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Santi che hanno subìto il razzismo e hanno lottato contro di esso

SAINTS FACE RACISM

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 03/06/20

Papa Giovanni Paolo II ha affermato che il razzismo è una vera piaga

Papa Giovanni Paolo II ha definito il razzismo una vera piaga, e la sua manifestazione negli Stati Uniti “uno dei mali più persistenti e distruttivi della Nazione”. Per i milioni di persone che subiscono il razzismo, può essere incoraggiante conoscere i santi che sono stati oggetto di abuso, sdegno e perfino omicidio per via della loro razza.

Per quanto molte di queste storie siano deplorevoli, invitano chi cerca di camminare nella solidarietà con le persone di colore a lavorare più duramente per lottare contro il razzismo nella Chiesa e nel mondo.

Beato Pietro Kibe (1587-1639)

Cristiano giapponese, si sentì chiamato a diventare sacerdote gesuita. Gli venne negato l’ingresso nell’ordine in Giappone, e andò allora a Macao, all’epoca sotto dominio portoghese.

Lì gli dissero che non poteva essere ordinato perché era giapponese. Si recò quindi a Goa, dove gli venne detto che nessun asiatico sarebbe mai stato ordinato sacerdote.

Anziché lavarsi le mani della questione razzista, Kibe confidò nella Chiesa cattolica (e nell’ordine gesuita) e si recò a Roma, compiendo un viaggio di quasi 60.000 chilometri a piedi.

Lì venne finalmente accolto nella Compagnia di Gesù e ordinato sacerdote, e in seguito trascorse otto anni per tornare in Giappone, servendo come sacerdote clandestino prima del suo martirio.

Serva di Dio Teresa Chikaba (1676-1748)

Originaria del Ghana, come Santa Giuseppina Bakhita venne sequestrata e venduta come schiava quando era bambina. Anche se fu trattata relativamente bene nella casa del suo nobile amante spagnolo, restava una schiava.

Sopportò la natura disumana della schiavitù e le derisioni razziste e le bastonate per mano degli altri domestici della casa.

Liberata dopo la morte del suo amante, Teresa venne rifiutata da un convento dopo l’altro, nonostante la sua ingentissima dote e il patrocinio del suo ex padrone, marchese.

Quando le venne finalmente permesso di entrare in un convento domenicano, fu costretta a vivere come serva anziché come monaca a pieno diritto, anche dopo essere diventata una mistica e aver compiuto dei miracoli.

Poetessa, Teresa Chikaba è stata la prima donna di colore nota per aver scritto opere di letteratura in una lingua europea.

Beato Francisco de Paula Víctor (1827-1905)

Nato in schiavitù in Brasile da padre ignoto, quando era adolescente disse al sarto di cui era apprendista che voleva diventare sacerdote. L’uomo bianco non rise delle aspirazioni di quel bambino di colore, ma lo trascinò in strada e lo colpì a sangue.

Il ragazzo, però, insistette, convincendo il suo vescovo (il servo di Dio Antônio Ferreira Viçoso, un acerrimo abolizionista) ad accettarlo come seminarista.

Unico uomo di colore in seminario, Francisco sopportò la derisione e lo sdegno, ma la sua santità evidente finì per costringere al silenzio i suoi compagni di classe razzisti.

Quando venne ordinato, però, molti dei suoi fedeli bianchi rifiutarono di ricevere da lui la Comunione. Padre Francisco cercò però la santità, e alla fine del suo soggiorno nella parrocchia la gente lo amava moltissimo.

Ad ogni modo, non fu sempre un sacerdote silenzioso e umile: quando veniva disprezzato porgeva allegramente l’altra guancia, ma quando altri erano in pericolo si faceva ben sentire.

Una volta, una folla di uomini armati arrivò in città con l’intenzione di dar fuoco alla casa di un abolizionista. Il sacerdote si fermò all’ingresso della città sostenendo un crocifisso per mostrare a quegli uomini il volto insanguinato del suo Salvatore, che era diventato schiavo per loro.

“Avanti!”, gridò. “Avanti! Ma passando sopra il cadavere di questo sacerdote”. Gli uomini si ritirarono, e quella notte vennero salvate molte vite.

Beato Zeffirino Namuncurá (1886-1905)

Era membro della tribù mapuche, un popolo indigeno che vive tra il Cile e l’Argentina. Figlio di un capo, venne inviato per essere educato in scuole in cui era l’unico indigeno.

Alcuni dei suoi compagni di classe furono deliberatamente crudeli con lui, mentre la maggior parte non vedeva semplicemente quale fosse il problema nel renderlo vittima di scherzi razzisti.

Uno, molto sinceramente, chiese a Zeffirino di cosa sapesse la carne umana. Il giovane mapuche voltò le spalle e si allontanò, piangendo in silenzio.

Zeffirino entrò nell’ordine salesiano sperando di diventare sacerdote, ma morì di tubercolosi quando aveva appena 18 anni.

Beato Isidoro Bakanja (1887-1909)

Era un cattolico congolese che lavorava come domestico in una piantagione di caucciù. Isidoro parlava spesso del suo amore per il Signore, e voleva presentare Gesù a tutti coloro che conosceva.

Questo lo rese oggetto di sospetto dai parte dei suoi datori di lavoro belgi, che odiavano la fede cattolica, soprattutto perché i missionari cattolici insistevano a insegnare agli africani che non erano inferiori ai bianchi.

Per il fatto di essersi rifiutato di togliersi lo scapolare marrone, Isidoro venne brutalmente colpito dal suo padrone bianco, che lo uccise. Fu un martire della fede, ma il suo omicidio fu possibile solo perché come uomo di colore veniva considerato disprezzabile.


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