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Come i Domenicani ridiedero la vista ai ciechi… inventando gli occhiali!

BBAMBINA, OCCHIALI, LIBRO

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Una penna spuntata - pubblicato il 29/04/20

Siamo nella Pisa di fine '200 e grazie all'abilità di un confratello i Domenicani imparano a riprodurre lenti e occhiali, inizialmente solo per correggere la presbiopia. Per i miopi bisognerà attendere il XV secolo.

Se fra’ Alessandro della Spina O.P. fosse stato più onesto, la storia dei ciecati, con ogni probabilità, sarebbe andata diversamente. Purtroppo o per fortuna, il pio domenicano adottava un’interpretazione alquanto elastica del comandamento “non rubare”… e fu così che (grazie a un vero e proprio furto intellettuale!) gli Italiani poterono avvalersi – primi in tutto il mondo – di una straordinaria invenzione destinata a cambiare le vite di molti.
Perché… che incubo doveva essere, scoprirsi miopi, prima che qualcuno inventasse gli occhiali?

Conrad von Soest
Wikimedia
Conrad von Soest, 'Brillenapostel' (1403)

È guardacaso un altro frate domenicano, tal Giordano da Pisa, a darci una delle prime testimonianze sull’invenzione degli occhiali. Siamo nel 1305, e fra’ Giordano (peraltro, un Beato), esclama con orgoglio, predicando nella chiesa di Santa Maria Novella:

non è ancora vent’anni che si trovò l’arte di fare gli occhiali che fanno vedere bene, ch’è una delle migliori arti e de le più necessarie che ‘l mondo abbia, e è così poco che ssi trovò: arte novella, che mmai non fu. […] Io vidi colui che prima la trovò e fece, e favellaigli.

Che fra’ Giordano abbia incontrato colui che prima la trovò, è informazione di cui mi permetto di dubitare… ma è certamente assai probabile che abbia lungamente favellato con il confratello che (non per primo, ma per secondo) si diede alla produzione delle lenti da vista: effettivamente, viveva nello stesso convento di fra’ Giordano anche il religioso cui, tradizionalmente, si attribuisce l’invenzione.
Frate Alessandro della Spina (questo il suo nome) era – come recita il suo necrologio nella Chronica Antiqua del convento di Santa Caterina a Pisa – un “uomo buono e modesto”, “in grado di riprodurre tutto quello che vedeva”.
Un’abilità indubbiamente molto utile… sennonché, ai maligni verrebbe da pensare che fra’ Alessandro si sia lasciato un po’ prendere la mano, nel momento in cui – come candidamente ci informa il suo necrologio –

cominciò a fabbricare gli occhiali, inventati inizialmente da un altro, che però non voleva comunicare il segreto [della loro manifattura]. Alessandro invece, ben lieto e disponibilissimo, insegnò a tutti il modo di costruire gli occhiali.

Ehm.

Il “vero” inventore degli occhiali – quello che ebbe la sventura di imbattersi in fra’ Alessandro – era, con ogni probabilità, un mercante laico.
Per molti secoli, la storiografia è stata convinta di averlo identificato in tal Salvino degli Armati, erede di una storica famiglia fiorentina. Moderne ricerche hanno in realtà dimostrato che questo Salvino non è mai esistito (o, se mai è esistito, sicuramente non ha inventato gli occhiali). La vera identità del benefico inventore sembra destinata a restare avvolta nel mistero; per quanto ne sappiamo, potrebbe anche esser stato un Veneziano, con cui fra’ Alessandro era venuto in contatto per chissà quale ragione. Sembra infatti appurato che, a fine ‘200, esistessero a Murano alcune fornaci dedite alla fabbricazione di lenti da vista; la Serenissima custodiva gelosamente il segreto della loro manifattura.

In ogni caso: sembra ragionevole ipotizzare che l’inventore degli occhiali fosse comunque un laico – probabilmente un grande mercante, o un artigiano particolarmente abile.
Chiunque egli fosse, con ogni probabilità intendeva trarre un buon guadagno dalla sua invenzione, differenziandosi in ciò dal pio fra’ Alessandro, che (vincolato dal voto di povertà, e, comunque, mantenuto dal suo convento) non aveva desiderio alcuno di arricchirsi.
Possiamo, forse, spingerci a immaginare che il commerciante laico adottasse prezzi da monopolio, giudicati immorali dal religioso domenicano. O, forse, questa è solo una mia congettura, e fra’ Alessandro non si era proprio posto il minimo problema: fatto sta che, dopo esser venuto in possesso di un paio di occhiali, il religioso riuscì a intuire la loro tecnica di fabbricazione.

Eravamo nella Pisa di fine ‘200, e gli uffici brevetti non esistevano ancora. Forti della scoperta del loro confratello, i Domenicani cominciarono a produrre i primi occhiali, rivendendoli a prezzi effettivamente generosi.
Nell’arco di poco tempo, avevano impiantato un vero e proprio laboratorio artigiano in uno dei loro conventi fiorentini, dandosi alla lavorazione delle lenti da presbite (quelle per correggere la miopia, di realizzazione più complessa, vengono inventate solo alla metà del XV secolo).

Giacché i Domenicani erano così generosi da condividere con chiunque la tecnica manifatturiera, Firenze si trasformò in poco tempo nell’indiscussa “capitale degli occhiali”, soppiantando di larga misura persino la Serenissima. Vi basti pensare a questa notizia: verso la metà del ‘400, gli Sforza ordinavano presso una bottega fiorentina oltre trecento paia di occhiali da destinare al proprio entourage. La richiesta fu evasa nell’arco di quindici giorni (io ho acquistato da siti di e-commerce che hanno tempi di spedizione più lunghi…), lasciandoci supporre che, entro quella data, si fossero sviluppate a Firenze botteghe specializzate che disponevano di prodotti già pronti, con lenti graduate che aspettavano solo di essere unite alla montatura. ‘nsomma: come succede oggi, né più né meno.

Io, evidentemente, non me ne intendo di ottica, ma i libri che ho consultato per questo post mi assicurano che l’invenzione degli occhiali fu una vera e propria rivoluzione. L’uomo conosceva già da un (bel) po’ l’esistenza delle lenti di ingrandimento – e sicuramente quelle costituivano già un grosso aiuto, per tutti coloro che avevano problemi di vista.
Però, le lenti d’ingrandimento costituivano un aiuto “solo” perché aumentano artificialmente la dimensione dell’oggetto. Tutt’altra cosa sono le lenti da vista, biconvesse, che formano “un tutt’uno” con l’occhio del presbite, compensando l’insufficiente convessità del suo cristallino. Se la lente d’ingrandimento, appoggiata su un libro, ingrandisce i caratteri e anche tutto il resto, la lente da vista permette di vedere gli oggetti, più distintamente di prima, ma nella loro dimensione reale. E, se permettete, questa sì che è una rivoluzione!

Solo un’altra rivoluzione doveva ancora irrompere nella Storia degli occhiali: l’invenzione delle stanghette. Inizialmente, gli occhiali si avvicinavano agli occhi tenendoli in mano mediante un lungo manico laterale, alla stessa maniera in cui noi teniamo in mano certe maschere di Carnevale: molto elegante e stiloso… ma un po’ scomodo. In alternativa, gli occhiali venivano fissati all’attaccatura del naso, tecnica che però finiva con l’ostacolare la respirazione dando una perenne sensazione di “naso chiuso”.
Ai miopi e ai presbiti toccò aspettare il ‘700, prima che gli occhiali assumessero un aspetto simile a quello moderno: inizialmente, fissati alla testa mediante un nastro che avvolgeva le tempie e si legava dietro alla nuca; infine, “ancorati” alle orecchie mediante apposite stanghette.

Insomma, c’era ancora una lunga strada da fare, prima di arrivare ai nostri occhiali moderni… però, nel pieno Medioevo, grandi passi avanti erano già stati fatti, per la gioia di tutti i ciecati d’Italia.
E tutto ciò, grazie all’ingegno e alla generosità di un fraticello molto, molto speciale…

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG UNA PENNA SPUNTATA

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