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Cos’è il peccato?

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Michelangelo | Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 02/07/20

Vuol dire mancare il bersaglio. Quale? Amare Dio e la sua Legge

Pochi di noi amano parlare del peccato, perché implica naturalmente un giudizio sul fatto che abbiamo commesso qualcosa di sbagliato. Ma significa solo questo, che abbiamo fatto qualcosa che non andava?

Cos’è un peccato?

Secondo Wayland Hoyt, in The Homiletic Review, “il significato primo e principale” del peccato è “mancare il bersaglio”.

In questo senso, il peccato significa che spesso desideriamo ciò che è positivo, ma lo perseguiamo in modo sbagliato o scegliamo qualcosa di temporaneo per soddisfare il nostro desiderio ultimo di Dio.

Questo significato etimologico, però, non fa che grattare la superficie di quello che è il peccato e di come influisce su di noi. Al di sopra di tutto, il peccato è un’offesa nei confronti dell’amore di Dio, in cui compiamo consapevolmente una scelta che respinge il Suo amore.




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Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega questo aspetto:

“Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna »” (CCC 1849).

Il peccato è un’offesa nei confronti di Dio: “Il peccato è un’offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto » (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori… Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio »” (CCC 1850).

Il peccato ha una natura più relazionale che legale. È vero che quando pecchiamo violiamo i comandamenti e siamo soggetti a certe punizioni a causa della nostra disobbedienza, ma il peccato riguarda molto più il nostro rifiuto di Dio, scegliendo le cose terrene o anche noi stessi anziché Dio. Si potrebbe descrivere come Dio che ci offre il grande dono della libertà, ma noi lo rifiutiamo e decidiamo di rimanere in schiavitù.




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Il “peccato originale” di Adamo ed Eva è il prototipo di tutto questo. È stato dato loro l’immenso dono del giardino e di tutti i suoi frutti, tranne quelli di un unico albero. Anziché accettare liberamente quel dono, hanno deciso di andare contro il progetto di Dio e hanno scelto l’unico frutto che non avrebbero dovuto avere, scambiando la libertà della cooperazione con la volontà di Dio con la schiavitù del peccato.

Il peccato ci ricorda la nostra natura umana caduta, ma la buona notizia è che con l’aiuto di Dio possiamo superare questa tendenza e scegliere liberamente l’amore divino, che ci porta alla vita eterna.

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