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San Giovanni Paolo II, un illustrissimo sconosciuto

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MARTIN ATHENSTAEDT / DPA / AFP

Francisco Borba Ribeiro Neto - pubblicato il 25/05/20

Siamo sicuri di conoscere bene il pensiero di San Giovanni Paolo II? Perché, se fosse realmente così, il mondo sarebbe un po' molto più felice

Il 18 maggio abbiamo commemorato il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II. Leggendo gli innumerevoli articoli scritti su di lui constatiamo un paradosso: pochi uomini della sua epoca sono stati altrettanto conosciuti e ammirati, ma il suo messaggio rimane poco noto e approfondito.

Un punto di svolta

La facilità di comunicazione del mondo di oggi ha portato a una curiosa inversione. In passato i Papi erano poco noti alla maggior parte dei fedeli. Ci voleva molto tempo perché un documento pontificio venisse tradotto e letto dai cattolici di un Paese (quando veniva tradotto). Gli atti e il comportamento del Sommo Pontefice erano ancor meno conosciuti. Il rapporto della comunità cattolica con la gerarchia si limitava quasi completamente alla Messa domenicale e ai parroci, a volte ai vescovi. Oggi accade il contrario: soprattutto nelle grandi città e dove parte dei cattolici non è praticante, i fedeli non hanno neanche idea di chi sia il loro parroco, ma tutti sanno che il Papa è Francesco e che prima di lui c’era Benedetto XVI. I documenti pontifici sono lanciati ormai in varie lingue, letti e discussi dai mezzi di comunicazione. Le azioni e i comportamenti dei Papi sono le grandi opportunità di annuncio e le testimonianze più note per tutto il pianeta.

San Giovanni Paolo II rappresenta un punto di inversione in questa tendenza. Come molti sottolineano giustamente, è stato il primo grande leader del mondo globalizzato. Ha superato i limiti delle cause nazionali, è diventato un fenomeno dei media in tutti i Paesi, ha segnato chi lo ha visto e chi non lo ha visto. Con lui i cattolici di tutto il mondo hanno conquistato un punto di riferimento a cui guardare, un esempio in cui specchiarsi. È una grazia di Dio che i Papi, ora che sono tanto visibili al mondo, siano personalità così speciali…

Ma la forza di quella testimonianza ha fatto sì che ci concentrassimo molto sulla sua persona, senza dubbio eccezionale, e guardassimo poco al suo messaggio, che spesso è stato ridotto e perfino distorto. Attualmente con Francesco accade qualcosa di simile: chi ama una sua dichiarazione la ripete, chi non la apprezza lo attacca, ma sia l’uno che l’altro si sforzano poco di capire integralmente ciò che è stato detto.

Due Papi simili anche se apparentemente opposti

La somiglianza tra San Giovanni Paolo II e Francesco merita di essere approfondita, perché questo ci aiuta a superare certi schemi. Sia l’uno che l’altro venivano “dalla periferia” della struttura di potere della Chiesa, anche se da lati opposti. Uno veniva dalla Polonia, considerata “una fine del modo” dagli Europei degli anni Settanta, l’altro viene dall’Argentina, un’altra “fine del mondo”, ora per il mondo globalizzato attuale.

Entrambi hanno vissuto l’esperienza della dittatura e della persecuzione della Chiesa, anche se uno ha affrontato una dittatura di sinistra e l’altro una di destra. Vengono da Paesi con un grande orgoglio nazionale, ma con una storia piena di difficoltà. Hanno lavorato nel mondo laico prima di ordinarsi, e hanno dimostrato un grande apprezzamento per i lavoratori e le classi operaie – non lasciamoci ingannare dal fatto che uno abbia dovuto affrontare gli errori del comunismo e oggi l’altro debba affrontare quelli del capitalismo! Entrambi cercano una Chiesa sempre più conforme a Cristo, pur avendo una grande consapevolezza della loro responsabilità sociale e politica.

Il punto in comune più importante – e meno commentato da ammiratori e detrattori di entrambi i Papi – è però probabilmente il loro rapporto personale con la misericordia di Dio. Per entrambi la misericordia è non solo un tema di devozione personale, ma quello che la Chiesa può offrire di più prezioso al mondo attuale – dove, nonostante tutti i discorsi sulla tolleranza e il rispetto della diversità, ciascuno di noi vale per quello che è capace di fare e non per l’amore che riceve (mentre nella logica della misericordia l’essere umano vale per l’amore che riceve e non per quello che fa di positivo o negativo).

La testimonianza di Benedetto XVI

In occasione del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI ha scritto una lettera che sottolinea proprio questo aspetto del magistero di San Giovanni Paolo II. Ratzinger è stato indubbiamente uno dei più stretti e fedeli collaboratori di Wojtyła, e per questo la sua testimonianza ha un valore particolare.

Molti si sono opposti a Giovanni Paolo II dicendo che era un “rigorista”, ovvero una persona che metteva i criteri morali al di sopra delle persone (nei Vangeli i farisei erano il tipico esempio di rigoristi), ma Benedetto XVI spiega che non è vero proprio a causa del grande valore che Wojtyła dava alla misericordia. Seguire rigorosamente i princìpi morali non dà l’ultima parola a chi si muove per l’amore ricevuto. Chi sperimenta la misericordia vuole corrispondere a quell’amore, e per questo cerca di non sbagliare, ma sa che non è l’errore, quanto l’amore a definire la sua vita.

Mi permetto di aggiungere un’idea. San Giovanni Paolo II non era un rigorista anche perché valorizzava molto l’esperienza umana (influenza della scuola filosofica della Fenomenologia, che seguiva come accademico). Credeva che i valori morali corrispondessero all’esperienza umana, se portata alle sue ultime conseguenze. L’indissolubilità del matrimonio, ad esempio, non è un valore solo perché Dio vuole che sia così (il che è senz’altro vero), o perché la società ha istituito una norma, ma perché le coppie saranno più felici se vivranno il loro matrimonio fino alla morte. Questa percezione apre un dialogo immenso con la cultura di oggi, che San Giovanni Paolo II ha iniziato nella sua teologia del corpo e che noi dobbiamo portare avanti.

Conosciamo abbastanza San Giovanni Paolo II, ma noi e il mondo saremo molto più felici se approfondiremo tutta la ricchezza del suo messaggio e della sua testimonianza.

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