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Il Dio vero non è fermo, è in cammino!

FEET OF JESUS,

KYNA STUDIO | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 06/07/20

Abbiamo spesso un'idea statica di Dio. Nel vangelo di oggi invece lo vediamo in movimento: Gesù cammina dietro questo padre disperato. "«Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.”

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andata via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. (Mt 9,18-26)

“Giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli”. L’idea che abbiamo di Dio è un’idea molto spesso statica. Per definizione Dio non ha bisogno di nulla, quindi è fermo nelle sue posizioni, nella sua onnipotenza, nella sua onniscienza. Nel vangelo di oggi invece lo vediamo in cammino.Gesù cammina dietro questo padre disperato. È un dettaglio non di poco conto. Il Dio vero non è fermo, è in cammino. Egli è sulle stesse strade precarie che viviamo. Quando vogliamo trovare Dio non dobbiamo cercarlo al di là dei cieli, ma immediatamente dietro di noi. Ma il Vangelo di oggi non si limita a raccontarci la storia di quest’uomo, inserisce anche la vicenda di una donna: “Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell’istante la donna guarì”. Qui il miracolo è duplice: da una parte la convinzione che “il toccare” Gesù l’avrebbe guarita, e dall’altra parte gli occhi di Gesù che cercano questa donna per istaurare con lei un contatto più profondo, un contatto personale che non si limita al miracolo ma crea fra di loro una relazione, un dialogo. La fede molte volte parte dai nostri bisogni ma deve diventare una relazione. Se Dio lo pensiamo solo in funzione dei nostri bisogni allora ci perdiamo la parte più interessante di Lui. Per questo motivo anche davanti al corpo esanime della figlia di quell’uomo che lo ha cercato, Gesù non si limita a compiere un miracolo, ma a farlo instaurando un contatto diretto con lei: “Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione”. Guardarsi negli occhi, prendersi per mano, sono questi i due modi attraverso cui il Vangelo ci dice che c’è vera fede.
Matteo 9,18-26

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