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Ecco perché non è il momento di entrare nel panico

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padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 04/05/20

In questi gorni combatteremo una battaglia soprattutto nei nostri pensieri

Quali parole vorremmo sentire da Gesù in questo momento? Forse queste:

“L’ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo” (Giovanni 16, 32).

La triste verità è che come l’apostolo – a cui queste parole venivano indirizzate – anche noi, in un momento o nell’altro, ci siamo dispersi e abbiamo abbandonato il Signore. La verità e l’orrore di questo fatto sarebbe insopportabile se non fosse per la misericordia di Dio. Dopo la resurrezione, Gesù saluta sempre gli apostoli con queste parole: “Pace a voi!” (Giovanni 20, 19). Chi avrebbe potuto sperare in una misericordia di questo tipo?

Viviamo un momento difficile per i fedeli cattolici. Siamo tutti sottoposti a stress. È facile lasciarsi andare al panico, o temere di ammalarsi e pianificare assolutamente tutto ciò che potrebbe andare male. Ricordo quello che ha affermato il filosofo Camus: “Qualsiasi idiota può sopravvivere a una crisi. Sono le piccole cose che ti fanno impazzire”.

Possiamo impazzire preoccupandoci delle piccole cose e permettere che quelle grandi ci schiaccino. Possiamo convincerci che stiamo combattendo le nostre battaglie da sole, che non ci sia aiuto o speranza per noi. E in questo momento siamo dispersi e lasciamo il Signore da solo. In altri termini, se vogliamo avere la fede che muove le montagne, dobbiamo concentrarci su chi le muove e non sulla montagna.

Gesù ha detto “Nel mondo avrete tribolazione” (Giovanni 16, 33). Il poeta William Butler Yeats ha scritto:

Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s’innalza e dovunque
La cerimonia dell’innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.

Se tutto quello che sappiamo derivasse da telegiornali e social media, sembrerebbe che i nemici della Chiesa prevalgano, mentre i “buoni” restano indietro. In questi momenti di frustrazione, dolore e rabbia, dobbiamo renderci conto che abbiamo una scelta. Possiamo entrare nel panico e fuggire dal Signore o scegliere di ricordare le parole di Gesù “Coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16, 33) e agire di conseguenza.

Qualunque cosa possa presentarci il mondo, non deve separarci da Dio. La croce di Cristo va al di là di tutto questo, e la resurrezione si eleva al di sopra di esso. Siamo dal lato vincente, ovviamente, e allo stesso tempo dobbiamo fare di più che aspettare semplicemente la distribuzione del bottino. Dobbiamo unirci a Cristo crocifisso, risorto e regnante.

Siamo pratici. In questi giorni combatteremo una battaglia che è soprattutto a livello di pensieri. È per questo che San Paolo ha detto “Prendete l’elmo della salvezza”(Efesini 6, 7), “facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10, 5).

Saremo tentati di dirci che il dolore e il peso sono insopportabili e che questa miseria durerà per sempre, e di convincerci di obbedire alla nostra paura, perché non ci si può fidare di Dio, ma tutto questo è una bugia! Dissipate le bugie con la verità. Ricordiamoci di tutte le volte in cui Dio ci è stato fedele in passato, e che Dio controlla tutto. Facciamo ciò che è umanamente possibile, e affidiamo il resto a Dio. Fissiamoci sul presente. Concentriamoci sulla grazia presente per far fronte alla sfida che viviamo e lasciamo il resto a Dio. Prima di andare a dormire, affidiamo la giornata alla misericordia divina.

Amici miei, in questo momento siamo tutti stressati e soffriamo. Promettiamo di pregare gli uni per gli altri nei giorni a venire, perché la pace di Cristo, che San Paolo dice che va al di là di ogni comprensione (Filippesi 4, 7), possa regnare nel nostro cuore.

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