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Tesori del magistero di Papa Francesco nella “Laudato si’”

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Francisco Borba Ribeiro Neto - pubblicato il 01/06/20

Uno degli aspetti più ammirevoli del testo è il suo invito insistente a un dialogo tra saperi e tra conoscenza scientifica, bellezza, arte e saggezza

Nella commemorazione del suo quinto anniversario (24 maggio), l’enciclica Laudato si’ (LS) di Papa Francesco mantiene tutto il suo impatto e la sua attualità, e con la pandemia mondiale e il Sinodo per l’Amazzonia si mostra sempre più rilevante. Il testo ci mette in guardia sui pericoli crescenti insiti in un modo irresponsabile di trattare la natura, e invita a incantarci davanti ad essa e a curare lei e i nostri fratelli in un atteggiamento realmente cristiano. Sottolinea anche l’interdipendenza tra tutte le cose (cfr., ad esempio, LS 86, 164), il rapporto tra il degrado ambientale e la sofferenza dei più poveri (LS 2, 162), l’ecologia integrale (LS 10-11, 225, 230) e l’invito all’impegno socio-ambientale di tutti i cristiani (LS 15, 64-65, 231, 246). In questa sede vorrei sottolineare cinque aspetti particolarmente importanti dell’enciclica.

1. L’invito alla comunione dei saperi e al dialogo tra le bellezza e la scienza

Uno degli aspetti più ammirevoli del testo è il suo invito insistente a un dialogo tra i saperi e tra conoscenza scientifica, bellezza, arte e saggezza, derivante dalla filosofia, dalla cultura popolare e dalla fede (LS 63, 199-201, 223). La scienza, ben praticata, analizza i processi e ne identifica rapporti, cause e conseguenze. Nel mondo di oggi sarebbe impensabile e irresponsabile un rapporto con la natura che negasse la conoscenza scientifica.

La scienza, però, non ci offre il discernimento necessario alle decisioni etiche e politiche, e non permette di per sé l’elevazione dell’essere umano che coincide con l’esperienza dell’amore e del riconoscimento della bellezza. Per affrontare le minacce all’ambiente e al benessere di questa generazione e di quelle future abbiamo bisogno di questa saggezza, che contempla la bellezza, riconosce l’amore e a partire da questo prende decisioni basate sulla conoscenza scientifica e sull’intesa tra le persone.

2. Un atteggiamento umano di cura nei confronti del creato

Il verbo che esprime meglio il risultato di questo discernimento è “prendersi cura”, a cui l’enciclica si riferisce continuamente (LS 10-11, 19, 64, 67, 70, 78-79, 116, 124, 139, 201, 231). Commentando i primi capitoli della Genesi, Francesco ricorda che Dio ha voluto il creato perché l’essere umano lo amministrasse, ma non con l’esercizio del dominio irresponsabile, quanto con una cura attenta e amorevole (LS 66-67).

L’importanza della cura è enorme, e si riflette su tutta la nostra esperienza esistenziale, sui nostri rapporti con qualsiasi cosa esista. Chi cerca di prendersi cura acquisisce un comportamento pieno di affetto e tenerezza, impara a rallegrarsi delle piccole cose, a fare il bene volentieri e senza moralismo, ad affrontare le sofferenze e le sfide della vita con distacco. Chi ama e si prende cura impara ad essere felice con molta più facilità di chi domina e sfrutta.

3. Tra amore e dominazione

Per questo, possiamo intendere la Laudato si’ a partire dalla dialettica tra potere (dominazione) e amore. Nel corso di tutto il testo, i rapporti di cura, illuminati dall’amore, vengono indicati come la via per conservare la natura, costruire il bene comune, scoprire la bellezza, vivere bene con se stessi e con Dio. Laddove il potere viene esercitato come dominio, si verificano invece il degrado ambientale, lo sfruttamento degli uni sugli altri, l’ingiustizia sociale, l’individualismo, la solitudine, la sofferenza umana e l’allontanamento da Dio.

Il nucleo di giudizio di Francesco circa la nostra condizione socio-ambientale appare in questo passo: “La tecnoscienza, ben orientata, è in grado (…) di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano (…); ci offrono un tremendo potere. Anzi, danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene (…). Il fatto è che «l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza» (…) La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale (…). Gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé” (LS 103-105).

4. Illuminati dalla tenerezza di Dio

Ma da dove può nascere un atteggiamento di cura che sappia usare bene il potere della scienza e della tecnica? Non da uno sforzo umano volontario, ma dalla constatazione dell’amore di Dio, come dice il Papa: “Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio (…). La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale. (…) La creazione appartiene all’ordine dell’amore. (…) Ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo. Perfino l’effimera vita dell’essere più insignificante è oggetto del suo amore, e in quei pochi secondi di esistenza, Egli lo circonda con il suo affetto” (LS 76-77).

Solo qualcuno che sa di essere profondamente amato da Dio potrebbe percepire e comunicarci questa tenerezza indicibile dell’Onnipotente. Papa Francesco ha risposto alla domanda “Chi è Jorge Mario Bergoglio?” dicendo “Sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”. La coscienza di un uomo che conosce i propri limiti ma sa di essere stato guardato, amato, in un modo che lo supera e lo avvolge totalmente… È questa l’origine della Laudato si’.

5. La lotta necessaria, che non toglie la bellezza della speranza

Questo atteggiamento umano è capace di vivere nella consapevolezza della necessità di agire mentre contempla la bellezza della speranza cristiana. Come dice Francesco al termine dell’enciclica, “alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine. (…) La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati. (…) Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza” (LS 243-244).


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