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L’empatia è già presente nei bambini a 5 mesi: lo rivela una nuova ricerca scientifica

BEAUTIFUL BABY,

Olena Zaskochenko | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 17/04/20

Un recente studio ha dimostrato che bimbi così piccoli sono già sensibili ai sentimenti degli altri

Intorno lo sviluppo dell’empatia nel corso dell’infanzia il mondo scientifico sta da tempo dedicando grande interesse. Martin Hoffman, psicologo americano, professore emerito di psicologia clinica e dello sviluppo alla New York University, ha proposto una teoria che vede l’empatia e il senso morale nei bambini progredire attraverso 5 fasi come spiega la dottoressa Serena Costa nell’articolo “Sviluppo dell’empatia nei bambini: quali fasi?”.

Le fasi

La reazione emotiva dei primi mesi, non volontaria, in cui ad esempio un bambino piange in presenza di un altro neonato che fa altrettanto. A seguire la sofferenza empatica egocentrica, quando intorno al primo anno di vita il bambino riesce ad imitare le espressioni emotive ed attivarsi per cercare di calmare un bambino in difficoltà: aiuto prevalentemente finalizzato a porre termine al proprio stato di angoscia generato dal pianto del compagno. Poi la sofferenza empatica quasi egocentrica, tra il primo e il secondo anno di vita, periodo in cui i bambini diventano più consapevoli del fatto che ciò che provano gli altri è distinto da ciò che provano loro. Iniziano a voler consolare un compagno di giochi abbracciandolo o accarezzandolo, agendo però dalla propria prospettiva: il pupazzo che eventualmente gli porgeranno è quello che loro stessi usano per calmarsi. Infine la sofferenza empatica veridica: intorno ai 2 anni, periodo in cui il bambino si rende conto di essere una persona con pensieri ed emozioni propri, diversi dagli altri, quando egli non offre più il suo orsacchiotto ma quello del compagno che piange. Si arriva così al periodo dai 6 ai 13 anni, in cui l’esperienza empatica diventa sempre più complessa e matura grazie allo sviluppo delle competenze linguistiche e di un senso di sé stabile e coerente. Inizia a differenziarsi la capacità empatica in base all’identità degli altri: ad esempio scegliere di regalare un proprio giocattolo ad un bambino che appare povero ma non ad un altro che ha l’aria benestante.




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La ricerca

Una recente ricerca condotta in collaborazione fra due università israeliane, e riportata sulla rivista British Journal of Psychology, si è proposta di evidenziare se bambini di soli 5 mesi sono in grado di essere sensibili ai sentimenti degli altri (psicologiacontemporanea.it). A 27 bambini di età compresa fra i 5 e i 9 mesi sono stati mostrati due video: in uno un personaggio a forma di rettangolo dotato di occhi si arrampica su una collina dove incontra una figura a forma di cerchio con cui scende mostrando chiare sensazioni positive o neutre; nel secondo la figura a forma di cerchio ostacola quella rettangolare nella salita e quest’ultima evidenzia reazioni di angoscia compreso il pianto.

Il “test di preferenza”

Poi gli sperimentatori hanno sottoposto i bambini ad un “test di preferenza”, presentando loro un contenitore con le due figure rettangolari e valutando a quale delle due si avvicinassero. Più dell’80% di loro sceglieva la figura che era stata vittimizzata e che aveva espresso sentimenti di angoscia. In un secondo studio venivano mostrate le due scene, senza presentare il contesto e il motivo della tristezza o dello stato d’animo positivo. In questo caso non si assisteva alla preferenza per il personaggio a disagio in assenza di una ragione apparente.

I risultati del nostro studio indicano che, anche durante il primo anno di vita, il bambino è già sensibile ai sentimenti degli altri e può anche trarre conclusioni complesse sul contesto di una particolare manifestazione emotiva (Ibidem).

I ricercatori hanno pertanto concluso che i bambini evidenziavano una preferenza empatica nei confronti della “vittima”, a sostegno delle crescenti prove dell’emergere della compassione umana e della moralità a partire dalla tenera età, anteriormente al primo anno di vita.

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