Non permettiamo che questa Santa Piaga venga riaperta dall'ingratitudine e dalla mancanza d'amore delle anime che fuggono dalle opere di misericordia
“Attraverso di Lei [la Piaga della Mano Destra], Gesù eleva al Padre le anime che si santificano per forza dell’Amore Divino. Viene riaperta dall’ingratitudine e dalla mancanza d’amore delle anime che fuggono ai sacrifici che Dio chiede loro” (padre Alberto Guimarães Gonçalves Gomes).
Le tre virtù teologali (fede, speranza e carità) sono direttamente legate a Dio e non al nostro volere. Dio è generoso, perché conosce la nostra caduta – tutti noi siamo nati dal peccato originale –, e anche così ci tende la sua mano. Per farci sperimentare il suo amore e perché lo amiamo anticipa questi doni, infondendo nel nostro cuore le tre virtù teologali.
Partendo da questa Piaga, propongo di meditare sulla virtù della carità. La carità non è solo il gesto di donare qualcosa. Si tratta dell’amore di Dio che esiste in noi e si trasforma in gesto concreto. Indica anche l’amore con cui amiamo Dio. Nessuno può provocare in sé la carità. Piuttosto, quello che possiamo fare è disporci a riceverla, e per questo dobbiamo sempre chiedere che il Signore aumenti in noi questo dono. Quando sentiamo che la nostra capacità di amare è limitata dalla mancanza di perdono, che rende l’anima rigida, il primo passo è chiedere nella preghiera più amore nei confronti di Dio, e quindi più carità.
Amiamo Dio in ragione della sua perfezione infinita. Egli è l’Amore stesso, la carità. Non ha nulla a che vedere con il senso del possesso, la gelosia e l’egoismo. Per questo, diciamo che l’amore presente nella carità ci è stato donato da Dio. È quindi a Lui che dobbiamo chiedere di far crescere in noi questa virtù.
La partecipazione ai sacramenti ci rende più caritatevoli, più innamorati di Gesù. È interessante osservare che più si è vicini a Dio, maggiore è la sofferenza. Non è il Signore che ci fa soffrire, ma è inevitabile, per il grande desiderio di chi ama di stare con il Padre. L’apostolo Paolo esprime con precisione il sentimento sperimentato dall’anima, che solo il vero amore può riempire: “Per me il vivere è Cristo e il morire guadagno”.
Oltre a questo, il Signore vede sempre il potenziale dell’anima che coltiva questo amore e chiede di più. Ad esempio, Egli chiede che quell’amore venga messo alla prova nella tribolazione, nel servizio che implica sofferenza. Per questo, la vita della maggior parte dei santi è piena di prove. Sono anime più delicate, di persone serene nel dolore e fervorose nella fede, che amano Dio al di sopra di tutto. È nell’intimità della preghiera e nel silenzio interiore che possiamo scoprire questo cammino luminoso e pieno.
Il grande comandamento lasciato da Gesù è stato “Amare Dio al di sopra di tutte le cose e il prossimo come se stessi”. Sono tre realtà indissolubilmente legate: Dio, il prossimo e se stessi. In primo piano c’è Dio, perché Dio emana l’amore. Poi viene il prossimo, e allo stesso tempo noi stessi, perché non possiamo amare Dio e il prossimo se non stabiliamo un rapporto d’amore con noi in quanto esseri umani manchevoli e pieni di limitazioni.
Non voglio dire che dobbiamo amare le nostre debolezze o essere conniventi con esse, ma sapere che lì c’è la grandezza di Dio e avere lo stesso pensiero di San Paolo: “Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte” (2 Cor12,10). Non possiamo fare delle debolezze una lmitazione, perché la grazia viene in nostro aiuto. Lo stesso apostolo Paolo aveva una spina nella carne, ma questo non gli ha impedito di predicare il Vangelo, fondare comunità, curare in nome di Gesù e perfino far risuscitare un morto. Dio usa la nostra debolezza per mostrare la sua grande misericordia.
La carità è fondamentale, perché eleva le virtù cardinali. È sinonimo di amore e ci aiuta ad essere più prudenti, perfezionando la virtù della giustizia, includendo quella che ciascuno applica a se stesso, il che vuol dire accettare il nostro modo di essere e cercare quello che Dio ha pensato e vuole da noi.