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In questa prova non siamo impotenti: la preghiera può tutto

ROSARY
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Anna Raisa Favale - pubblicato il 26/03/20
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Vorremmo poter dare il nostro contributo, vorremmo aiutare chi soffre, portare conforto e sollievo. E possiamo! Anche da casa, anche lontani.

In questi giorni, come credo anche molti di voi, mi sono spesso sentita impotente e frustrata.
Avrei voluto essere medico, infermiere, parte della protezione civile, sacerdote, cappellano negli Ospedali, avrei fatto qualsiasi cosa per essere lì, anche solo per dare una parola di conforto, per far si che la gente non muoia da sola, anche solo per ascoltare in silenzio, per rassicurare con uno sguardo dietro a una mascherina.Poi penso che questa è però una tentazione di sconforto.
Che per chi, come me, crede nell’arma della preghiera, allora in comunione di spirito posso ancora essere lì vicino a quella gente per non far si che muoia da sola, posso ancora ascoltare in silenzio, posso ancora rassicurare.
Non lo posso fare di persona, ma lo posso fare chiedendo a Dio di usare la mia preghiera per inviare la Sua presenza e ricolmare di amore chi in un letto di ospedale si sente solo, o chi, impegnato in prima linea a curare, è vicino al crollo emotivo.


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C’è qualcosa che possiamo fare anche noi, da casa, nella nostra apparente impotenza.
Possiamo inginocchiarci e pregare. E farlo più volte al giorno – con tutto questo tempo a disposizione – scandire la giornata a partire dalla preghiera, offrire piccole rinunce di cibo, ricordandoci che siamo ancora e sempre in Quaresima.

ROSARY

Anna Raisa Favale

Non sentiamoci impotenti. Tutti insieme possiamo cambiare il mondo, sempre, in qualsiasi momento, e luogo e ruolo in cui ci troviamo.
E non sottovalutiamo questo grandissimo strumento che abbiamo, appena dall’altra parte della nostra semplice presa di volontà.