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Chiese a “porte chiuse”, Bagnasco tuona: disparità di trattamento inaccettabile nei confronti dei cristiani

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JOHANNES EISELE / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/04/20

Fase 2 senza messe, il cardinale di Genova ed ex presidente della CEI: "Assicurare il pane della tavola è doveroso, ma non riconoscere anche il pane dello spirito significa non rispettare l’uomo e impoverire la convivenza"

Nel decreto Conte per la “fase 2” c’è stata «disparità di trattamento inaccettabile». E ci hanno rimesso anche i cristiani, dopo avere già «sopportato il doloroso sacrificio» dell’assenza dei funerali: ora meriterebbero «una maggiore attenzione».

Perciò, dal governo «ci aspettiamo il superamento della Chiesa virtuale», che non può sostituire la «Chiesa reale fatta di presenza fisica». In altre parole, la riapertura delle messe ai fedeli.

E’ quanto dice, in sintesi, in una intervista alla La Stampa (28 aprile), il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi europei, per 10 anni capo della Conferenza episcopale italiana.

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© ANDREAS SOLARO / AFP PHOTO
Italian cardinal Angelo Bagnasco smiles as young people perform during an audience with Catholic schools at St Peter's square on May 10, 2014 at the Vatican. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Il Concordato e la libertà di culto

Riguardo alla «violazione della libertà di culto» denunciata in una nota dalla Cei, Bagnasco ha puntualizzato: «Se fosse voluta, cioè una ‘violazione della libertà di culto’, la cosa sarebbe gravissima. Basta ricordare il dettato della Costituzione: ‘Lo Stato e la Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine, sono indipendenti e sovrani’, affermazione ripresa e specificata dal Concordato del 198. Sarebbe non solo un atto indebito, ma anche controproducente» (Askanews, 28 aprile).

Il “pane” dello spirito

«Ogni problema deve essere affrontato dalla politica in relazione alle persone, fondamento della società – continua Bagnasco -. La persona ha desideri non solo materiali, ma anche spirituali. Assicurare il pane della tavola è doveroso, ma non riconoscere anche il pane dello spirito significa non rispettare l’uomo e impoverire la convivenza».

«L’esperienza della fede genera energia morale, e questa è la vera forza di una società. Capisco e condivido l’impegno a far ripartire la macchina del lavoro – conclude il cardinale – Ma con tutto l’apprezzamento per l’arte e gli splendidi musei del nostro Paese, mi pare che l’attenzione al bisogno-diritto di poter nutrire la fede debba essere non solo riconosciuta, ma non ostacolata oltre misura».




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