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Un padre in bancarotta per la pandemia

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Shutterstock | MikeDotta

Mercedes Honrubia García de la Noceda - pubblicato il 08/06/20

L'affetto è fondamentale per una buona convivenza familiare, e un “bene di prima necessità” per chi sta soffrendo per la situazione complicata provocata dal Covid-19

Giorni fa María, una signora con cui lavoro da qualche mese, mi ha detto:

“Questo periodo di isolamento è stato duro sotto molti aspetti: José, mio marito, è un lavoratore autonomo ed è rimasto senza impiego, passando dall’andare al 200% allo 0% . Come conseguenza è sprofondato in una profonda tristezza, non ci parlava, dormiva male, sembrava come assente in casa…

I miei figli adolescenti non capivano nulla, vedevano il padre taciturno, che non comunicava. Si rifugiavano nello studio e nelle videochiamate. Non volevano quasi uscire dalle loro stanze. Mi sentivo frustrata, telelavoravo, telecucinavo e avevo un umore che non sopportavo neanch’io.

Nonostante questo, di fronte a tutti i drammi collegati alla malattia di cui venivamo a conoscenza da amici e conoscenti ci rendevamo conto di essere fortunati, di avere la cosa più importante: la salute e noi stessi, la nostra famiglia.

Un giorno i miei figli ed io ci siamo proposti di dare una svolta al nostro fine settimana. Abbiamo deciso che per poter dare un tocco di colore al nostro isolamento avremmo preparato una cena tematica, ovviamente in casa.

I nostri figli hanno progettato il menù, ogni piatto era di un Paese, e una volta che avessimo saputo quali Paesi erano i protagonisti della cena ciascuno si sarebbe vestito come in quello in questione, e tutti i piatti sarebbero stati quindi allietati dagli abiti tipici.

Abbiamo deciso che dopo l’applauso delle 20.00 ciascuno sarebbe andato a vestirsi, e così alle 21.00 eravamo pronti ed è iniziata la nostra avventura.

Mio marito, che una volta era molto attraente ma col passar degli anni si era trascurato un po’, si è vestito da francese chic, per adattarsi all’aperitivo a base di formaggi preparato dai ragazzi.

Loro si sono vestiti in base agli altri piatti che avevano progettato: uno da chef francese, un altro da messicano e altri da abitanti di Córdoba.

L’insieme di vestiti e di piatti ha fatto sì che dopo molto tempo tutta la famiglia scoppiasse a ridere e si godesse una serata stupenda durata fino a notte inoltrata, in cui abbiamo finito per fare dei giochi molto divertenti progettati dai ragazzi e adatti a temi di attualità”.

Un grande insegnamento

L’esperienza raccontata da María ci mostra come pensare all’altro, prendersi cura dell’aspetto personale per se stessi e per gli altri e far divertire gli altri con piccoli dettagli siano le chiavi di una buona convivenza in famiglia.

Questa famiglia non vive una situazione facile. L’isolamento sarebbe potuto finire molto male per tutti loro. Questa iniziativa, però, ha fatto sì che l’ambiente familiare cambiasse completamente. Con quella cena tutti hanno verificato come mettendo amore dove ci sono angoscia, scoraggiamento e tristezza la famiglia esca rafforzata.

L’effetto è fondamentale per una buona convivenza familiare, ed è un “bene di prima necessità” per chi sta soffrendo nella situazione complicata provocata da questa pandemia.

María e José ricordano quella cena a tema come il momento che ha permesso loro di sapere che se uno sta bene può far star bene anche gli altri. È stato un momento splendido per riflettere e guardarsi dentro.

A volte possiamo essere prigionieri delle nostre paure, delle nostre incertezze, delle nostre angosce, ma quando la famiglia è una squadra, è una squadra di élite in cui tutti si uniscono. E anche se ciascuno ha i suoi tempi, pensare agli altri e cercare di apportare il proprio granello di sabbia a quella convivenza fa sì che le difficoltà, se condivise, siano meno pesanti da sopportare.

Condivido la storia di María perché mi sembra qualcosa che è potuto accadere a tutti, e in cui la semplicità nell’affrontare i problemi, l’ingegno per uscire dalla routine e soprattutto l’affetto hanno fatto sì che questa famiglia continui a camminare insieme nonostante le difficoltà e i dispiaceri.

José non è ancora potuto tornare a lavorare, con tutto ciò che comporta a livello economico e di frustrazione personale. Bisogna accettare la realtà che abbiamo davanti. Ha anche visto, però, che è nella sua famiglia che può rifugiarsi davvero, perché è lì che viene amato non per quello che ha, ma per quello che è: José, l’uomo, il marito, il padre.

Anche María si è rilassata un po’, e ora è José ad essere più vivace – cucina, si occupa della logistica familiare e inizia a “riciclarsi” leggendo e studiando per adattarsi a quello che potrebbe portare il futuro.

Sono convinta che qusta famiglia uscirà rafforzata da questa crisi, perché ha ben chiaro ciò che è davvero importante, quali sono i suoi valori e come i suoi membri si muovono come un ingranaggio perfetto.

Mercedes Honrubia Gª de la Noceda è direttrice dell’Instituto Coincidir.

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