La Chiesa domestica, segreto del miracolo coreano
Il catechismo e le celebrazioni della Parola in famiglia sono il segreto del miracolo coreano. La nascita della Chiesa in Corea è stata di per sé un miracolo.
La fede non è stata annunciata in primo luogo dai missionari, ma è stata scoperta alla fine del XVIII secolo da un filosofo, Lee Byeok, e un gruppo di amici grazie ad alcuni libri in cinese, scritti probabilmente dal missionario gesuita Matteo Ricci, che erano capitati loro tra le mani e in cui si presentava la fede cristiana.
Dopo molte peripezie, il primo sacerdote missionario arrivò in Corea nel 1836, 50 anni dopo il primo Battesimo di un coreano. In quel momento, il Paese aveva già circa 20.000 cristiani.
Nel 1845 venne ordinato il primo sacerdote coreano, Andrea Kim, morto durante la grande persecuzione del 1846. Da quel momento, le persecuzioni non cessarono per un secolo, incluso il periodo della dominazione giapponese.
Pur non avendo vescovi né sacerdoti, la comunità cristiana cristiana non solo è sopravvissuta, ma è anche aumentata. Che sorpresa per i sacerdoti quando entrando nel Paese nel 1945, dopo la liberazione della Corea, hanno scoperto una comunità cattolica dinamica, in cui i membri conoscevano a memoria il catechismo, le preghiere importanti e perfino le risposte dei fedeli a Messa, anche se questa non si celebrava da cent’anni!
La Messa in televisione, consolazione preziosa
La Messa per televisione continua ad essere un tesoro insostituibile per le persone sole, i malati e gli anziani. Chi segue la Messa in televisione è invitato a unirsi di cuore nella comunione con la Chiesa. Ascolta la Parola di Dio e può meditarla, e può anche comunicarsi spiritualmente.
In questo modo, in epoca di isolamento la Messa trasmessa per televisione o Internet diventa una grande consolazione per molti.
È chiaro che la Messa in televisione o via Internet non sostituisce la Messa reale. È una questione essenziale. In circostanze normali, quando è possibile assistere a una Messa reale, dobbiamo andare a Messa. Vedere la celebrazione in televisione, anche se è il Papa a celebrarla, non è lo stesso che partecipare al sacramento in parrocchia.
Il cristianesimo, religione dell’incarnazione
Un paragone può aiutarci a comprendere la questione: vedere uno chef preparare un’ottima cena in televisione per i suoi invitati è molto bello, ma far parte degli invitati e partecipare alla conversazione è del tutto diverso.
Come ha spiegato il sacerdote Pierre Amar in un articolo pubblicato su Aleteia, “quello che vediamo in televisione o su Internet (in questo momento molti sacerdoti registrano le Messe che celebrano in privato), anche se in diretta, NON è la realtà: è un’immagine della realtà”. Una celebrazione della Parola, per quanto possa essere umile, è invece reale.
“I cristiani aderiscono all’Incontro”, ha aggiunto padre Amar. “Dio si è fatto carne, si è incarnato, ha assunto un corpo un volto. Quando ha voluto salvare il mondo ha inviato suo Figlio, con sangue, sudore e lacrime. Non ha inviato una lettera, un messaggio o un’e-mail!” – né una trasmissione in diretta tv…