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Spiritualità vs religione? Chiavi per cogliere il mondo di oggi

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Luis Santamaría del Río - pubblicato il 14/05/20

Così spiegava lo psicologo e religioso mercedario Antonio Vázquez, morto di recente, l'opposizione tra religione e “nuove spiritualità”

Il sacerdote mercedario Antonio Vázquez Fernández, cattedratico emerito di Psicologia presso l’Università Pontificia de Salamanca (UPSA), morto il 20 aprile dopo una feconda vita intellettuale plasmatasi sia dal punto di vista dell’insegnamento – è stato uno dei fondatori della facoltà di Psicologia di quell’università, della quale è diventato decano – che da quello della ricerca, con numerosi libri e articoli pubblicati.

Come ha segnalato Alfonso Salgado, attuale decano di Psicologia dell’UPSA, padre Vázquez “è una delle figure di maggior prestigio mondiale nello studio scientifico della Psicologia dell’esperienza religiosa”.

È stato discepolo di Antoine Vergote (1921-2013), dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), e ha promosso la nomina di Vergote, nel 2005, alla laurea honoris causa da parte dell’UPSA.

In quell’anno ha scritto un articolo poco noto nella sua abbondante produzione intellettuale, in cui ha riassunto le caratteristiche dell’epoca attuale per quanto riguarda il fenomeno religioso. Intitolato De las religiones a la espiritualidad, è stato pubblicato sulla rivista Iglesia Viva.

Nel suo lavoro, Vázquez sottolineava come la nostra epoca contemporanea sia stata definita come l’“ingresso in una nuova era – quella dell’Acquario, uscendo da quella dei Pesci, ma anche postmoderna e perfino postcristiana – e l’emergere di un nuovo paradigma”.

Il sacerdote sottolineava 5 chiavi principali per compiere una diagnosi del nostro tempo dal punto di vista della religione.

1. La nostra società si è secolarizzata

Il primo tratto è “la progressiva secolarizzazione della società occidentale”, che rappresenta “la coscienza di un’autonomia di ciò che è umano, accompagnata da una razionalità critica, che pretende di non aver bisogno della fede religiosa per risolvere i suoi problemi politico-sociali. Ogni soggetto umano si sente libero e padrone del suo destino”.

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Questo ha i suoi effetti anche sui credenti e sulle comunità religiose. Nel caso del cristianesimo, la secolarizzazione comporta per le Chiese la necessità di “una sincera purificazione dei possibili desideri e tentativi di trasformare la parola di Dio in un potere mondano di sottomissione o dominazione di una libertà e dignità personale irrinunciabili”.

Basandosi sull’avvertimento del suo maestro Vergote, padre Vázquez ricordava una tentazione sempre presente in certe mentalità ecclesiali:

“Il credente cristiano dovrà forse rinunciare anche a voler risolvere i problemi politici e sociali in base alle leggi e ai codici del proprio credo”.

2. Risveglio dell’aspetto religioso

Sono tuttavia apparse nuove forme di spiritualità, un fenomeno che risulta contraddittorio:

“Da un lato si individua una specie di indifferenza e freddezza crescente ne confronti dell’aspetto religioso, rappresentato specialmente dalle grandi Chiese e dalle loro pratiche, dall’altro un nuovo risveglio del sacro svincolato dalle istituzioni religiose, in particolare tra i giovani”.

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Per arrivare a questo cambiamento, lo psicologo guarda ai decenni passati, quando in Spagna si è passati da una vita eminentemente rurale in un contesto di contatto diretto con la natura a un’esistenza centrata sulle città e sul predominio della tecnica.

3. La rivoluzione della postmodernità

Da questo punto di vista, Antonio Vázquez ripercorreva alcuni autori significativi del pensiero postmoderno (soprattutto Baudrillard e Lyotard), che danno un’idea degli aspetti fondamentali della cultura attuale.

In primo luogo, viviamo in una società del simulacro, in cui spicca “una realtà virtuale in cui scompaiono i limiti tra il reale e il fittizio”.

Dal dare importanza alla realtà si passa a concentrarsi sulla sua narrazione, che si cerca anche di decostruire, e così si nega “il valore delle grandi narrazioni storico-culturali, incluse quelle religiose, in modo preferenziale quelle giudaico-cristiane, per rimanere solo con le ‘piccole storie’ e ‘piccole narrazioni’ sconnnesse”.

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© Halfpoint / Shutterstock

La richiesta di un’informazione senza limiti comporta una “perdita di intimità”, come si vede nei reality televisivi.

Di fronte al predominio precedente della ragione teorica, si difende ora un “pensiero debole” e “un certo ritorno al paganesimo… più o meno in contrapposizione con il monoteismo, soprattutto cristiano”.

Per questo, “si è persa l’unità del Tutto, e resta solo un insieme di frammenti. Lo stesso ‘noi’ andrebbe in frantumi, visto che non esiste più un principio universale di unità e di identità”, d modo che si verifica un pluralismo frazionato in cui “tutto vale e ha un posto”.

4. La ricerca spirituale fuori dalle Chiese

Padre Vázquez riconosceva nel 2005 che “ciò che è certo è che le chiese si svuotano, soprattutto dei giovani”. Per capirlo, affermava, bisogna guardare non solo alla perdita del senso del sacro, ma anche a una realtà positiva:

“Il cammino del desiderio e di anelito positivo di un incontro vivo con il mistero… fuori dalle mura protettive – e opprimenti – dell’istituzione e del dogma, cercando a tentoni la scoperta di una nuova spiritualità”.

Il sacerdote avvertiva anche degli errori a cui può portare una ricerca di questo tipo: la confusione di “libertà con semplice spontaneità, strana creatività, regressiva fusione indifferenziata con una ritrovata unione con l’Assoluto di carattere cosmico e transpersonale…”, senza dimenticare quello che è stato chiamato il ritorno degli stregoni, “quando si perde l’autentica fede religiosa”.

Da dove veniva questo ritorno negativo? Da fenomeni che riassumeva in questo elenco di esempi contemporanei: “parapsicologia pseudoscientifica, oroscopi, indovini e futurologi, guru salvatori, magie nere, riti satanici… profusione di apparizioni; e questo complesso movimento dai mille volti chiamato New Age”.

5. La New Age al centro

Lo psicologo mercedario si basava sull’analisi di José María Mardones, un altro grande intellettuale spagnolo che ha centrato il tema della nuova spiritualità “sulla New Age come espressione più rappresentativa della postmodernità” e delineava gli elementi principali di questa corrente sincretista.

Il suo primo tratto identificativo è la “proclamazione di un nuovo paradigma scientifico di carattere olografico che insieme alla fisica quantistica presenterebbe analogie con le visioni mistiche dell’universo divino”.

In secondo luogo, ci sarebbe “un iper-ecumenismo di stampo orientale, in cui le peculiarità uniche della fede cristiana verrebbero ridotte, o meglio ‘fuse’ e ‘confuse’ in una delle tante ‘credenze’”.

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La New Age sottolinea anche “una nuova psicologia”, che si baserebbe soprattutto sulla “psicologia transpersonale”. Un altro elemento fondamentale è “il ritorno a una specie di esoterismo occultista e all’uso di medium, come nel vecchio spiritismo, lo sciamanesimo e l’attuale esplosione dell’angelismo”.

La New Age comporta infine “un nuovo innamoramento per la Natura, o ritorno alla sacralizzazione della dea e madre Gaia e dell’universo”.

In base a tutti questi dati, Antonio Vázquez riassumeva 15 anni fa la cultura attuale dal punto di vista dell’aspetto religioso:

“Il contesto situazionale in cui si produrrebbe il fenomeno delle nuove spiritualità, e il suo confronto con le religioni istituite, sarebbe la postmodernità, in connessione con il processo di reinnamoramento sacrale per la vita, la terra e il cosmo a cui si è già alluso”.

L’aspetto spirituale pretende quindi di sostituire quello religioso. Un’analisi che mantiene tutta la sua vigenza anche oggi.

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