Vi avvicinerete alla fine della vita con molta più pace se ci rifletterete in anticipo
In tempi di crisi come il periodo che stiamo attraversando attualmente a causa del coronavirus, i cristiani e le loro famiglie devono forse affrontare decisioni difficile riguardo alla fine di una vita.
L’obiettivo di questo articolo è quello di offrire orientamento pratico a chi sta agonizzando o si sta prendendo cura di una persona agonizzante; un orientamento derivato dalla dottrina morale cattolica.
Cure ordinarie e straordinarie
Le domande più comuni sulla fine della vita ruotano intorno a quali trattamenti – inclusi quelli per il mantenimento delle funzioni vitali – dovrebbero essere accettati e a quali si dovrebbe invece rinunciare.
Stabilirò le direttrici etiche generali rilevanti in tutti gli scenari particolari di trattamento con i pazienti, per poi applicarle ad alcune questioni comuni.
Le direttrici devono essere impiegate per educare le coscienze, nei dibattiti tra i familiari e nelle consultazioni con i medici. Non sono norme arbitrarie stabilite dalla Chiesa cattolica. Incarnano verità morali che aiutano a prendere buone decisioni.
Direttrici etiche generali
Se un trattamento offre una speranza ragionevole di beneficio (ovvero non è futile) e se non è eccessivamente gravoso, allora bisogna accettarlo.
La dottrina morale cattolica si riferisce a questa forma di assistenza come a quella “ordinaria” (chiamata anche “proporzionata”). In genere si ha il dovere di accettare le cure ordinarie.
Se un trattamento non offre una speranza ragionevole di beneficio (ovvero è futile) o è eccessivamente gravoso, allora ci si dovrebbe rinunciare. È indicato come cura “straordinaria” (“sproporzionata”). In genere non c’è il dovere di accettare le cure straordinarie.
Domande e risposte collegate a queste direttrici
Chi decide sul fatto che un trattamento offra una speranza ragionevole di beneficio?
Il paziente, ma per prendere una buona decisione sull’ipotesi che un trattamento sia promettente, i pazienti devono tener conto il più possibile delle opinioni informate dei professionisti sanitari.
Il paziente decide anche sulla questione relativa al fatto che il trattamento sia eccessivamente gravoso o oneroso?
Sì. È possibile che tra i pazienti ci siano diversi standard soggettivi su ciò che costituisce per loro un peso eccessivo. Se un certo trattamento offre una speranza ragionevole di risultato positivo ma un paziente trova il trattamento enormemente repulsivo (ad esempio, una donna che è stata vittima di abusi sessuali da bambina e per la quale l’idea di essere intubata risulti intollerabile), si potrà incoraggiare il paziente ad accettare il trattamento, ma alla fin fine la decisione spetta a lui.
È fondamentale ricordare che la questione che si affronta riguarda l’ipotesi che il trattamento sia percepito come eccessivamente oneroso; non ci si sta chiedendo se il paziente sente che la sua vita sia troppo onerosa.
Se sentisse che la sua vita è enormemente gravosa, allora ha bisogno di aiuto (magari assistenza psicologica o pastorale), ma in quest’ultimo caso non gli si chiede se vuole alleviare quel peso, perché farlo implicherebbe il fatto di porre fine alla sua vita attraverso il suicidio assistito o l’eutanasia.