Al settimanale Credere il sacerdote spiega anche il suo incontro con il Signore durante la malattia. "Dicono che sono migliorato"
«È venuto il momento di chiederci, oggi più che mai, cosa conta davvero nella vita, come ci ha invitato a fare Papa Francesco. Questo significa prendere coscienza della nostra vera realtà e delle nostre fragilità».
È l’appello che don Fabio Rosini, sacerdote romano molto noto e apprezzato autore spirituale, rivolge ai lettori dalle colonne del settimanale Credere, sul numero in edicola dal 21 maggio, guardando al futuro segnato dall’emergenza-Coronavirus. Parole che fanno il paio con quanto scrive ne L’arte di guarire. L’emorroissa e il sentiero della vita sana, il suo ultimo libro (Edizioni San Paolo): «L’idea di una vita tutta perfetta, senza debolezze e fragilità, è un idolo. È il rifiuto dei nostri limiti di creature».
Dal Decalogo a I Sette Segni del Vangelo
Rosini non usa i social, eppure sa comunicare come pochi. 58 anni, sacerdote dal 1991, è Direttore del Servizio per le vocazioni della Diocesi di Roma, e ha iniziato nel 1993 un percorso per giovani sul Decalogo e, poi, su I Sette Segni del Vangelo di Giovanni: itinerari che ha poi condiviso con tanti altri sacerdoti e laici, in Italia e all’estero.