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La guarigione di Mayline, il miracolo attribuito a Pauline Jaricot

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OPM FRANCE

Écoutant la prière fervente de ceux qui l’imploraient, Pauline Jaricot a intercèdé auprès de Dieu pour guérir la petite Mayline, 3 ans.

Agnès Pinard Legry - Sixtine Waché - pubblicato il 09/06/20

Nel 2012 Mayline, che all’epoca aveva tre anni e mezzo, soffocava mangiando una salsiccia. La diagnosi dei medici accorsi era disperante – annunciarono infatti ai genitori il decesso – la bambina guarì in modo sorprendente e recuperò progressivamente tutte le sue facoltà. La Chiesa ha riconosciuto che questo miracolo si può attribuire all’intercessione della venerabile Pauline Jaricot e che si apriva così la via alla sua beatificazione, e con l’occasione il padre di Mayline torna per noi su quest’evento che gli ha cambiato la vita.

«È stato il dolore più violento che mia moglie Nathalie e io abbiamo mai provato: è come se ci avessero vuotati dal di dentro e più nulla avesse senso o sapore». Di quel periodo Emmanuel – il padre di Mayline, la bambina la cui guarigione è stata attribuita all’intercessione di Pauline Jaricot – si ricorda ancora con forte emozione. Eravamo nel maggio 2012. All’età di soli 3 anni e mezzo, la piccola Mayline era vittima di soffocamento. Un boccone le era andato di traverso ostruendo la sua trachea e la bambina soffocò: «Il suo cuore si è fermato nelle mie braccia», si ricorda il padre Emmanuel.


PAULINE-MARIE JARICOT

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I soccorsi giunsero e si tentarono massaggio cardiaco e rianimazione: lungo la strada si susseguirono gli arresti cardiaci e poi in ospedale giunse la diagnosi di “Glasgow 3”. «Ci hanno detto che lo stato neurologico era irreversibile e il decesso imminente», ha detto il padre. Nei giorni successivi, gli incontri coi medici si susseguirono ma il verdetto pareva ineluttabile: la situazione in cui si trovava Mayline era senza speranza.

Dopo averle fatto una TAC i medici ci hanno detto che avrebbe avuto pochi istanti o poche settimane di vita.

Mayline apriva gli occhi, nei giorni che seguirono l’incidente, «ma ci rendevamo conto che non era più lì, era come se qualcuno avesse spento la luce: con mia moglie ci siamo guardati e…»


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Non ci sono parole abbastanza forti per descrivere quel sentimento «di essere svuotati di tutto, di non sentire più nulla», riprende il padre di famiglia. In quel momento, cioè una quindicina di giorni dopo l’incidente, i genitori della scuola di Mayline decisero di recitare con mons. Barbarin una novena alla venerabile Pauline Jaricot: la diocesi di Lione, che alla venerabile aveva dato i natali, celebrava appunto il 150esimo anniversario dalla nascita di questa donna che ha fatto conoscere ai suoi contemporanei l’importanza della missione della Chiesa nel mondo. La novena terminò il 23 giugno. In quel momento, Mayline era in coma, con ventilazione e alimentazione artificiali,

con un trattamento di stimolazione cardiaca che aveva portato a un’embolia polmonare e forti convulsioni non appena si sospendevano i trattamenti.

I medici si pronunciarono allora per l’arresto delle cure, mentre i genitori della bambina desideravano che Mayline continuasse ad essere alimentata artificialmente.

All’inizio di luglio, Mayline fu trasferita a Nizza. Suo padre, ristoratore, aveva appena cambiato lavoro, e tutta la famiglia lo seguì. Prima di essere trasferita, la bambina ricevette l’Unzione degli Infermi «perché possa essere accolta meglio possibile da Dio», ha detto suo padre in un sospiro. Benché fosse in stato vegetativo e con una forte degradazione dello stato cerebrale, la bambina sopportò il viaggio. Una volta a Nizza, quando la rividero i genitori ebbero l’impressione che qualcosa fosse cambiato. Emmanuel ci racconta:

Dopo quel che ci avevano detto i medici stavamo pensando a dove avremmo sepolto Mayline, ma rivedendola all’ospedale di Nizza avemmo l’impressione che ci fosse qualcosa di differente, come se stesse riprendendo vita.

I medici di Nizza spiegarono ai genitori che in effetti c’era qualche cambiamento, ma restarono pessimisti quanto alla prognosi e preconizzarono per la bambina una vita in stato paucirelazionale. Solo che, una settimana dopo l’altra, la bimba

riprese vita del tutto, finalmente. Oggi scoppia di salute, con grande sorpresa del corpo medico. I medici non si sono mai saputi spiegare che cosa sia accaduto, non ci hanno indicato soglie né limiti di progressi.

Alla fine del 2012, Mayline uscì finalmente dall’ospedale, intorno alle feste natalizie. Emmanuel si ricorda ancora con precisione di aver incrociato qualche giorno dopo il medico che aveva in cura Mayline in ospedale:

Era il 22 dicembre, stavamo facendo le spese di Natale. Ero con Mayline per strada quando ci siamo incrociati. Ci siamo salutati e, guardando Mayline, gli ho chiesto di spiegarmi perché non capivo: mi avevano detto che sarebbe morta, che avrebbe solo potuto aprire gli occhi, che non aveva percezione di quel che la circondava… Ed eccola lì come ogni bambina della sua età!

Il medico allora rispose:

S’immagini di essere in automobile sull’autostrada e che il motore si fermi perché ha finito la benzina. Impossibile andare avanti, no? Ecco, questo era Mayline… solo che la vettura è ripartita.

L’inchiesta sulla guarigione

I suoi genitori si convinsero che la guarigione di Mayline fosse dovuta all’intercessione della venerabile Pauline Jaricot:

Ogni giorno prego Dio, Maria e Pauline Jaricot: non chiedo più niente, nelle mie preghiere, ringrazio e rendo grazie.

La sua formidabile testimonianza venne allora esaminata nel corso di un’inchiesta diocesana, nel 2019, prima di essere trasmessa alla Congregazione per le Cause dei Santi. La sua commissione medica ha valutato la guarigione come un fatto inspiegabile, mentre la commissione teologica ha certificato da parte sua l’intervento della venerabile Pauline Jaricot.

L’intervento di colei che aiutò a far conoscere e a diffondere la missione della Chiesa nel mondo è un vero segno che i suoi atti sono sempre benefici, anche dopo la morte. Questo miracolo, inspiegabile agli occhi degli uomini, è chiaro a quelli di Dio come pure a quelli di chi crede. Pauline Jaricot manifesta ancora una volta al mondo – stavolta nel XXI secolo – che la Chiesa ha anzitutto bisogno di fedeli battezzati, di discepoli-missionari, forti della loro fede e della meravigliosa speranza che ripongono in Dio.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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