse dei soldi in contanti, erano molti soldi e aggiunse: “me li ha dati un benefattore, con questi ci compri un computer bello che ti servirà per farci tante cose buone”. Io risposi: “ma nooo, non posso prenderli”. Padre Giorgio tagliò corto: “prendi ‘sti soldi e zitto”. Era un tipo burbero all’apparenza, ma poi era un padre amoroso, pazzesco. Aveva una bontà enorme e così comprai il computer. All’inizio pensai: ci stamperò qualche foglietto per la chiesa, i canti, poi mi è passato di mente questo episodio, l’ho rimosso. Me lo ha riproposto Claudia un giorno mentre smanettavo con il pc: “ma non ti ricordi che padre Giorgio ti aveva detto che avresti creato cose buone?”. E così quando ho cominciato a programmare su Android – adesso mi sto cimentando con iOS – dissi alla Madonna: “la prima applicazione che farò la voglio dedicare a te”, e quindi ho pensato alla preghiera mariana per eccellenza. Padre Giorgio ci aveva visto lungo! All’inizio non volevo fare un’applicazione con l’audio ma creare solo una corona del Rosario digitale, perché tante volte vuoi recitarlo ma non hai con te la cordicella con i grani. Solo dopo mi venne in mente di aggiungere l’audio: era fine agosto 2012 quando la pubblicai su Play Store.
Hai mai pensato di trarne un qualche guadagno?
No. Penso di aver ricevuto tantissimo e mi sento sempre in debito, per cui dico al Signore “per gratitudine ti faccio questa piccola cosa”. Perciò l’ho messa a disposizione gratuitamente: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8), è una frase del Vangelo che padre Giorgio ci ripeteva spesso e mi è entrata nel cuore. Quando l’ho creata molte persone hanno cominciato a scrivermi per darmi suggerimenti e chiedermi di tradurla in altre lingue. Ma io sono italiano, non conosco altre lingue, e allora tanta gente si è proposta gratuitamente di mandarmi le traduzioni e registrare l’audio. C’è un ragazzo tedesco che si chiama Nico che non ti dico quanti suggerimenti e correzioni mi manda. Ora l’ultima lingua che ho aggiunto come opzione è il giapponese, grazie ad una ragazza volenterosa che tra l’altro ha una voce bellissima. Per farlo ci vogliono intere settimane, è un lavoro enorme. In arabo mi sono ammattito per far riconoscere ad Android la scrittura al contrario, una cosa folle. Ora l’app è in 15 lingue e così ho conosciuto persone fantastiche. Una ragazza italiana che lavora in Albania nella missione Betania, dove accolgono bambini orfani e in difficoltà, si è messa a disposizione per registrare il rosario in albanese con la voce di questi piccoli. Quando l’ho ascoltato la prima volta mi sono commosso e ho pensato: “guarda il Signore che va a fare!”. Infatti io ho creato l’app, ma tanto aiuto mi è arrivato dalle persone con cui rimaniamo in contatto. Mi chiedono preghiere, rispondo sempre che sono un poveraccio e le mie preghiere sono povere, però senz’altro prego per loro e lo faccio subito come mi ha insegnato padre Giorgio. Nella app oltre al rosario c’è la Coroncina della Divina Misericordia, insieme a tantissime preghiere e novene. C’è da impazzire per stare dietro a tutto, ci vorrebbe una squadra di programmatori!
Sei impegnato a sviluppare ulteriormente l’app?
Sì, nonostante gli impegni lavorativi e familiari, sto lavorando per posizionare l’app su iOS. Ho deciso di imbarcarmi in quest’altra avventura perché in questi anni mi sono arrivate tantissime richieste e non potevo più rispondere: “vedremo in futuro”. Come programmazione sembra anche più semplice, perché sono solo 4 schermi da configurare mentre per Android sono più di 60mila dispositivi diversi. La differenza però è che su Android basta che paghi una volta per pubblicare su Play Store tutte le app che vuoi, mentre per Apple devi avere un iPhone, ti devi registrare come sviluppatore e pagare 99 dollari all’anno. Se vuoi programmare senza registrarti come sviluppatore devi avere un Mac, non un Mac vecchio, ma uno abbastanza recente. Io non ho il Mac e ho trovato un’alternativa pagando un affitto annuale ad un server: l’assurdità quindi è che per mettere gratuitamente a disposizione una app devi comunque pagare. Qualche amico mi ha detto: “se avessi fatto pagare anche solo 5 centesimi per tutti quelli che l’hanno scaricata, sai quante persone avresti potuto aiutare?”. Però penso che va bene così, perché come diceva Giorgio i beni materiali sono importanti, ma quelli spirituali valgono molto di più. Il Signore mi ha aiutato tanto nella vita, a me, alla mia sposa, a mio figlio, che ha vissuto un momento duro e Lui ce lo ha riportato. Per questo sono riconoscente e penso che la ricchezza mi arrivi in altri modi. Per il futuro dell’app sarà come Dio vuole, prima di prendere qualsiasi decisione compresa la possibilità di ricevere donazioni per scopi benefici, mi metto in preghiera e Dio si farà capire, è Lui che pilota la mia vita.
E se qualcuno volesse conoscere di più la figura di padre Giorgio Giorgini?
Ho scritto un libro su di lui raccogliendo le testimonianze di quelli che lo hanno conosciuto, comprese le nostre. Volevamo pubblicarlo prima del lockdown. Padre Giorgio era un esorcista, un uomo di Dio che sapeva leggerti dentro. Si sfiniva dietro al viavai di persone che gli chiedevano aiuto notte e giorno, e lui era sempre disponibile. Ora, nonostante le attuali difficoltà, stiamo cercando qualche editore interessato che lo pubblichi.