Scrivo queste righe sulla base della constatazione della nostra insufficienza di fronte al peccato, della nostra fragilità e dei nostri limiti. Del fatto che se non avessimo l’ausilio della grazia lotteremmo invano, perché il nemico è fiero, e la battaglia quotidiana.
Per illuminare questa cruda realtà, voglio avvalermi delle luci soprannaturali che getta sul nostro spirito il libro ispirato del Siracide, nella speranza che possa dare luce a tutti quei lettori che, abbracciando il cammino della vita cristiana, affrontano il proprio peccato, col pericolo, a volte, di perdere la speranza.
È proprio questo che non dobbiamo mai permettere, perché è quello che più desidera il nostro nemico, il Diavolo, che dopo che siamo caduti nel peccato vuole che crediamo che per noi non ci sia più alcuna possibilità. Le riflessioni che espongo di seguito sono ispirate alla versione biblica di monsignor Juan Straubinger.
1. Il Siracide, un trattato per la felicità
Il libro del Siracide è fonte di saggezza, che ci insegna il cammino per trovare la felicità essendo ogni giorno più amici di Dio. La felicità per il cristiano è la via della santità. Questo libro dell’Antico Testamento non è un trattato sistematico, come può essere un libro filosofico di insegnamento etico, ma un’ispirazione dello Spirito, che in base a una pedagogia soprannaturale ci insegna, come ci segnala San Paolo, lo spirito e la virtù di Dio (1 Corinzi 2, 4).
Il testo termina con una preghiera e una splendida esortazione perché tutti viviamo la saggezza che Dio ci offre gratuitamente, per saziare la nostra fame interiore. Come direbbe Sant’Agostino, “ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.