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Ma in Paradiso ci riconosceremo?

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Martha, Mary and Me - pubblicato il 11/05/20
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La nostra condizione attuale ci impedisce di immaginare come sarà davvero la nostra vita in Paradiso (che vogliamo meritarci! Sappiamo che possiamo contare su potenti Avvocati presso Dio Padre, però non battiamo la fiacca!), ma nella Parola di Dio abbiamo indizi consolanti.Avete mai pensato davvero a come sarà il Paradiso?

Ma sul serio intendo, vi siete mai fermati a pensarci? Credo che chi abbia perso il papà, la mamma o entrambi, il marito o la moglie, un figlio, un fratello o una sorella, un caro amico, sì credo che chi abbia avuto un lutto importante, uno di quelli che ti fanno chiedere “potrò vivere in questo mondo senza di lui?” se lo sia chiesto più volte.
Noi ce lo siamo chieste seriamente perché nel Paradiso, come nell’Inferno e nel Purgatorio, crediamo realmente, tuttavia abbiamo capito di saperne poco e quindi siamo andate a cercare e vogliamo raccontarvi cosa ne pensiamo, così se voi ne sapete di più saremo liete di leggere i vostri commenti!

Il fatto è che, aldilà dei prati fioriti, delle spiagge caraibiche, delle nuvole bianche e morbide, quello che ti preme sapere realmente sul paradiso è “riconosceró mio figlio?”. E noi siamo andate oltre: “saremo felici di ritrovarci, sentiremo di essere madre e figlio, staremo vicini fisicamente?”.
Le Sacre Scritture ci hanno risposto in questo modo (fonte da luigiaccattoli.it):

1. Nel Vecchio Testamento e precisamente nel secondo libro dei Maccabei, troviamo la mamma dei sette fratelli che vengono messi a morte che incoraggia il più piccolo dei figli a resistere al persecutore “perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia” (2 Maccabei 7, 29). Le parole “io ti possa riavere insieme ai tuoi fratelli” ci dicono che ci sarà un riconoscersi e direi anche una sorta di “stare insieme” dato dal verbo “riavere”: quindi ci viene detto che i genitori risorgendo nella carne ritroveranno e riconosceranno i figli che hanno avuto nella carne.

2. Dal Nuovo Testamento abbiamo tre brani che ci danno delle indicazioni: due sono nelle lettere di San Paolo e uno nel Vangelo di Luca. Nella Seconda lettera di San Paolo ai Corinzi l’apostolo incoraggia quelli di Corinto a credere nella risurrezione, precisando che in essa li ritroverà: “Siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci porrà accanto a lui insieme con voi” (2 Corinti 4, 14). Le parole “accanto a lui insieme con voi” non avrebbero senso se non vi fosse riconoscimento. Dunque ci viene detto che il padre nella fede riconoscerà – in Cielo – i figli che ha generato nella fede.

3. Un secondo passo paolino è nella Lettera a Filemone (versetto 15): l’apostolo lo assicura che avrà con sé in eterno lo schiavo Onesimo, ora che è divenuto cristiano come il padrone: “Forse per questo è stato separato da te per un momento, perché tu lo riavessi in eterno”. Qui ci viene detto che “riavremo” – e dunque non solo ritroveremo ma anche riconosceremo le persone con le quali abbiamo avuto comunanza di vita, anche se con loro non abbiamo avuto un diretto rapporto di sangue o di legame spirituale.

4. Infine il più consolante tra questi testi, è la parola che Gesù dice al ladrone dalla croce“Oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 23, 43). “Con me” indica una vicinanza percepita, consapevole, riconosciuta. Altrimenti avrebbe detto qualcosa del tipo: “Nel mio Regno ci sarai anche tu”. Sarai con me, vicino a me, ci riconosceremo in quanto abbiamo avuto un’esperienza di vita insieme. Se questo vale per due persone che hanno condiviso poche ore, immaginiamo cosa significhi per chi ha condiviso la maggior parte della vita terrena.

Vorrei premettere che sappiamo bene che il testo che leggiamo nella Bibbia è il risultato di una traduzione che spesso è interpretazione di un termine non pienamente traducibile da una lingua all’altra senza modificarne almeno in parte il significato reale, tuttavia vogliamo e dobbiamo fidarci di ciò che abbiamo.
E sulla base anche di questa premessa, vogliamo dirvi a quale conclusione siamo giunte: ciò che non è detto – molto quindi – ciò che non è riportato in nessuna fonte possiamo desumerlo dalla logica, seppur umana perché questo siamo, che ci porta a dire che sì, certamente ci riconosceremo, sapremo chi è l’altro e la gioia sarà enorme perché sarà libera da tutti i pensieri, da tutte le preoccupazioni, certamente da tutti i peccati e dai difetti che in terra hanno ammorbato persone e relazioni. Sarà una gioia pura che non possiamo immaginare perché appunto non possiamo provarla qui sulla terra, perché la nostra natura ce lo impedisce.
Ma quello che maggiormente ci preme dire è che se certamente la nostra attenzione in cielo sarà rivolta a Dio, la gioia sarà infinita anche perché a condividere con noi il Paradiso ci sarà il marito, il figlio, la migliore amica. Perché se così non fosse, se fossimo indifferenti agli altri, che senso avrebbe avuto la vita?

Dio ce lo urla in ogni passo, ci fa capire in ogni modo che dovremo rispondere della salvezza dell’anima di chi Lui ci aveva messo intorno sulla terra.

Inoltre, se crediamo che le anime dei nostri cari defunti e saliti al Cielo, possano pregare per noi e intercedere per noi, allora dobbiamo credere che questi cari preghino per noi perché ci amano di un amore reso perfetto dalla vista costante di Dio.
Infine, certe di avervi confuso ancor più le idee, vogliamo darvi e darci il suggerimento che a sua volta ci ha dato uno scrittore cattolico: quello del ritrovamento dei propri cari in Paradiso è un argomento che attiene al mistero della risurrezione della carne e che dunque va discusso e approfondito senza la pretesa di comprenderlo appieno. In altre parole: la Scrittura ci assicura e ci rassicura sul fatto che sì, ci ritroveremo e ci riconosceremo quando giungeremo alla casa del Padre, ma non ci dice nulla sul come esso avverrà, su cosa proveremo, su come staremo uno rispetto all’altro. Quindi, dobbiamo resistere alla tentazione di domandare troppo e rispondere troppo, di voler cioè scendere nei particolari e trovare risposte a questi particolari. Si chiama mistero, così lo chiama Dio, quindi questo è, un mistero per noi. Poi, se andremo in Paradiso, quando ci rivedremo lì potremo davvero comprendere tutto, vedremo tutto chiaro e sarà così bello anche per questo.
Per il momento, quello che dobbiamo fare è vivere: amare Dio, quindi amare gli altri, e testimoniare il desiderio di Paradiso amando Dio e gli altri. Tutto il resto verrà da sé.
Buon cammino amici!

 

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO PUBBLICATO SUL BLOG MARTHA MARY AND ME