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I 5 libri più belli della settimana scelti per le donne

BOOK, LIGHTS, RELAX

Dollar Gill | Unsplash

Annalisa Teggi - pubblicato il 08/05/20

Vi proponiamo la storia di una mamma che ha scoperto un tumore in gravidanza e riflessioni sul valore del silenzio, dell'affettività e della condivisione. E poi non potevamo scordarci della vera protagonista di questo mese, Maria.

Come va? Ci è concesso qualche passo in più fuori casa, eppure la morsa di un peso opprimente e vago non ci molla. Questa è almeno la mia impressione. Pochi giorni fa ero in coda al supermercato e mi è accaduto un fatto banale, eppure significativo. La fatica di stare in lunga attesa si legge sul volto – seminascosto – delle persone; eravamo abituati a disporre del tempo e dello spazio come ci pareva. L’addetto all’ingresso ha fatto entrare un po’ di persone, sembrava il mio turno e invece ha bloccato la fila proprio quando c’ero io davanti. Mi sono voltata per scambiare un sorriso con la signora dietro di me; era anziana e protetta da una mascherina tutta nera. La cosa poteva darmi già un’indicazione precisa. Le ho detto: «Ehhh… dobbiamo avere un briciolo di pazienza in più». Ne ho ricevuto come risposta secca e arrabbiata: «Io la pazienza l’ho finita!».

Ha ragione Papa Francesco a richiamarci all’immagine della nave in tempesta. Ci siamo ancora dentro anche se le nuvole danno l’impressione di non essere più così minacciose. E se al timone della barca mettiamo solo il nostro io, è finita. La pazienza finisce, i bisogni sollecitano l’egoismo, l’orizzonte chiuso sviscera un’istintività incostante. Le letture che vi proprioniamo questa settimana possono aiutarci a non sentirci i comandanti solitari della nostra nave.

C’è una mamma di nome Valentina che racconta di come ha affrontato una gravidanza che è coincisa con la scoperta di un tumore; ha messo al timone della sua tempesta Dio. E la tempesta è anche protagonista di un romanzo di Emanuela Canepa in cui s’intrecciano le vite di tre donne che fanno i conti con nodi da sbrogliare. C’è poi la riflessione di Julian Carron che giudica il tempo della pandemia riscoprendo tre parole: silenzio, affetticità e condivisione.

Per chi sente di aver bisogno di appoggiarsi a una compagnia sicura giorno per giorno c’è un calendario dedicato a Maria e per chi è interessata ad approfondire il tema della comunicazione, soprattutto dei giovani, c’è un saggio dedicato a fotografare cosa accade nella giungla dei 4 miliardi di utenti internet. Buona lettura!

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