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Suor Cecilia, medico nel focolaio della casa di riposo di Rieti: gli anziani hanno paura, ma Dio è con loro

KORONAWIRUS

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/04/20

La dottoressa Cecilia Maracci, francescana alcantarina, con esperienza negli ospedali del Ciad, si è ritrovata "per caso" nella guerra contro il Covid. Il suo racconto è da brividi

Da una guerra all’altra. In Ciad, nel cuore dell’Africa ferita da violenza e povertà, era una guerra civile. A Rieti, dove ora si trova, è una battaglia contro un nemico invisibile e pericoloso. Che uccide silenziosamente.

Suor Cecilia Maracci, francescana alcantarina, è attualmente in servizio nel Centro Covid-19 “Santa Lucia” di Rieti, dove si prende cura delle anziane ospiti, dopo una lunga esperienza missionaria con i bambini africani del Ciad.

La “Santa Lucia” è stato uno dei focolai di coronavirus nel capoluogo reatino: si sono contagiate 70 persone, tra i degenti, il personale sanitario e quello religioso (ci lavorano una ventina di suore). Alcuni di loro non ce l’hanno fatta, altri stanno lottando contro il virus. Un disastro.

“Trasformare una casa di riposo in un ospedale”

«Ma ora la situazione si è normalizzata – dice la suora medico a Frontiera Rieti (23 aprile) – e segue un ritmo quotidiano regolare, ma devo dire che le difficoltà ci sono state, soprattutto nei primissimi momenti. Occorreva trasformare di fatto una casa di riposo in un ospedale, e farlo mantenendo tutte le precauzioni del caso».

I letti dei pazienti più fragili sono stati spostati al piano terra per monitorare meglio le loro condizioni, e poi la ricerca delle prolunghe elettriche per allacciare le apparecchiature elettromedicali, i pasti da consegnare in sicurezza, l’installazione di una stanza sterile, le procedure di sterilizzazione, i contatti con i parenti, i tamponi da farel, la massima igiene da mantenere.

Oggi, la casa di riposo è di fatto una succursale dell’ospedale di Rieti, un vero e proprio Centro Covid con turni di infermieri, oss e medici che coprono le intere ventiquattro ore.

“Perché mio figlio non viene più?”

Un vero trauma per le anziane ospiti della casa di riposo, si legge ancora su Frontiera Rieti, abituate a vedersi tra loro, ad uscire in giardino, a ricevere il conforto delle suore e le visite di parenti e amici. «Perchè mio figlio non viene più a trovarmi, mi ha forse abbandonata?»: ecco le prime domande che si sono poste, e il senso di smarrimento è iniziato a serpeggiare, soprattutto tra le signore meno capaci di comprendere appieno la situazione a causa del decadimento cognitivo.

«Abbiamo dovuto dunque rassicurarle, e spiegare loro cosa stesse succedendo: è comprensibile, avevano la loro vita abitudinaria e scandita da orari precisi, che scorreva con quiete e calma. Oggi è tutto rivoluzionato, per di più non vedono gli abiti delle religiose, ma tute sterili che ci fanno assomigliare a dei marziani. Occorre abituarsi anche a questo».

“Per i laici c’è più smarrimento”

Non è facile. Alcuni soffrono, alcuni se ne vanno per sempre. E il distacco è ancor più doloroso, per non potersi salutare e accudire negli ultimi momenti.

«Portiamo pasti caldi nelle loro camere, e le disposizioni sono che ognuno resti nel suo piano, ma anche quello non è stato facile da spiegare. Si vogliono vedere, sostenere, salutare, e non tutte sono avvezze alla tecnologia. Le suore mantengono viva anche con la preghiera la loro comunità, per i laici c’è più smarrimento».

Tra malaria e Aids

Marchigiana cresciuta a Padova, prima di diventare suor Cecilia, della famiglia della francescane alcantarine, è diventata dottoressa Cecilia, medico. Durante il tirocinio in ospedale, si avvicina al mondo religioso e decide di diventare suora. Dopo i voti perpetui, vola in missione in Ciad, nella doppia veste di medico e di religiosa. Resta in Africa per sedici anni, a combattere malattie infantili, e poi malaria, denutrizione, Aids.

Il cambio di programma

Un anno sabbatico dopo il ritorno, e poi l’imminente partenza per il Brasile. Cambio di missione. Ma è già arrivata l’epidemia di coronavirus, i voli sono bloccati, e i programmi cambiano.

Suor Cecilia attraverso i Frati Minori del Lazio riceve la proposta di venire a Rieti per occuparsi dell’istituto Santa Lucia, dove le suore francescane di Santa Filippa Mareri e le anziane ospiti della casa di riposo combattono con l’epidemia, una struttura diventata un vero focolaio del Covid-19.

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La comunione a Pasqua

Un momento che le è rimasto nel cuore di queste terribili e settimane? Suor Cecilia lo racconta a Vatican News (17 aprile):

«Dismessa la veste da medico torno ad indossare quella di suora. Per Pasqua, distribuire la comunione è stata una gioia immensa. Gli anziani avevano degli sguardi stupiti, erano grati. In molti hanno potuto seguire la messa del Papa in Tv. I loro occhi si sono accesi di gioia e ci hanno detto: “Ma allora è possibile!”. I miei anziani sono sicuri che Dio è lì con loro, che non li abbandonerà mai».


SR SIENNA

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