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Pregare è come respirare, ci mantiene in vita!

UNDERWATER CHILD,

Denis Moskvinov | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/06/20

Nella preghiera c’è la consapevolezza di fondo che senza Dio non possiamo fare nulla.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente, In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». (Mt 6,1-6.16-18)

Elemosina, preghiera e digiuno erano le pratiche religiose basilari ai tempi di Gesù. Lo dovrebbero essere ancora oggi perché dietro ad ognuna di queste pratiche, c’è una radice che riguarda l’uomo di ogni tempo. Ad esempio nell’elemosina c’è la lotta a uscire dal proprio egoismo per aprirsi e accorgersi dell’altro. Nella preghiera c’è la consapevolezza di fondo che senza Dio non possiamo fare nulla, e pregare è un po’ come respirare, ci mantiene in vita. Infine il digiuno è smettere di vivere ripiegati sui nostri bisogni per accorgerci invece che Dio ci parla anche nella nostra fame e nella nostra sete, facendo risuonare una voce che ci dice “tu sei di più della tua pancia, della tua sensualità, dei tuoi bisogni”. Ma la tentazione è sempre la stessa: fare elemosina, pregare e digiunare solo per essere ammirati dagli altri. In questo modo la religione è solo una grande gara ad essere i primi della classe, a trovare una modalità per sentirsi soddisfatti, appagati. Ecco perché Gesù pone un rimedio efficace mettendoci in guardia dall’apparire: “Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. (…) Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. (…) E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa”. Bisogna rinunciare alla ricompensa di essere ammirati, soddisfatti, premiati per quello che facciamo perché abbiamo compreso che “il segreto” della vita spirituale non è nascondersi ma ritrovare un’autenticità che non dipende più dall’audience di chi ci sta intorno. Così dall’apparire torniamo all’essere.
Matteo 6,1-6
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