Mi spaventa questa nuova normalità di cui parlano. Questa normalità così piena di divieti e impedimenti. Sarà una vita castrata quella che mi viene offerta? Dipende da me.
Mi fa paura muovermi tra segnali di traffico che indicano limiti invalicabili, che sottolineano le mancate possibilità che ho davanti e le vie che non posso percorrere.
Non mi perdo d’animo, né perdo la speranza. Mi è chiaro che sta a me cambiare il mondo, cambiare i venti, disporre nuove strade prima impossibili e far sì che le correnti del mare cambino direzione.
Sta al mio cuore che si può aprire se dice di sì ai nuovi desideri di Dio per la mia vita.
Sarà possibile vivere senza paura quando posso perdere tanto? Posso perdere più di quello che ho già perso. Posso guadagnare più di quello che ho mai guadagnato. L’atteggiamento dell’anima cambia tutto.
Giorni fa ascoltavo una canzone di Fito Páez:
“Vengo a offrire il mio cuore. Come un documento inalterabile. Non sarà semplice come pensavo, come aprire il petto e tirar fuori l’anima. Una coltellata dell’amore. E ti darò tutto e mi darai qualcosa, qualcosa che mi animi un po’ di più. Quando non c’è nessuno vicino o lontano, vengo a offrire il mio cuore”.
Ciò che conta è donare la vita, il cuore.
A chi dono l’anima, la vita, il cuore? A qualcuno che non mi ferisce, non mi uccide e non mi lascia solo.
Quello che offro e a chi lo offro è importante. Guardo Dio in questo periodo incerto. Gli offro il mio cuore. Come Maria quando ha aperto la sua anima davanti all’Angelo di Dio. Un “Fiat” che mi spezza dentro.
Vengo a offrire l’anima, aprendo il petto, e lasciando che Dio nel suo Spirito entri in me.