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I tre setacci: piccolo esercizio da fare prima di prendere parola

SZEMRANIE

Syda Productions | Shutterstock

Mathilde De Robien - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 22/05/20

Prima di parlare Socrate, filosofo greco vissuto nel V secolo a.C. noto per le sue perle di saggezza (sovente conservateci nei Dialoghi di Platone), invitava a domandarsi se quanto si ha intenzione di dire fosse vero, buono e utile. L'apologo non è attestato nelle fonti antiche, ma resta “vero, buono e utile”.

«Con la lingua cominciano tutte le guerre», allertava Papa Francesco durante una messa in una periferia romana il 3 marzo 2019. Già prima aveva condannato «il terrorismo delle chiacchiere» e messo in guardia contro «le mormorazioni e l’invidia». Una malattia che non è certo nata ieri.

Platone è certo la fonte principale dei detti socratici, ma non si devono trascurare le notizie sul suo conto che dobbiamo anche a Senofonte, ad Aristofane, ai dossografi e ad altri autori antichi. La “regola dei tre setacci”, in realtà, non è riconducibile ad alcuna tradizione antica, bensì proviene dalla fantasia dello scrittore statunitense Dan Millman (1946-) ed è importante anche come testimonianza della sempreverde fecondità del personaggio socratico: che ci si trovi in famiglia, in coppia, al lavoro o tra amici, il filosofo ci invita a vagliare con questi strumenti le parole che ci si appresta a dire, in pratica domandandoci “è vero?”, “è buono?”, “è utile?”. E se la risposta è negativa, il Socrate di Millman consiglia di tacere e di dimenticare. Un buon metodo per evitare menzogne e maldicenze.

Socrate aveva reputazione di grande saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovarlo e gli disse:

«Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?»

«Un momento.» rispose Socrate. «Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.»

«I tre setacci?»

«Prima di raccontare una cosa sugli altri, è bene prendersi il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?»

«No… ne ho solo sentito parlare…»

«Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?»

«Ah no! Al contrario.»

«Dunque…» continuò Socrate, «… vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?»

«No davvero.»

«Allora…» concluse Socrate, «… quel che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?»

Tratto da “La via del guerriero di pace” di Dan Millman (1980)

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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