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Addio al maestro Ennio Morricone

ENNIO MORRICONE

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 06/07/20

Il grande compositore che ha accompagnato con la sua musica tanti grandissimi film si è spento a 91 anni in una clinica romana

Aveva 91, ha composto quasi fino all’ultimo, Ennio Morricone romano e “romanista”, anzi lui diceva di essere “più romanista che musicista”, che per un maestro del suo calibro che ha passato tutta la vita tra le note vuol dire certamente qualcosa. Il maestro Morricone non amava stare sotto i riflettori cosa che si rispecchia anche nella scarna nota che egli stesso, di suo pugno, ha voluto scrivere per il suo necrologio, in cui – tra l’altro – non c’è alcun accenno alla musica, ma solo agli affetti di una vita, in primis l’adorata moglie.

“ENNIO MORRICONE è morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare. Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca , Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati. Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”

Una vita in musica

Morricone ha composto più di 500 melodie, spesso immortali, per il cinema e la televisione, il suo tocco da arrangiatore ha caratterizzato la musica pop italiana degli anni ’60 (tra Edoardo Vianello, Mina e tanti altri), ma la sua vera passione era la musica sinfonica. Il cinema lo ha consacrato come artista internazionale, la sua musica non era mai un mero accompagnamento, ma un pezzo fondamentale della sceneggiatura, dava ritmo e carattere ai film che musicava ed era questa la sua firma iconica.

Vince l’Oscar alla Carriera nel 2007 ma è solo nel 2016, firmando la colonna sonora del film di Quentin Tarantino (il regista è un appassionato ammiratore di Morricone), che l’artista romano vince l’ambita statuetta dopo 5 nomination. I casi della vita.




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Una fede radicata e una moglie come musa

In una intervista Morricone raccontò come nacque la sua collaborazione con i Gesuiti, e la scrittura di una Messa e le richieste di sua moglie: «Lei mi ha sempre chiesto di scrivere una Messa. Ma non l’ho mai fatto. Poi una mattina, uscendo di casa, ho incontrato padre Daniele Libanori, rettore della chiesa del Gesù che è a due passi da casa mia a Roma e che spesso frequento. Il gesuita mi ha chiesto di scrivere una partitura per celebrare i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù. Era il 2012. Mi sono preso un po’ di tempo per pensare. Nel frattempo è stato eletto Papa Francesco, il primo Pontefice gesuita. Ho detto di sì e ho pensato di dedicarla a lui. E anche a mia moglie Maria. Ecco che è nata la Missa Papae Francisci. Anno duecentesimo a Societate Restituta. Che acquista un valore ancora maggiore per me che da sempre sono credente, cresciuto in una famiglia cattolica e con questa impronta che sempre ha segnato la mia vita» (Avvenire, 10 giugno 2015).




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L’esordio con il western

In qualche modo è questo il genere che lo ha reso famoso e che lo fa ricordare nella storia del cinema, forte di quel sodalizio umano e artistico con il grandissimo Sergio Leone

Nonostante centinaia di partiture che hanno fatto epoca, è sempre il sodalizio con Sergio Leone a fare da sigla ideale al cinema di Morricone. I due si conoscono sui banchi di scuola, alle elementari, e quando il debuttante regista si rivolge a lui nel 1964 (“Per un pugno di dollari”) non sa ancora che molto del suo inatteso trionfo si deve alle invenzioni del musicista, costretto a lavorare senza orchestra e con pochi soldi, capace di trasformare un fischio, una tromba, uno sparo nella più formidabile sintesi dell’epopea western (ANSA)




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Se n’è andato un grandissimo artista e un uomo d’altri tempi, quel che sentiamo si può riassumere così:

Addio Maestro, siamo sicuri che avrà da insegnare un accordo o due anche agli angeli…

Aggiornato alle ore 13:36 del 6 luglio 2020

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