Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 19 Aprile |
Aleteia logo
News
separateurCreated with Sketch.

“Immuni” è disponibile per smartphone. Ma come funziona?

immuni_cover.jpg

Lucandrea Massaro - pubblicato il 01/06/20

Molte le domande degli esperti: ci sono rischi per la privacy? In quanti dovranno averla perché sia utile?

Da oggi dovrebbe essere possibile scaricare – sia per ambienti Android che Apple – la app di tracciamento Covid-19 “Immuni“. Dopo mesi in cui la discussione su questa tecnologia, le sue ricadute sulla privacy e la sua efficacia sono state dibattute da mattina a sera nei talk show e sui giornali, l’esordio di oggi appare quasi in sordina.

La App prodotta dalla società Bending Spoons dovrebbe essere rilasciata negli store nel pomeriggio del 1° Giugno, a ridosso di una festività, e dovrebbe funzionare – almeno per qualche giorno – solo in alcune regioni pilota: PugliaAbruzzoMarche e Liguria.

In ogni caso non inizierà a lavorare prima del 8 giugno. Verrebbe da dire che fa ponte anche la App…

Come funziona Immuni?

Il sito di Repubblicaspiega con una certa dovizia di particolari alcuni dei passaggi circa il suo funzionamento e il dialogo – segreto e automatizzato – che i cellulari che ne fossero dotati espleterebbero in caso di incontro con una persona a rischio Covid-19. In sintesi possiamo dire:

Una volta installata basterà inserire pochi dati, come il proprio Comune di residenza, e il sistema funzionerà in automatico: saranno gli smartphone sui quali è presente l’app – quando si troveranno a una distanza inferiore a un metro – a scambiarsi dei codici generati automaticamente e in maniera anonima così da poter risalire a chi è a rischio nel caso qualcuno risulti poi contagiato. Se una persona dovesse contrarre il coronavirus, l’Asl di riferimento farà partire un messaggio di allerta su tutti i telefoni di coloro che sono venuti a contatto, anche in maniera inconsapevole, con il contagiato. “Se sono in fila al supermercato – spiega Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus – e non viene rispettata la distanza di un metro, il mio smartphone scambierà un codice con il telefono di chi mi è accanto. A quel punto, se io il giorno dopo dovessi risultare positivo, la persona che inconsapevolmente è stata a contatto con me lo verrà a sapere”.

E la privacy?

I dati raccolti rimarranno sui rispettivi dispositivi e non su un server centrale, non ci sarà tracciamento degli spostamenti ma solo dei potenziali contatti (in base al tempo di permanenza accanto ad un potenziale contagiato) con ammalati, dopo che la ASL competente ha diramato il pericolo. Quei dati centralizzati verranno cancellati a dicembre 2020.   Nel frattempo, il garante della Privacy, Antonello Soro, che ha ricevuto la relazione del ministro Speranza relativa alla valutazione d’impatto sulla riservatezza delle persone, ha approvato la volontarietà e l’assenza di geolocalizzazione (La Stampa).

L’alert che rileva il contatto a rischio sarà di colore arancione e a chi lo riceve viene chiesto se ha manifestato alcuni sintomi: “Febbre di qualsiasi grado, tosse, affaticamento, difficoltà respiratoria e perdita di gusto o olfatto»; se la risposta è affermativa si segue una procedura ad hoc, in caso contrario si è invitati a «seguire semplici accorgimenti» sino alla data stabilita, come «restare in casa» e «rispettare le misure di distanziamento fisico (almeno un metro)”

La App sarà su base volontaria, gestita dal Ministero della Salute (quale titolare del trattamento dei dati personali).

Ma in quanti dovranno averlo sul telefono?

Per funzionare bene, una app del genere deve avere un minimo di persone che la installino sul telefono, maggiore è il numero di cittadini che la usa, maggiore è la sua efficacia, perché si tratta comunque di un sistema che deve monitorare la popolazione. Inizialmente si parlava del 60% dei cittadini, una soglia molto alta, ma di recente gli esperti come l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, hanno spiegato come essa “avrà un impatto positivo anche se solo il 10%-20% degli utenti lo userà. Più saranno, meglio funzionerà” (Avvenire). Pichai lo affermato in una intervista alla rivista americana Wired, parlando della piattaforma messa a punto insieme a Apple, che sarà la base delle app di tracciamento che stanno sviluppando diversi governi del mondo, tra cui appunto l’italiana Immuni.

Apple e Google hanno poi consegnato la versione definitiva del loro progetto ai governi che ne hanno fatto richiesta. E successivamente hanno aggiornato i loro sistemi operativi (Android di Google e iOS di Apple) per predisporre gli smartphone all’uso del sistema di tracciamento che sarà volontario e basato sul bluetooth. Al sistema di tracciamento le due aziende stavano lavorando separatamente ma poi – ha aggiunto Pichai nell’intervista a Wired – hanno capito che per funzionare bene c’era bisogno di un’integrazione delle loro piattaforme. Così i dirigenti di Google e Apple hanno trovato un accordo e iniziato a lavorare insieme.

Attenzione all’immancabile truffa!

Purtroppo come spesso accade quando arriva una novità che può confondere, non mancano i tentativi fraudolenti di approfittarsi della distrazione o della fragilità delle persone. In queste stesse ore sta girando tra le mail – state sempre attenti ai mittenti della vostra posta elettronica! – un virus che non solo infetta il vostro pc o dispositivo mobile ma lo rende inutilizzabile se non dietro un vero e proprio riscatto: cioè dovrete pagare ben 300 euro per farvi sbloccare il cellulare.

Una campagna di virus informatici investe l’Italia nel giorno in cui viene resa disponibile l’App Immuni. Il virus si chiama FuckUnicorn e diffonde un ransomware (virus che prende in ostaggio i dispositivi e poi chiede un riscatto) con il pretesto di far scaricare un file denominato Immuni. Si diffonde con una mail che invita a cliccare su un sito fasullo che imita quello del Fofi, la Federazione Ordini dei farmacisti italiani. Il nome del dominio scelto per clonare il sito dei Farmacisti è simile a quello reale, con la lettera “l” al posto della “i” (da fofi a fofl) ha spiegato Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza. Il ransomware scaricabile dal sito fake è rinominato “IMMUNI.exe”, una volta eseguito mostra un finto pannello di controllo con i risultati della contaminazione da Covid-19.

Le autorità sono già al lavoro per eliminare questa minaccia, voi però – nel frattempo – state molto attenti.

Aggiornamento 2 giugno ore 8:19

Tags:
app immunilockdownpandemia
Top 10
See More