Non c'è niente di più emozionante che alzarsi la mattina e lottare per quello in cui si crede. L'obiettivo di Eduardo Verástegui era riunire almeno 50.000 persone per recitare il Rosario “per tutto il mondo”
Il dinamico, sorridente e cordiale Eduardo Verástegui, noto attore, musicista e produttore cinematografico, ma anche attivista pro-vita, ha mostrato il suo affetto e ha espresso il suo sostegno ad amici e conoscenti sulle reti sociali fin dall’inizio dell’epidemia del coronavirus. Attraverso Internet racconta ad esempio come realizzare un dolce delizioso o un buon caffè, ma recita anche ogni giorno la preghiera “per tutto il mondo” con un Rosario in mano.
Tutti i giorni, all’una di pomeriggio ora del Messico, Eduardo inizia a pregare online a casa sua, di fronte davanti all’icona di Nostra Signora di Guadalupe, la santa patrona del Messico. Prega per tutti coloro che stanno soffrendo per il coronavirus e anche per i bambini non nati e tutti coloro che lottano in difesa della vita.
Si uniscono a lui persone di vari Paesi e continenti, che scrivono le proprie intenzioni perché possano essere lette “dal vivo” per quasi un’ora, unendosi alla recita del Rosario. Si prega in spagnolo, ma anche in italiano e in inglese, e perfino in polacco.
Una persona può cambiare la tua vita
Durante i suoi interventi, l’attore ha raccontato molte volte la sua vita, che potrebbe riassumersi in una frase: “Ogni giorno devi lottare e rialzarti”.
Nella sua testimonianza, ha spiegato che aveva tutto ciò che un giovane possa apparentemente desiderare, “il mondo ai suoi piedi”: fama, popolarità e sogni che si possono realizzare in qualsiasi momento. L’artista era però sempre alla ricerca, e la sua sensibilità non gli permetteva di seguire l’onda della fama.
Il suo lavoro in Bella, considerato un film pro-vita, ha portato a una svolta nella sua vita.
Mentre si preparava al film, è andato in una clinica abortista di San Francisco. Si è sorpreso vedendo ragazze molto giovani che aspettavano un figlio e che avevano pensato di abortire. Si è anche reso conto che nella clinica c’erano persone che provavano a parlare con le giovani madri e chiedevano loro di non uccidere il proprio figlio.
