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Il prodigio che lega una suora carmelitana, i Savoia e l’arcangelo Raffaele

MARIANNA

Public Domain

La Beata Maria degli Angeli.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 05/05/20

La beata Maria degli Angeli affidò la malattia del figlio di Vittorio Amedeo di Savoia all'intercessione di San Raffaele. E da lì...

La storia di Marianna Fontanella, questo il nome secolare della beata Maria degli Angeli, è la storia di una donna che ha voluto con grande energia salvarsi l’anima. Nata il 7 gennaio 1661 a Torino da genitori della piccola nobiltà piemontese, si distinse subito tra i numerosi fratelli per la sua intelligenza spiccata.

L’incontro con il frate

La ragazza amava i bei vestiti e la vivacità dei salotti torinesi; la danza era per lei una vera passione. Un giorno, a Torino, nel corso di una delle periodiche ostensioni della Sacra Sindone, Marianna conobbe per caso un carmelitano scalzo dotato di grande carisma.

L’incontro con questo frate fu decisivo per il futuro destino della giovane, portando alla luce orientamenti spirituali prima di allora ancora confusi. La data del fatidico incontro fu il 19 novembre del 1676.

La malattia del figlio dei Savoia

In seguito, la ragazza decise di entrare nel Carmelo torinese di Santa Cristina e di prendere il nome di Maria degli Angeli. Data la sua grande volontà e le sue spiccate capacità naturali, ben presto fu incaricata della formazione delle novizie.

La fama della Carmelitana andò oltre gli angusti confini del convento: ben presto la santa monaca divenne punto di riferimento di un nutrito stuolo di nobildonne e di principesse. Ma il più grande successo della sua vita, Maria degli Angeli lo conseguì riuscendo nell’impresa di fondare un nuovo Carmelo a Moncalieri, dato il numero sempre crescente di novizie.

I Savoia erano oppressi dall’angoscia per la malattia del figlio Vittorio, i medici non seppero vincere il male e il ragazzo morì.

La protezione di San Raffaele

Appena la beata Maria degli Angeli apprese la notizia, scrisse, in data 27 marzo 1715, una lettera di conforto indirizzata al re Vittorio Amedeo II. In seguito per dare un immediato aiuto spirituale e morale ai membri della famiglia reale,e in modo particolare alla Regina, scrisse una lettera assicurando di: «Affidarli alla protezione speciale di san Raffaele», di cui era molto devota. Appena Maria degli Angeli incontrò il re Vittorio Amedeo, si fece promettere che tutta la famiglia avrebbe invocato l’arcangelo Raffaele.

La festa

Così, non soltanto i membri di casa Savoia ne divennero devoti, ma anche i parenti e gli amici della casa reale. La zelante suora carmelitana divulgava con entusiasmo la devozione a san Raffaele sia fra le sue consorelle religiose sia tra la popolazione torinese. Con l’appoggio di Casa Savoia, si rivolse al vescovo di Torino per ottenere che in città si festeggiasse pubblicamente l’Arcangelo. Il vescovo, accogliendo l’istanza, chiese e ottenne dalla Santa Sede la facoltà di celebrare la festa di san Raffaele con l’Ufficio liturgico proprio.

Il 16 dicembre del 1717, tra il rimpianto di tutti, Maria degli Angeli raggiunse la Casa celeste. I suoi resti mortali riposano nell’amato Convento delle Carmelitane di Moncalieri. Pio IX la beatificò il 25 aprile del 1865.


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