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7 virtù fondamentali per il cattolico: le 3 teologali e le 4 cardinali

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Aleteia - pubblicato il 17/06/20
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Le virtù sono decisioni stabili di praticare il bene perfezionate dall’abitudine. Possono essere umane o teologaliLe virtù sono decisioni stabili di praticare il bene che si perfezionano con l’abitudine. Possono essere umane o teologali: le virtù umane vengono acquisite mediante l’apprendimento e la pratica, le virtù teologali sono il risultato della presenza in noi dello Spirito Santo, che agisce sulle nostre facoltà e supplisce alle nostre fragilità.

Le 3 virtù teologali

CNOTY TEOLOGALNE, WIARA NADZIEJA MIŁOŚĆ

Wikipedia | Domena publiczna

“Teologale” si riferisce a ciò che ha che vedere con Dio. Le virtù della Fede, della Speranza e della Carità sono teologali perché è Dio stesso che ce le concede, invitandoci a praticarle in modo sempre più perfetto.

1 – Fede

La fede teologale ci porta a credere nel Dio Uno e Trino, che è Padre Creatore, Figlio Salvatore e Spirito Santo Santificatore. Solo mediante la fede possiamo conoscere la Verità del Dio Altissimo, rivelata nelle Sacre Scritture. È un dono. La fede teologale è molto più sicura della fiducia naturale che abbiamo ad esempio nelle persone. Mediante il dono della fede, crediamo nella Rivelazione divina manifestataci nel percorso della creazione e dell’umanità: dai profeti, dal Figlio di Dio che è la Parola Eterna, dalla testimonianza degli apostoli, dal magistero affidato alla Chiesa.

2 – Speranza

La speranza teologale è la virtù attraverso la quale speriamo fortemente in Dio e in tutto ciò che Egli ha in serbo di meraviglioso per noi, sia su questa Terra che nell’eternità che Egli pone alla nostra portata rispettando il nostro libero arbitrio di accettarla o rifiutarla. La speranza teologale ci aiuta ad affrontare e a vincere gli ostacoli, sapendo che Dio è dalla nostra parte. Maria è un esempio perfetto di speranza teologale contro ogni speranza meramente umana, perché ha mantenuto la piena e salda certezza che nonostante la sofferenza, i silenzi, la croce e la morte, Dio non delude mai. Ha sperato in Dio e non è rimasta delusa.

3 – Carità o Amore teologale

La carità, come virtù teologale, non è semplice beneficenza o filantropia, ma la pienezza dell’amore, perché è la nostra partecipazione all’Amore di Dio, che è Amore puro. Dio è Amore e ci invita a partecipare a Lui mediante la virtù teologale della carità, attraverso la quale Lo amiamo al di sopra di tutto e amiamo il nostro prossimo come noi stessi, disposti anche a dare la vita per amore.

Le 4 virtù cardinali

FOUR CARDINAL VIRTUES

Sharon Mollerus | CC BY 2.0

Cardo” in latino significa “asse”. Da questo deriva il termine che descrive le virtù umane della Prudenza, della Giustizia, della Fortezza e della Temperanza: sono chiamate virtù cardinali perché sono i cardini della vita virtuosa.

1 – Prudenza

La prudenza è la virtù del saper scegliere. Non si tratta di scegliere tra cose futili: la prudenza ci aiuta a scegliere i mezzi adeguati per fare il bene e vincere il male. Questa scelta cruciale dev’essere fatta innumerevoli volte nel corso della vita, e in mezzo a ogni tipo di circostanze. È della prudenza che ci parla Gesù quando ci dice “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10, 16).

Possiamo peccare contro la prudenza in due modi:

Per mancanza: l’imprudenza può derivare dall’essere precipitosi, quando agiamo senza riflettere, o dalla trascuratezza, quando riflettiamo ma anche così agiamo male.

Per eccesso: si tratta dell’astuzia maliziosa, quando ci mettiamo sulla difensiva per nascondere un male che abbiamo fatto, in genere in relazione ad atteggiamenti non virtuosi nei confronti della vita materiale.

2 – Giustizia

È la virtù che ci porta a dare a ciascuno ciò che gli è dovuto, compresi noi stessi e Dio. Per giustizia, quando compriamo qualcosa paghiamo il suo valore; quando prendiamo qualcosa in prestito ci assumiamo il dovere di restituire; quando contraiamo un obbligo ci impegniamo a rispettarlo. Quando si pecca contro la giustizia, il pentimento e la Confessione non bastano: il danno contro la persona che abbiamo danneggiato va riparato.

Dal punto di vista religioso, la giustizia è essenzialmente legata alla santità, e si manifesta nel rispetto dei comandamenti, nella lotta per mantenere l’anima unita alla Santissima Trinità mediante la grazia santificante e nella fedeltà ai doveri del proprio stato: laico, sacerdotale, matrimoniale.

Nell’ordine delle beatitudini, la giustizia è seguita dalla misericordia, perché il Cuore amorevole del Padre ci ispira non solo a dare ciò che è dovuto, ma anche ad andare al di là dell’obbligo, e con sforzo cristiano a comprendere i difetti di chi ci circonda, a perdonare settanta volte sette (sempre), ad aiutare perché i difetti siano superati e soprattutto ad amare tutti, anche chi si presenta pieno di difetti e perfino chi ci fa del male. È quello che recitiamo nel Padre Nostro: “… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

3 – Fortezza

È la virtù che ci dota di sicurezza in tutto ciò che facciamo, soprattutto nelle difficoltà e nelle contrarietà, aiutandoci a vincere la paura. Ci dà sostegno e costanza nella ricerca del bene, firmando in noi la risoluzione a resistere alle tentazioni e a superare gli ostacoli nella vita morale (Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1808).

La fortezza non è solo una virtù da eroi: è in ogni scelta che compiamo nella nostra vita quotidiana. Nell’udienza generale del 15 novembre 1978, San Giovanni Paolo II ha affermato:

“Secondo la dottrina di San Tommaso, la virtù della fortezza s’incontra nell’uomo, che è pronto ‘aggredi pericula’, cioè ad affrontare il pericolo; che è pronto ‘sustinere mala’, cioè a sopportare le avversità per una giusta causa, per la verità, per la giustizia, ecc. La virtù della fortezza richiede sempre un certo superamento della debolezza umana e soprattutto della paura. L’uomo infatti, per natura, teme spontaneamente il pericolo, i dispiaceri, le sofferenze. Perciò bisogna cercare gli uomini coraggiosi non soltanto sui campi di battaglia, ma anche nelle corsie di un ospedale o sul letto del dolore. Tali uomini si potevano incontrare spesso nei campi di concentramento e nei luoghi di deportazione. Erano degli autentici eroi”.

4 – Temperanza

È la virtù morale che modera l’attrazione per i piaceri e cerca l’equilibrio nell’utilizzo dei beni creati, come spiega bene il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. n. 1809). È il “freddo dell’anima” che ci fa usare con moderazione i beni temporali: cibo, bevande, sonno, divertimento, sesso, comfort… La temperanza ci insegna che per l’uso di ogni bene esistono un tempo giusto, un contesto proprio e una quantità adeguata.

Chi possiede questa virtù ha il dominio della volontà sugli istinti: i suoi desideri non superano i limiti dell’onestà. È chiamata anche “moderazione” o “sobrietà”, come in Tito 2, 12, dove San Paolo dice che dobbiamo “vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo”.

Durante un incontro con i giovani nella basilica vaticana, San Giovanni Paolo II ha detto della temperanza:

“L’uomo temperante è colui che è padrone di se stesso; colui nel quale le passioni non prendono il sopravvento sulla ragione, sulla volontà, e anche sul cuore. Comprendiamo pertanto come la virtù della temperanza sia indispensabile perché l’uomo sia pienamente uomo, perché il giovane sia autenticamente giovane. Il triste e avvilente spettacolo di un alcolizzato o di un drogato ci fa capire chiaramente come “essere uomo” significa, prima di ogni altra cosa, rispettare la propria dignità, cioè farsi guidare dalla virtù della temperanza. Dominare se stessi, le proprie passioni, la sensualità, non significa per nulla diventare insensibili o indifferenti; la temperanza di cui parliamo è una virtù cristiana, che noi impariamo dall’insegnamento e dall’esempio di Gesù, e non dalla cosiddetta morale ‘stoica’”.