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Vescovo missionario cattolico che ha operato nel cuore del mondo islamico muore la Domenica di Pasqua

BISHOP BALLIN

Aid to the Church in Need

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 21/04/20

Il vescovo Camillo Ballin ha indossato la tonaca e la croce anche in zone del Golfo Persico in cui i simboli della fede cristiana non sono ben visti o sono addirittura proibiti

Un vescovo morto la Domenica di Pasqua dopo una vita di ministero in uno dei luoghi più difficili in cui essere cristiani è stato lodato per il suo “apostolato dinamico e coraggioso nel cuore dell’islam”.

Il vescovo missionario comboniano Camillo Ballin, morto il 12 aprile a 75 anni dopo una lunga malattia, ha svolto il suo ministero in Medio Oriente prima di essere nominato primo Vicario Apostolico dell’Arabia settentrionale, zona che comprende Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita.

Rendendo omaggio al vescovo, padre Andrzej Halemba, coordinatore per i progetti in Medio Oriente di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ha affermato che “il suo è stato un apostolato dinamico e coraggioso nel cuore dell’islam”.

“Il vescovo Ballin non ha mai negato il suo cristianesimo, guadagnandosi allo stesso tempo il rispetto degli altri per la sua padronanza dell’arabo e il suo rispetto per la cultura araba”. Padre Halemba ha affermato che il vescovo Ballin indossava la tonaca e la croce anche in zone del Golfo Persico in cui i simboli della fede cristiana non sono ben visti o sono addirittura banditi.

Padre Halemba ha detto che la priorità del vescovo Ballin era far fronte alle necessità di una comunità che cresce a livello numerico rispetto al Medio Oriente in generale, in cui il numero dei fedeli è in netto declino. Come progetto fondamentale di partnership di ACSda più di 10 anni, l’organizzazione ha sviluppato 50 progetti con il vescovo Ballin, che in precedenza serviva come Vicario Apostolico del Kuwait.

ACS è stata un’importante fonte di finanziamento della più importante iniziativa del vescovo Ballin, la costruzione della cattedrale di Nostra Signora d’Arabia in Bahrein, in grado di ospitare 2.500 persone e con 16 sale multifunzionali.

Come risultato dei negoziati con il vescovo Ballin, il re Isa Al Khalifah del Bahrein ha donato alla Chiesa cattolica due acri su cui costruire la cattedrale, che quando verrà completata servirà 2,5 milioni di cattolici dei Paesi del vicariato.

La cattedrale, la cui costruzione è in fase avanzata, è vista come una svolta nei rapporti Chiesa-Stato nella regione e come un segno dell’arrivo di un’epoca in cui la comunità cristiana diventerà più consistente a livello numerico.

Padre Halemba ha detto che “il vescovo Ballin ha mostrato grande determinazione nel superare le tante sfide a sostegno delle necessità pastorali di una comunità che include molti lavoratori stranieri provenienti da Filippine, India, Pakistan, Bangladesh e Corea del Sud”.

La pratica del cristianesimo nella Penisola arabica è rigidamente limitata, soprattutto in alcuni Paesi, ed è perlopiù limitata ad ambasciate straniere e case private. Ai sacerdoti in genere non è permesso di apparire in pubbico vestiti con la tonaca, e ai musulmani è proibito di convertirsi al cristianesimo.

Padre Halemba ha detto che “l’eredità del vescovo Ballin è il suo esempio di coraggio, che permette alla gente di vivere la propria fede in un luogo in cui è spesso difficile praticare il cristianesimo, e il suo grande lavoro per assicurare che i cristiani vengano pienamente rispettati nel cuore dell’islam”.

“Ha sempre detto che per i cristiani è importante testimoniare l’amore di Dio ovunque siano”.

Questo articolo è stato pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre ed è stato ripubblicato dietro autorizzazione. Per ulteriori informazioni, www.churchinneed.org.

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