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Perché questa Settimana Santa sarà più intensa che mai

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 09/04/20

Mi inginocchierò in casa, nella mia stanza, nella mia sala d'ospedale, per baciare la croce benedetta che tengo tra le mani

Quella di quest’anno sarà una Settimana Santa diversa. Niente processioni, né uffici completi. Non ci sarà gente alla Via Crucis, né alle celebrazioni.

Il Giovedì Santo celebrerò senza poter lavare i piedi a nessuno. Sarà un’ultima cena silenziosa, e ci saranno molte case in cui si cenerà insieme al Signore. In ogni casa, in ogni famiglia.

Ognuno vivrà il Giovedì Santo nell’intimità della propria abitazione. Come il popolo ebraico che si era chiuso in famiglia, con i sandali ai piedi, aspettando che Dio passasse bussando alla porta in quella prima Pasqua in Egitto. L’agnello, il pane azzimo.

Questo momento ha un carattere d’urgenza, di anormalità. E allo stesso tempo nell’ultima cena celebro il desiderio intimo di Gesù, che vuole offrire il suo corpo ed effondere il suo sangue per amore. Il mio cuore si rallegra.

Quel Giovedì Santo Gesù era commosso. Aveva aspettato tanto questo momento. Questo Giovedì Santo Gesù in molte case darà da bere il suo calice.

Lo prenderò tra le mani, nel dolore di tanti malati che vivranno questo momento da soli negli ospedali, nelle proprie case.

Gesù passerà lavando i piedi con il camice da infermiere. Calmando le paure, sostenendo il vuoto.

Perché questo Giovedì Santo forse sarà tutto vuoto. Ma non sarà così in ogni casa in cui pregheremo che passi da noi il calice e un angelo venga a consolarci.

La Via Crucis, quella che percorro simbolicamente tante volte, sarà vuota. Ma ora sarà reale. Sarà una Via Crucis di malati. Di croce in croce, di dolore in dolore.

Da una stazione all’altra piangendo con chi piange, e supplicando che Gesù abbia misericordia di me, perché mi ha salvato. E la sua vita nella Via Crucis della mia vita mi darà la vita.

La processione uscirà dal silenzio, da quel silenzio del Venerdì Santo in tanti malati che lottano per respirare. Il silenzio di chi aspetta paziente, impaziente, lo sviluppo della vita, con la paura nel corpo e nell’anima.

Non bacerò la croce di legno come gli altri anni. Quella croce che non mi fa male, perché non è mia. Mi inginocchierò in casa, nella mia stanza, nella mia sala d’ospedale, per baciare la croce benedetta che tengo tra le mani.

Quella croce del malato per cui prego, la croce della mia paura che mi toglie la pace, la croce del silenzio pieno di presagi. L’anima inquieta.

La processione del mio silenzio percorrerà i corridoi di casa mia, del mio ospedale. Ascolterò il silenzio di questo venerdì con più forza che mai alle tre di pomeriggio, quando Gesù grida e muore, dopo aver pronunciato le sue ultime sette parole.

E mi fa paura sentire che le sue parole sono rivolte a me, o pronunciate per tutti quei volti che perdono la vita davanti alla mia impotenza.

Cristo uscirà a percorrere le strade in bare che mi parlano di una malattia senza freno, di un’incapacità di guardare la vita.

È chiaro che ci saranno processioni questo Venerdì Santo. Quella del santo sepolcro percorrerà la mia anima riempiendomi di speranza, mescolata con il mio pianto.

Il silenzio di Maria mi attenderà il sabato. La madre che piange con suo figlio in grembo. Tante persone hanno pianto i propri cari senza poter neanche toccare il loro corpo morto, pregando solo davanti alle ceneri delle persone amate.

Il dolore più grande di questo sabato di attesa. Un silenzio profondo nell’anima. E quel giorno rimarrò in silenzio più che in tutto il resto della mia vita, perché questa Settimana Santa ci sono morti che mi parlano della morte. Di quella fine che mi fa male dentro. Di quel timore che offusca la mia speranza.

E aspetterò con rabbia che arrivi il sabato della gloria. In una veglia senza fuoco. Perché non ci sarà fuoco nella notte di questo sabato, in questa Veglia Santa. Non ci sarà fuoco per bruciare i miei peccati, il mio uomo vecchio.

Ma il fuoco di questo incendio mondiale non sta forse bruciando la mia vita precedente per dar luogo a un nuovo modo di intendere tutto?

Sì, il fuoco si propaga nelle case e negli ospedali, che stanno cambiando il mio modo di guardare, di amare, di intendere la vita, e una luce penetra nel sepolcro sigillato.

Una luce che mi mostra che la pietra è rotolata via e che c’è vita dopo la morte. Non credo forse che dietro tanto dolore e tanta morte ci sia un canto di speranza che mi parla di un cielo nuovo e di un nuovo modo di vivere la mia vita?

Non ci sarà Messa festiva quella notte, né la domenica mattina. Ciascuno la vedrà su Internet in casa sua. E seguirà il momento della gloria in cui acclamo Dio che ha vinto la sua morte, la mia morte.

Le mie paure sono morte. Regna solo la speranza. Il sepolcro è vuoto. Il cielo aperto per sempre. Sì, quest’anno ci sarà la Settimana Santa. Più viva che mai, più profonda, senz’altro.

La mia anima anela alla vita eterna, e alla speranza. Voglio gridare al cielo supplicando che venga quel Cristo che vince la mia morte, quella di tante. E che porta la vita.

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