Con un comunicato asciutto ma preciso la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha fatto sapere che “ha deliberato di conferire un ulteriore contributo straordinario a quelle Diocesi il cui territorio è stato definito dalle Autorità pubbliche “zona arancione o zona rossa”. Si tratta di oltre 10 milioni di euro, provenienti dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica e recuperati dalla finalità a cui erano stati destinati, essenzialmente l’edilizia di culto”. Un contributo significativo che si aggiunge agli oltre 10 milioni già destinati per le Caritas, i 500mila euro per il Banco Alimentare e oltre 8 milioni per le strutture sanitarie che hanno accolto i pazienti Covid come Aleteiaaveva già raccontato. Uno sforzo che impegna quindi di circa 30 milioni di euro provenienti dall’8×1000 che ogni anno gli italiani optano di destinare alla Chiesa Cattolica.
Non solo l’Italia
Ad Aprile sono stati anche finanziati 541 i progetti in 65 Paesi del mondo, per un totale di circa 9 milioni di euro, grazie allo stanziamento di 6 milioni di euro disposto dalla CEI, a cui sono stati aggiunti altri 3 milioni di euro il 13 maggio, per l’emergenza coronavirus in Africa e in altri Paesi poveri.
Nel dettaglio, – spiega Avvenire– sono 381 le iniziative in ambito sanitario per una somma di 7.486.900 euro e 160 quelle nel settore formativo per 1.502.328 euro.
La Chiesa non scorda mai i propri figli
Questa rendicontazione è importante per comprendere come la destinazione dell’8×1000 – che nulla costa al contribuente perché non è una tassa aggiuntiva, ma uno scorporo da quanto già pagato – alla Chiesa Cattolica sia sempre utilizzata per finalità di sostegno a chi ha più bisogno, italiani in primis, ma senza mai dimenticare la vocazione alla carità internazionale e alla responsabilità verso le chiese più bisognose.