In alcuni Paesi d’Europa, come la Polonia, la Germania e da pochi giorni anche l’Italia, le celebrazioni eucaristiche cum populo sono di nuovo autorizzate: il loro svolgimento è normato da protocolli sanitari sanciti d’intesa fra i vescovi e i rispettivi governi. Dall’Esagono si guarda con attenzione alle soluzioni così concordate.«Percepisco il malumore dei credenti»: sono state queste le parole del premier Édouard Philippe davanti al Senato lunedì 4 maggio. In quel giorni si era detto “pronto a studiare” un piano di ripresa delle messe pubbliche in Francia fin dal prossimo 29 maggio, in luogo del 2 giugno di cui si era parlato la scorsa settimana. Bisogna dire che dopo questo annuncio la Chiesa cattolica in Francia non ha mancato di esercitare le sue pressioni per permettere ai fedeli di tornare a messa. Nelle sue “proposizioni” trasmesse al gabinetto del Primo Ministro, l’episcopato francese parla in particolare di obbligo dell’uso della mascherina, della comunione sulla mano o della definizione di un tasso di riempimento delle chiese.
In Europa le parrocchie si organizzano
Altrove in Europa i luoghi di culto cominciano a riaprire. L’ultimo paese ad aver allentato le maglie delle restrizioni per le liturgie è stato l’Italia, mentre in Grecia dal 4 maggio si è potuto tornare nelle chiese, sebbene unicamente per la preghiera individuale. In Germania e in Polonia, le messe pubbliche sono di nuovo autorizzate e dànno luogo a scenari che non ci si sarebbe mai immaginati fino a tre mesi fa. Nella cattedrale di Colonia, ad esempio, il cardinale arcivescovo Rainer Maria Woelki ha dato la comunione da dietro uno schermo in plexiglas a partire dal 3 maggio. Due persone per banco, non di più, i fedeli avanzano per la comunione rispettando una segnaletica orizzontale ben precisa. In alcune chiese è obbligatorio l’uso di mascherina e in altre si trovano anche i posti nominativi. Vi proponiamo il tutto in una galleria.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]