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USA & BLM: un cordone di rosarii per difendere la statua di san Luigi

l'apothéose de la statue de Saint-Louis du roi Louis IX de France

STLJB/Shutterstock

La statua di san Luigi a Saint-Louis nel Missouri.

Marzena Wilkanowicz-Devoud - Timothée Dhellemmes - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 30/06/20

A St. Louis, nel Missouri (Stati Uniti), si sono formati dei gruppi di cattolici per proteggere – corone del rosario alla mano – la statua di San Luigi. La loro presenza e la loro preghiera formano una protezione per mettere al riparo il monumento equestre da quanti ormai da settimane si scagliano contro le rappresentazioni pubbliche di personaggi tacciati di azioni razziste oppure “omofobe”.

Si sono dati appuntamento ogni giorno alle 18:30 davanti alla statua di san Luigi per pregare il Rosario. Nel Missouri, al centro degli Stati Uniti, gruppi di fedeli cattolici organizzano da giovedì 25 giugno una presenza permanente davanti alla statua dell’antico re di Francia a cui sarebbe stata più tardi intestata la loro città. La loro presenza e le loro preghiera sono anche un riparo da quelli che, ormai da settimane, si scagliano contro le rappresentazioni pubbliche di personaggi storici sospettati (da loro) di essersi macchiati di azioni razziste oppure “omofobe”. I cattolici di St. Louis hanno reagito visceralmente quando hanno appreso che le autorità avevano rimosso una statua di Cristoforo Colombo. Temendo che quella di San Luigi subisse la stessa sorte, cinque uomini di una parrocchia locale si sono allora mobilitati per pregare il rosario tutte le sere alle 18:30 ai piedi della statua.

https://twitter.com/gatewaypundit/status/1277025530290765824?s=20

Rapidissimamente, altri cattolici locali si sono uniti all’iniziativa, soprattutto quelli afferenti al Credo of the Catholic Laity, un’organizzazione che a St. Louis ha base. Jane Petry, una dei suoi membri, ha raccontato di aver dovuto fronteggiare degli agitatori venuti ad attaccare la statua del santo re francese e a provocare i manifestanti cattolici. Effettivamente si sono accennati tafferugli, di fronte alla statua, nel corso del fine settimana. Sabato 27 un prete della diocesi di St. Louis, padre Stephen Schumacher, è stato filmato mentre cercava di rivolgersi pacificamente alla folla inquieta: «San Luigi fu un uomo che usò la sua regalità per fare il bene del proprio popolo». Altre persone hanno poi messo mano a scope e spugne per pulire il basamento del monumento dalle scritte con cui esso era stato imbrattato.

In questo capoluogo del Missouri le tensioni tra i protettori della statua e quelli che vorrebbero abbatterla (e anzi spingersi a cambiare nome alla città) sono abbastanza forti. Umar Lee, uno degli animatori del movimento cattolico, ha dichiarato al National Catholic Register:

Questi ragazzi rappresentano l’odio, mentre noi cerchiamo di creare una città dell’amore. Noi cerchiamo di creare una città in cui Black Lives Matter. Noi cerchiamo di creare una città senza antisemitismo o islamofobia… questo non è un simbolo della nostra città nel 2020.

La statua di san Luigi era effettivamente il simbolo della città, ma solo fino a quando non è stato costruito il caratteristico Gateway Arche, un grande arco alto più di 190 metri.

Sempre di più sono del resto gli attivisti che segnalano il portato marxista, radicale e anarchico del movimento BLM, che rischia di far fallire – rendendola odiosa – una causa di per sé giusta e buona: è evidente l’appoggio politico che il movimento intende dare a Biden per le Presidenziali americane, ma – fermo restando che la società statunitense ha un problema enorme con la violenza (e che spesso le Forze dell’Ordine abusano del loro potere) – istanze radicali come lo smantellamento della polizia causeranno facilmente insicurezza nella popolazione, e nessuno può escludere che da questo clima malsano possano sbocciare violenze anche su media scala.




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Poiché amo il Sud – è la celeberrima citazione di Thomas Woodrow Wilson – mi rallegro per la sconfitta della Confederazione.

Dato che il 28esimo POTUS veniva dalla Virginia, non sono mancati quanti hanno visto in lui un traditore, soprattutto fra i sudisti nostalgici: la sua lezione, però, vale oggi a parti inverse. «Poiché amiamo gli afroamericani speriamo vivamente che il movimento BLM aggiusti il tiro o fallisca. Possibilmente senza epiloghi cruenti»: questo diremmo.

Nei giorni scorsi anche Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury, è entrato nel dibattito, dicendosi pronto ad aprire un’inchiesta sulle opere presenti nelle chiese anglicane. Desta inevitabilmente un certo stupore come il primate della Chiesa Anglicana ricordi correttamente che le immagini usate nel culto sono anzitutto e soprattutto «il ricordo dell’universalità del Dio che divenne pienamente umano»… e subito dopo annunci una “revisione” del contenuto artistico delle chiese anglicane: «Stiamo per accingergi a considerarle con la massima attenzione, valutarle nel contesto e vedere se debbano restare tutte lì».

Sono diversi gli amici amici che mi aiutano in questi giorni a tenere il polso della situazione negli USA e penso che in questo delicato frangente il mondo abbia grande bisogno della lucidità, del realismo e della profezia dei cristiani. Battiamoci il petto per i nostri peccati, piangiamoli pure amaramente come fece il Primo degli apostoli (Lc 22,62), ma poi non rinunciamo a dare agli uomini quel che possiamo e che dobbiamo (At 3,6): la liberazione dal giogo della storia e dell’esistenza che solo il nome di Gesù conferisce.

[traduzione dal francese e integrazione a cura di Giovanni Marcotullio]

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