Impresa orante è una proposta nata nel 2015: porta la preghiera lì dove si fa fatica, sul luogo di lavoro. L'ispirazione è stata di una donna torinese che nel suo legame con Maria si è fatta «pigna», ha intuito che la fragilità del nostro seme è protetta dalla robustezza della preghiera.
Ho proposto a Maria Chiara Martina di donarci una sua «gemma» e gli impegni reciproci ci hanno fatte incontrare al telefono nelle prime settimane di quarantena, il quadro era già drammaticamente chiaro eppure col passare dei giorni la consapevolezza è aumentata e anche gli scambi tra noi due sono cresciuti, mettendosi a fuoco ancora meglio proprio stamattina. L’ho cercata perché sapevo, in modo del tutto superficiale, che aveva dato vita a un progetto chiamatoImpresa orante. Sapevo che si trattava di una proposta per portare la preghiera sul luogo di lavoro, e già questo mi pareva un contenuto esplosivo: la memoria mi ha ricordato quei versi in cui TS Eliot porta in scena gli uomini moderni e fa dire loro «Se ne vadano i parroci. Gli uomini non hanno bisogno della Chiesa / nel luogo in cui lavorano, ma dove passano le domeniche». Parlando con Maria Chiara è venuto alla luce un percorso umano più complessivo, quello di una donna che col tempo ha scoperto una intimità non scontata con la Madonna. Per questo ha scelto di condividere questo suo contributo mettendo al centro della scena Maria, e non se stessa. Stamattina, dicevo, abbiamo avuto uno scambio perché un tassello ulteriore si è offerto alla riflessione: la Madonna arriva in anticipo, anche di molti anni; la sua premura è solerte e lungimirante. Questa pandemia colpirà duramente il mondo del lavoro, le persone innanzitutto; che da 5 anni esista e sia cresciuta la realtà di Impresa orante non mi pare casuale. La Madonna ha tessuto una trama umana che ora si mostra accogliente e presente ad accompagnare con una voce di speranza gli imprenditori, gli operai, i disocuppati dentro le incognite che verrano.
Di Maria Chiara Martina
Maria,
la vera protagonista della mia vita sei Tu, perciò non posso raccontare chi sono al singolare ma solo in un diaologo con Te. I passi che ho fatto sono frutto dei passi che, prima, Tu hai fatto verso di me; me ne rendo conto guardando il mio percorso di vita fino a oggi. Ti ringrazio prima di tutto di avermi accompagnata nel mondo dentro una famiglia in cui ho trovato esempi forti, affetti insostituibili; da mia nonna e da mia mamma ho ereditato la tendenza a leggere la realtà con l’occhio dell’ironia, è proprio parte del mio DNA: mi hanno lasciato la capacità di vedere anche nelle situazioni drammatiche la parte che fa sorridere e che dà quel colpo di reni per reagire.
Dovevano passare molti anni prima di arrivare a una grande intimità con Te, che sei oggi la Madre sempre presente che mi consola e mi sprona a fare i conti con i miei limiti. Mi rendo conto della mia piccolezza, del mio limite, cerco di accoglierlo e di non farmi travolgere dalla fragilità. Ho sempre cercato di guardare il tempo in cui sono immersa con tutti gli strumenti di cui il buon Dio mi ha attrezzata e mi sento sempre molto inadeguata, sottodimensionata rispetto a quello che mi piacerebbe fare per essere utile. Ti chiedo aiuto, non smettere di essere molto chiara – fammelo capire bene! – nel guidarmi a vedere anche la bellezza che c’è dentro i limiti, lo stimolo rinnovato ad avvicinarmi al modello che è Gesù.
Non so che sguardo complessivo hai su di me, certo più a fuoco e forse persino più benevolo di quel che vedo io di me stessa: sono una mamma e una professionista, queste sono le linee più evidenti che so tracciare del mio ritratto. La comunicazione e la bellezza sono ciò a cui ho dedicato i miei talenti, e hanno tanto a che fare con Te: il tuo Sì e la tua umiltà danno un senso nuovo a ciò che il mondo intende per comunicazione e bellezza, voglio seguirti sul sentiero che mi indichi. Dieci anni fa, quando sono partita con una piccolissima realtà di produzione di moda, l’idea era proprio quella di diffondere un’idea di bellezza che fosse attenzione alla persona e attenzione a come si produce. Ogni prodotto si porta dentro una storia e non può essere bello nel momento in cui sai che in una delle sue parti è frutto di abuso e di disonestà. La bellezza ha un costo di coerenza.