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Il fratello di Giovanni Paolo II morì curando i pazienti di un’epidemia

Edmund Wojtyła

Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 18/05/20

Edmund Wojtyła rischiò la vita come medico durante un'epidemia di scarlattina e morì dopo aver curato una paziente

San Giovanni Paolo II sperimentò una grande sofferenza durante l’infanzia: perse la madre quando aveva nove anni, e pochi anni dopo anche il suo unico fratello, Edmund.

Edmund Wojtyła era un medico, e il suo esempio di dedizione abnegata ha avuto un impatto duraturo sul fratello minore.

Edmund si era laureato all’Università Jagellonica nel 1930. L’anno dopo aveva iniziato a esercitare la professione medica presso l’Ospedale Statale di Bielsko, ed era un medico molto dedito.

In quel periodo scoppiò un’epidemia di scarlattina, ma nonostante i rischi per la sua salute Edmund continuò a lavorare, mettendosi in pericolo.

Secondo Alessandro Gisotti su Vatican News, Edmund è ricordato come un buon samaritano:

“Promettente medico, in servizio a Cracovia, Edmund perse la vita nel 1932 per essersi preso cura di una giovane malata di scarlattina, morbo per il quale all’epoca non esisteva un vaccino. Il giovane medico sapeva a cosa poteva andare incontro, ma come il Buon Samaritano non fece calcoli per sé ma badò solo a soccorrere il prossimo bisognoso. La sua morte, come raccontò molti anni più tardi, fu per il futuro Papa uno shock per le circostanze drammatiche in cui avvenne e anche perché aveva raggiunto un’età più matura rispetto a quando aveva perso la mamma. Per sempre rimase inciso nella memoria di Karol Wojtyla l’esempio di quel ‘martire del dovere’ che fu suo fratello”.

Edmund morì a 26 anni, dopo aver mostrato al futuro Giovanni Paolo II cosa significasse sacrificare la propria vita per il bene degli altri.

Non sorprende, allora, che in tutto il suo ministero sacerdotale e il suo pontificato Giovanni Paolo II abbia dato priorità alle visite agli ospedali e agli anziani. Ad esempio, si è recato spesso al Policlinico Gemelli durante il suo pontificato, sia come visitatore che come paziente. Scherzando definiva anche l’ospedale la terza residenza papale, il “Vaticano III”.

Giovanni Paolo II ha mantenuto per tutta la vita una grande ammirazione nei confronti degli operatori sanitari, e li ha sempre incoraggiati ovunque andasse.

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