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Covid-19, la coppia cinese curata allo Spallanzani dona 40mila dollari alla ricerca

CHINESE COUPLE

Di Glowonconcept|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 19/06/20

Sono stati il primo caso, doppio, di infezione rilevata sul nostro territorio nazionale. Ora che sono guariti vogliono sostenere i ricercatori nella lotta contro questo virus.

La coppia cinese, primo caso di contagio in Italia, ricoverata e curata all’Inmi Spallanzani di Roma è stata dimessa a metà marzo scorso, ha donato allo stesso istituto specializzato in malattie infettive 40 mila dollari destinati alla ricerca sul coronavirus.

“La scelta di fare una donazione a favore dell’Istituto Spallanzani è un atto di grande generosità e di riconoscenza. C’è un proverbio cinese che recita: ‘Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita’. Ecco il viaggio e la vicenda della coppia di Wuhan curata all’Istituto Spallanzani, che è un’eccellenza del nostro sistema sanitario regionale riconosciuta in tutto il mondo, e che sono stati il primo caso di positività in Italia, rimarrà impressa nella loro e nella nostra memoria. Voglio dunque rivolgere loro un ringraziamento e un invito a fare ritorno a Roma”, scrive in una nota l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

Quando il loro caso è salito agli onori di una cronaca che si è fatta via via più concitata e tesa non pensavamo che saremmo passati attraverso tutto quello che, in parte ma non definitivamente, ci siamo lasciati alle spalle. Erano “solo” due turisti cinesi colpiti da un virus che volevamo restasse faccenda esotica, meritevole di una compassione, quella sì, a debita distanza.


Spallanzani coronavirus

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Invece ci ha attraversati da nord a sud, più al nord ahinoi, ed è diventato un fenomeno talmente grande da pretendere che ora si ragioni in un prima e in un dopo di esso.

In questo barcollante tempo post-Covid, dunque, la notizia della loro donazione arriva fresca come lo è di solito la gratitudine sincera: sono stati curati con grande competenza e umanità, sono guariti entrambi e ora, restituiti ad una accettabile normalità sono “tornati indietro” per dire grazie.

Marito e moglie rispettivamente di 66 e 67 anni, provenivano dalla provincia di Wuhan ed era arrivati lo scorso 23 gennaio all’aeroporto di Milano Malpensa. Insieme a tutta la loro comitiva si erano spostati per un tour nelle province italiane che aveva toccato varie destinazioni del nord Italia. E avrebbero dovuto proseguire per il sud Italia. Il primo ad accusare i sintomi era stato il marito, mentre la donna, positiva ma asintomatica, ha sviluppato la malattia nei giorni successivi. (Ibidem)

Ora l’emergenza dal piano strettamente sanitario è scivolata come una rovinosa slavina su quello economico e sociale e pesa con i suoi detriti e il fango sul vero motore di ogni economia sana e prospera: la fiducia e la gratuità. Altro che domanda e offerta, altro che fredde dinamiche sganciate dal vissuto delle persone reali; siamo creature sociali e “oblative” in ogni nostra fibra. Ringraziare, donare, sacrificarsi è ciò che ci viene più facile, e ci fa sentire umani, una volta messo al tappeto l’ego sempre pronto ad assestare un gancio.

Questa notizia è bella sotto diversi aspetti, compreso quello del fare memoria. Mi piacerebbe sapere da loro direttamente quali sono le motivazioni più profonde che li hanno animati in questo gesto. Altrimenti ci basti il fatto, nella sua semplicità.


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