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Santa Ildegarda vede il diavolo e lo descrive: “E’ un verme pieno di ulcere e incatenato”

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Santa Ildegarda da Bingen (1098-1179), mistica benedettina.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/06/20

Una voce dal cielo le spiegò il significato allegorico della visione. Tutto era ricondotto alle tentazioni del demonio e alla forza di Dio

E’ una delle visioni del diavolo più dettagliate e da brividi. A riportarla è Santa Ildegarda di Bingen, nominata da papa Benedetto XVI Dottore della Chiesa. La monaca benedettina medioevale, mistica, nei suoi scritti profetici descrive il tentatore come un verme, evidenzia Don Marcello Stanzione in Il diavolo, la tentazione e il peccato” (edizioni Segno).

La montagna, la luce, il verme

«Vidi in seguito una luce ardente – scrive Santa Ildegarda – così grande come un’alta montagna. Alla sommità la luce era divisa in molte lingue. Sotto di essa stava una moltitudine di uomini bianco vestiti. Davanti a loro scendeva un velo lucidissimo, come cristallo, esteso dal petto sino ai piedi. Davanti a questa moltitudine, si trovava una via, sulla quale un verme molto grande giaceva supino. Incuteva tanto orrore e pazzia che nessun uomo avrebbe potuto descriverne uno peggiore. Alla sua sinistra c’era una piazza con un mercato nella quale apparvero le ricchezze degli uomini e le delizie secolari e altre cose di generi diversi».

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Alex Malikov

Ulcere e pustole

Quel verme nero, prosegue la mistica benedettina, «era pieno di ulcere e di pustole. Aveva cinque differenti strisce che discendevano dalla testa, passavano lungo il ventre, fino ai piedi, come cinture. Una appariva verde, l’altra bianca, una terza rossa, una quarta di colore giallo e una nera. Tutte erano piene di veleno mortifero».

Mani umane e piedi di vipera

Il capo del verme «era così schiacciato che la mascella sinistra sembrava già dissolversi. I suoi occhi guardavano sanguigni verso fuori, infuocati verso dentro. Gli orecchi erano tondi ed ispidi. Il naso e la bocca erano simili alle narici e alla bocca di una vipera. Le mani erano simili alle mani d’uomo, ma i piedi apparivano come piedi di vipera. Il verme aveva una coda corta e orribile».

Sul collo «gli era stata posta una catena, che teneva legate le sue mani e i suoi piedi».

Le fiamme

Dalla sua bocca molte fiamme, uscendo, si divisero in quattro parti. «Una prima parte – sottolinea Santa Ildegarda – saliva fino alle nubi, l’altra si dirigeva verso gli uomini laici, la terza tendeva verso gli uomini spirituali, l’ultima discendeva negli abissi. La prima fiamma che si dirigeva verso le nubi, lottava contro quegli uomini che desideravano andare nei cieli».

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Gli uomini splendenti di luce

A quel punto la visione iniziò a cambiare. «Vidi dall’estremità del ventre del verme scaturire, simile a turbine, una immondezza di feto, cosa che produceva un grande trambusto tra gli uomini. Uscì da lui una grandissima puzza, un pessimo fetore, che uccise molti uomini con la sua perversità. Ed ecco venire una grande moltitudine di uomini splendenti di luce, che schiacciava con i piedi e con forza il verme. Lo torturava, profondamente».

Il significato della montagna

A quel punto la santa sentì una voce dal cielo che le spiegava il significato della visione.

«L’ardente luce – dice questa voce – che si eleva di tanta grandezza, come un’alta montagna divisa nella sommità in molte lingue», è «la giustizia di Dio che arde come fuoco nella fede dei credenti. Nella forza della divina potenza essa mostra la grandezza della santità e l’altezza della gloria, e nella stessa gloria ardono mirabilmente i doni dello Spirito Santo».

«La grande moltitudine di uomini bianco vestiti che sta davanti a questa luce – continua la voce – cammina alla presenza della giustizia di Dio. È una coorte di uomini splendenti di fede, disposti bene e con onore per le loro opere buone».

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Le tentazioni del diavolo

Il serpente, «grande nella malizia e lungo nell’insidia», apre la bocca verso l’alto «per far cadere, attraverso il suo inganno, quelli che tendono verso le cose celesti. Ma giace anche a terra, perché, per mezzo del Figlio di Dio, le sue forze sono abbattute, per cui non riesce a stare dritto su se stesso».

E sempre quella voce le fa notare che il verme «è pieno di piaghe delle immondizie e di pustole delle caverne del furore. Ha su di sé anche cinque strisce che scendono dalla testa, attraversano il suo ventre fino ai piedi come una cintura. Ciò significa che il diavolo, dal primo inganno (del paradiso) fino all’ultimo suo giorno, quando avrà fine il suo pazzo e turbolento agire, cerca di riempire i cinque sensi degli uomini con diverse passioni e vizi».

Simulando la menzognera rettitudine, «trascina gli uomini verso il piegarsi alle sue arti immonde».

Superbia e Incarnazione

Ma il capo del verme è così schiacciato che anche la mascella sinistra sembra dissolversi, «cioè significa che la sua superbia fu rintuzzata nell’incarnazione del Figlio di Dio, che l’avversità della morte divenne impotente ed egli non riesce qui ad esercitare la forza della sua amarezza».

La catena: il trionfo di Dio

Le mani somigliano a quelle dell’uomo, «perché esercita le macchinazioni delle sue arti nelle opere degli uomini». I piedi, invece, somigliano a quella di una vipera, «perché non smette di lacerare diabolicamente gli uomini nel loro cammino. La coda sembra corta ed orribile, perché il suo potere è di poco valore».

Al collo del verme è stata posta una catena, che gli lega mani e piedi. «Ciò vuol dire che la forza del diavolo è stata annientata dall’onnipotenza di Dio».

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