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Spiritualità
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Prepararsi alla comunione ricordando la devozione degli antichi

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Document / VATICAN MEDIA / AFP

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 27/03/20

Gli antichi patriarchi, il grande Mosè, i mistici re d'Israele devolsero ingenti risorse di tempo e di mezzi per onorare un culto divino ancora parziale e tipologico… eppure quanto è minore lo zelo di noi che ogni giorno su ogni altare attorno a noi vediamo compiersi il nuovo ed eterno sacrificio.

Che la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo sia “solo spirituale” o “integralmente sacramentale”, senza dubbio essa va preparata: “sapere chi e cosa si va a ricevere” era il rapido promemoria del Catechismo di S. Pio X per la preparazione alla Comunione – né deve stupire che proprio Papa Sarto sia stato colui che abbassò l’età della prima comunione. I bambini, infatti, sanno guardare al “pane di Gesù” con occhi semplici e rapiti, laddove gli adulti abbisognano spesso di eccitare il loro amore a forza di ragionamenti e ri-cordando (cioè riportando al cuore) le nozioni della fede.


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Tutto questo è stato compiuto mirabilmente in molte opere di mistica e di ascetica, ma tra queste un posto insostituibile spetta a L’Imitazione di Cristo, il cui quarto libro in particolare è tutto e interamente dedicato alla devota esortazione alla santa comunione col Corpo di Cristo. Vi si legge, tra l’altro:

Ecco, Noè, uomo giusto, lavorò cento anni per costruire l’arca, per trovare salvezza con pochi altri, e come potrò io, in una sola ora, prepararmi a ricevere il Creatore del mondo con il timore dovuto? Mosè, tuo grande servo e amico speciale, costruì un’arca con legno immarcescibile e la rivestì d’oro purissimo per riporvi le tavole della legge, e io, putrida creatura, oso ricevere te, autore della legge e datore della vita, con tanta leggerezza? Salomone, il più sapiente re di Israele, costruì in sette anni un magnifico tempio a lode del tuo nome e, con una festa di otto giorni, ne celebrò la dedicazione, offrendo mille vittime pacifiche, e collocò solennemente l’Arca dell’alleanza | al luogo preparato per essa, al suono di tromba e tra inni di giubilo, e io, infelice e il più misero degli uomini, in che modo ti farò entrare nella mia casa, io che a stento riesco appena a trascorrere devotamente una mezz’ora? Almeno avessi, anche una sola volta, passato una mezz’ora in maniera degna! O mio Dio, quanto si sforzarono quegli uomini di fare ciò che ti è gradito! Ahimè, quanto è poco ciò che io faccio! come è breve il tempo che dedico a prepararmi alla comunione! Raramente sono del tutto raccolto, ancor più raramente libero da ogni distrazione. Certamente, alla presenza della tua Divinità salvifica non dovrebbe sorgere alcun pensiero indegno di te, nessuna creatura dovrebbe occupare la mente, poiché mi preparo a ricevere non un angelo, ma il Signore degli angeli. Inoltre, c’è una grande distanza tra l’Arca dell’alleanza del Signore , con ciò che essa contiene, e il tuo purissimo Corpo con le sue virtù ineffabili; | tra i sacrifici prescritti dalla legge, che prefiguravano quelli futuri, e il vero sacrificio del tuo Corpo, che porta a compimento tutti quelli antichi. Perché, dunque, non mi accendo di maggiore devozione di fronte alla tua venerabile presenza? Perché non mi preparo con più sollecitudine a ricevere i santi misteri, quando quegli antichi santi patriarchi, re e principi, con tutto il popolo, dimostrarono tanto devoto slancio verso il culto divino? Il piissimo re Davide danzò, con tutte le sue forze, di fronte all’Arca di Dio, ricordando i benefici prodigati agli antichi Padri. Fece costruire strumenti musicali di vario genere, compose salmi e li fece cantare in letizia, egli stesso li cantò frequentemente al suono della cetra, ispirato dalla grazia dello Spirito Santo; insegnò al popolo di Israele a lodare Dio con tutto il cuore, a benedirlo e a esaltarlo tutti i giorni nella concordia. Se allora vi era tanta devozione e così vivo pensiero della lode divina | di fronte all’Arca dell’alleanza, quanta venerazione e devozione dovrebbero ora animare me e tutto il popolo cristiano dinanzi al sacramento e nel ricevere l’adorabile corpo di Cristo? Accorrono molti fedeli in diverse località per vedere le reliquie dei santi, rimangono stupiti all’udire le loro gesta, ammirano le grandi costruzioni dei santuari e baciano le loro sacre ossa avvolte nella seta e nell’oro; ed ecco, tu sei qui presente sull’altare, accanto a me, Dio mio, Santo dei santi, Creatore degli uomini e Signore degli angeli. Spesso in tali visite vi è curiosità umana, desiderio di vedere cose nuove, e poco è il frutto del miglioramento spirituale che se ne riporta, specialmente quando il pellegrinaggio è condotto in maniera superficiale, senza una vera contrizione. Qui, invece, nel sacramento dell’altare tu sei totalmente presente, mio Dio, uomo Cristo Gesù, da qui si ricevono copiosi frutti di eterna salvezza, | ogni volta che sei accolto degnamente e devotamente. A questo sacramento non ci conducono una qualunque superficialità, la curiosità o la soddisfazione dei sensi, ma una fede ferma, una speranza devota e una sincera carità.

L’Imitazione di Cristo, IV, 4-8, Milano 2018, 327-331

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