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L’importanza di perdonare se stessi

ANOREKSJA

Creativa Images | Shutterstock

Orfa Astorga - pubblicato il 09/06/20

Condividiamo questa storia con il permesso della protagonista per aiutare altre persone grazie alla sua esperienza

Nel consultorio di Aleteia, Rebeca ha interrotto il suo discorso per scoppiare in singhiozzi. Poi si è ripresa e mi ha detto:

“Come le dicevo, sono sposata da cinque anni con un brav’uomo che amo sinceramente, e tuttavia non riesco a dimenticare il mio primo marito, morto in un incidente dopo due anni di matrimonio. Lo ricordo e lo sogno spesso, tanto che dentro di me sono arrivata a considerarla una forma di infedeltà”.

“Cosa ricorda di più di suo marito scomparso?”

“La tenerezza, la delicatezza, la generosità e la comprensione nei miei confronti”, ha risposto elencando tutti gli aspetti più belli del comportamento umano amorevole.

“Lo dice come se ci fosse qualche altra cosa di triste nei suoi ricordi”, ho commentato con delicatezza.

“Sì, all’epoca avevo 25 anni, e pur essendo innamorata avevo condotte decisamente tossiche per le quali non sono stata capace di renderlo felice come meritava. Me ne rendo conto ora che sono passati degli anni. Mi sento molto fortunata per il fatto di essermi sposata con un altro brav’uomo. Per questo vorrei sinceramente riuscire ad essere migliore in amore e lasciar andare il passato”.

“La capisco, succede quando nella tappa del lutto qualcuno di questi sentimenti non guarisce e diventa cronico”, ho risposto. “Cosa le fa più male? Il bel ricordo di quei sentimenti di suo marito defunto o l’amore giusto e dovuto a cui non ha saputo corrispondere?”

“Entrambe le cose”.

“I ricordi sono ricordi, e quando fanno male il modo migliore di tollerarli è forse purificare il cuore attraverso l’umiltà, di modo che smettano di essere rimorsi, come nel suo caso”.

“Umiltà?”

“Sì. Serve umiltà per imparare a perdonare se stessi, ammettendo sia le cose positive che quelle negative della propria vita, e affrontare il presente sulla base di quella realtà. Significa che essendo impossibile cambiare il passato fa bene a ricordare le sue colpe, ma deve farlo confidando nella misericordia del Dio della sua fede, per sentirsi perdonata.

Poi, sentendosi perdonata, dovrà riconoscere che lei non è più la stessa persona, che è maturata, e per questo i ricordi fanno male. Che se all’epoca avesse avuto la maturità che ha raggiunto ora la sua condotta sarebbe stata diversa. Per cui la Rebeca perdonata da Dio deve imparare a perdonare la Rebeca di allora.

Questo principio di umanità si applica alla vita delle persone che hanno subìto delle perdite di separazione per morte o rotture difficili. Per quanto si possa aver agito male, non si perde mai il diritto di ricostruirsi una vita.

Nel suo caso, il passo successivo da compiere è dare al suo attuale marito ciò che gli spetta, che è lo stesso che lei ha ricevuto dal suo defunto marito: tenerezza, delicatezza, generosità e comprensione.

Serve innanzitutto buona volontà, per ricominciare ogni giorno sforzandosi di essere un po’ migliore, perché esiste certamente una ‘perfezione nell’amore’ che tutti possiamo raggiungere, e consiste nella volontà di amare sempre più e meglio nonostante i nostri difetti e i nostri limiti.

In questo modo, il ricordo del suo primo matrimonio potrà benissimo accompagnarla per tutta la vita, ma sarà un ricordo che la purificherà e non influirà sulla libertà dei suoi sentimenti, il che le permetterà di sviluppare la sua capacità di amare e di essere felice”.

Rebeca è riuscita a superare le tappe del suo lutto senza perdere la pace, e con la certezza che sforzandosi di vivere la perfezione del suo amore le ferite si sarebbero finalmente rimarginate.

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