Le vergini consacrate nella storia cristianadi Donatella Coalova
«Le vergini sono il fiore sbocciato sull’albero della Chiesa, sono gemme e gioielli di grazia, letizia di vita, oggetto di lode e di onore, dono integro e inalterato di Dio, riflesso della santità del Signore, porzione eletta del gregge di Cristo» scriveva san Cipriano, vescovo e martire, (210-258), nel trattato Sul contegno delle vergini, una delle tante testimonianze sulla considerazione in cui erano tenute nella Chiesa dei primi secoli le donne che si donavano interamente a Dio. Gli studiosi attestano concordemente che fino al iv secolo l’emissione del propositum virginitatis, cioè la decisione di consacrare a Cristo la propria verginità, non comportava alcuna particolare celebrazione liturgica.
Dopo l’editto di Costantino nel 313, la Chiesa acquistò un ruolo specifico e una fisionomia giuridica nella società civile e anche lo status delle vergini consacrate si organizzò e man mano si istituzionalizzò. Fonti letterarie della seconda metà del iv secolo descrivono il rito sobrio, ma suggestivo, della consacrazione delle vergini. A partire dal v secolo abbiamo anche documenti liturgici con i testi eucologici degli antichi sacramentari (il Leoniano o Veronese, il Gelasiano, il Gregoriano ): tutti tramandano la preghiera di consacrazione Deus, castorum corporum, come momento culminante di un rito liturgico di grande bellezza ed intensità. La consecratio virginum compare poi nel pontificale romano-germanico e, via via, in tutti i successivi pontificali. Fino a quello di Giovanni XXIII del 1962, anche se in quel periodo di fatto il rito era pressoché caduto in disuso.
Proprio per questo il concilio Vaticano II decise di riscoprire questa ricca eredità del passato raccomandando, al numero 80 della Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum concilium: «Si sottoponga a revisione il rito della consacrazione delle vergini, che si trova nel pontificale romano». Per adempiere questa risoluzione a cui i Padri conciliari erano giunti con 2447 sì e solo 4 no, la Sacra Congregazione per il culto divino, su mandato di Paolo VI, il 31 maggio 1970 promulgò l’Ordo consecrationis virginum e insieme al rito veniva anche ripristinato l’Ordo virginum. Il 29 settembre 1980 fu pubblicata la versione ufficiale italiana con il titolo «Consacrazione delle Vergini». Nei praenotanda, cioè nelle premesse dell’editio typica del 1970, viene specificato che «possono essere consacrate sia le vergini che hanno scelto la vita monastica (moniales), sia le vergini che vivono nel mondo (mulieres vitam saecularem agentes)». I requisiti richiesti alle vergini laiche per la consacrazione sono «che non siano state mai sposate né abbiano mai vissuto pubblicamente in uno stato contrario alla castità; che per l’età, la prudenza, la provata vita morale e per consenso di tutti diano fiducia di perseverare in una vita casta e dedicata al servizio della Chiesa e del prossimo; che siano ammesse alla consacrazione dal vescovo ordinario del luogo». Queste donne, nel proprio ordinario contesto di vita, nella propria comunità diocesana radunata attorno al vescovo, senza essere iscritte ad un istituto di vita consacrata, si donano per sempre al Signore con il “santo proposito” che è il vincolo sacro con cui assumono l’impegno della verginità nella sequela di Cristo. Non hanno segni esterni, se non l’anello ricevuto durante il rito di consacrazione, come simbolo dell’alleanza sponsale con Cristo; si mantengono con il proprio lavoro, e ciascuna segue una propria regola di vita, elaborata d’intesa col proprio vescovo. In Italia le prime consacrazioni nell’Ordo virginum vennero celebrate a Roma nel 1973. La diocesi di Vicenza ebbe presto delle vocazioni e organizzò i primi convegni nazionali, grazie all’impegno di don Pietro Ruaro e di Luciana Cortiana, a cui si deve pure la pubblicazione di un foglio di informazione dal titolo Sponsa Christi di carattere diocesano, ma inviato a chiunque lo richiedesse.
Nel 1983 fu promulgato il nuovo Codice di diritto canonico che dedica all’Ordo virginum il canone 604: «A queste forme di vita consacrata è assimilato l’ordine delle vergini le quali, emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa. Le vergini possono riunirsi in associazioni per osservare più fedelmente il loro proposito e aiutarsi reciprocamente nello svolgere quel servizio alla Chiesa che è confacente al loro stato».
Riferimenti all’Ordo virginum si trovano, successivamente, nel Catechismo della Chiesa cattolica, paragrafo n. 924; nell’esortazione apostolica post-sinodale del 1996 Vita consecrata, ai paragrafi 7 e 42; nell’istruzione della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica pubblicata nel 2002, Ripartire da Cristo, al paragrafo 5. Recentemente sono usciti due testi del magistero interamente dedicati a questo particolare tipo di vocazione: il 25 marzo 2014 è apparsa la nota pastorale della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata della Conferenza episcopale italiana su «L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia»; il 4 luglio 2018 la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha pubblicato l’istruzione Ecclesiae Sponsae Imago. Sono sempre più numerose le donne che si sentono chiamate a questa vocazione. In Italia le consacrate dell’Ordo virginum erano 330 in 81 diocesi nel 2005; 450 in 109 diocesi nel 2010; 554 in 117 diocesi nel 2015. Attualmente sono 690 in 119 diocesi. Le consacrate italiane ogni due anni eleggono il “gruppo di collegamento” che lavora a servizio della comunione fra tutte e pubblica periodicamente il «Foglio di collegamento». Al momento il gruppo è formato da Giuseppina Avolio, Maria Calvi, Silva De Luca, Adele Gatti. Il delegato Cei per l’Ordo virginum in Italia è monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como. Una statistica del 2016, approssimata per difetto, stimava la presenza di oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo, in continua crescita.
«Ricambiate l’amore infinito di Cristo con il vostro amore totale ed esclusivo» disse san Giovanni Paolo II, il 2 giugno 1995, alle partecipanti al primo convegno internazionale dell’Ordo virginum. «Amatelo, come egli desidera di essere amato, nella concretezza della vita: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giovanni, 14, 15; cfr. 14, 21). Amatelo come si conviene alla vostra condizione sponsale: assumendo i suoi stessi sentimenti (cfr. Filippesi 2, 5); condividendo il suo stile di vita, fatto di umiltà e mansuetudine, di amore e di misericordia, di servizio e di lieta disponibilità, di infaticabile zelo per la gloria del Padre e la salvezza del genere umano». E Papa Benedetto XVI, il 15 maggio 2008, durante il secondo raduno internazionale dell’Ordo virginum, raccomandava: «Fate in modo che la vostra persona irradi sempre la dignità dell’essere sposa di Cristo, esprima la novità dell’esistenza cristiana e l’attesa serena della vita futura. Così, con la vostra vita retta, voi potrete essere stelle che orientano il cammino del mondo. La scelta della vita verginale, infatti, è un richiamo alla transitorietà delle realtà terrestri e anticipazione dei beni futuri. Siate testimoni dell’attesa vigilante e operosa, della gioia, della pace che è propria di chi si abbandona all’amore di Dio. Siate presenti nel mondo e tuttavia pellegrine verso il Regno».
Per i cinquant’anni dalla promulgazione dell’Ordo consecrationis virginum, la Congregazione per la vita consacrata aveva invitato a Roma le consacrate per un incontro internazionale, ma l’iniziativa è stata annullata a causa dell’epidemia in corso. Per celebrare comunque l’evento, nel pomeriggio di domenica 31 maggio l’Ordo virginum d’Italia organizza una veglia di preghiera a distanza nella quale ogni regione sarà rappresentata da una consacrata.