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La “lezione di stile” di Gesù che un cristiano non deve dimenticare

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Pixabay.com/Public Domain/ © aitoff

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 15/06/20

Essere cristiani comporta anche uno stile che spesso dimentichiamo di dover avere. La violenza, anche solo quella verbale, non dovrebbe mai caratterizzare la vita di un credente.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle». (Mt 5,38-42)

Quanto è esigente la pagina del vangelo di oggi. Essa rappresenta il superamento della legge del taglione: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due”. La cosa però che colpisce di più di questo discorso fatto da Gesù nella versione di Matteo, è la precisazione sullo schiaffo alla guancia destra. Gesù nel vangelo di Matteo non parla semplicemente di uno schiaffo, ma di uno schiaffo alla guancia destra. In realtà, a ben rifletterci, solo un manrovescio può percuotere la guancia destra. E questo tipo di schiaffi erano tipici, ai tempi di Gesù, dei padroni quando colpivano gli schiavi, o dei soldati romani quando percuotevano un ebreo. Letto in questo modo, lo schiaffo non è più semplicemente una violenza, ma una violenza accompagnata dal disprezzo, dal senso di superiorità di chi percuote. Inevitabilmente questo tipo di esperienza, fa nascere una grande rabbia, un senso di rivalsa, e un’infinita voglia di rispondere a tono. Gesù chiede invece di non farlo, di disarmare la violenza con la non violenza. Di mostrare una differenza sostanziale. Anche Lui durante il processo farsa che lo portò alla condanna a morte venne picchiato da un soldato. A quella violenza Gesù rispose con una frase disarmante: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,23). Oserei dire che Gesù dà una lezione di stile che noi cristiani non dovremmo mai dimenticare. Infatti essere cristiani comporta anche uno stile che delle volte dimentichiamo di dover avere. La violenza in generale, ma anche solo quella verbale non dovrebbe mai caratterizzare un cristiano. Bisogna dire fermamente una cosa vera, ma mai dirla o affermarla con la violenza. Sarebbe una sconfitta per ciò che si vuol difendere.
Matteo 5,38-42

#dalvangelodioggi

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA DON LUIGI MARIA EPICOCO

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