di Daniel Torres Cox
In materia di sessualità sembrerebbe di non avere il controllo totale. Perché certe caratteristiche fisiche attirano di più una persona? Perché è tanto difficile smettere di provare qualcosa per qualcuno quando il rapporto è ormai terminato? Insomma, cosa si può controllare e cosa no in materia di sessualità?
1. Controllo diretto e controllo indiretto

Una cosa che può aiutare a capire come funzioniamo in questo ambito è la distinzione tra controllo diretto e controllo indiretto. Quando una persona vuole alzare una mano, semplicemente lo fa. Quando vuole camminare o correre, basta volerlo. Succede lo stesso con la parola, o con i movimenti che si fanno.
La cosa comune a tutti questi ambiti è che dipendono dall’esercizio della nostra libertà: siamo noi a scegliere come e quando azionarli. È quello che viene chiamato “controllo diretto”. Ma ci sono anche vari ambiti in cui non funzioniamo così.
Ad esempio, una persona non può arrabbiarsi, rallegrarsi o provare pena in modo volontario. Se ci si vuole arrabbiare, bisogna pensare a qualcosa che dà fastidio – controllo diretto –, e solo come conseguenza di questo pensiero arriva la rabbia – controllo indiretto.
La rabbia si controlla in modo non diretto, ma indiretto. L’aspetto interessante è che quello che accade con la rabbia si verifica anche con tutti gli altri sentimenti – inclusi quelli legati all’amore -, e anche con l’attrazione fisica.
2. Controllo indiretto in materia di sessualità

Quando si parla del controllo indiretto in materia di sessualità, si fa riferimento principalmente a due ambiti: quello dei sentimenti e quello dell’attrazione fisica, ambiti in cui si può arrivare ad avere esperienze molto intense, non soggette all’esercizio della libertà.
Ad esempio, si può vedere una persona in strada e provare una grande attrazione per il suo corpo pur non volendo, o quando si inizia a trascorrere del tempo con qualcuno che piace è naturale che i sentimenti nei confronti di quella persona diventino più intensi, per quanto si cerchi di lottare contro di loro.
Ciò non vuol dire che nell’ambito della sessualità non si possa esercitare alcun controllo. Anche se quello che una persona prova può condizionare l’esercizio della libertà, resta sempre un margine per la scelta. Per quanto una persona non possa controllare ciò che le accade, può controllare ciò che fa di fronte a quello che le succede.
Per questo, non è sbagliato provare le cose di cui abbiamo parlato. Quello che può essere invece sbagliato è ciò che si fa liberamente di fronte a quello che si prova. Ad esempio, che sembri attraente la fidanzata del proprio migliore amico non è sbagliato, perché non è una cosa che si scelga. Pensare deliberatamente a lei – aumentando così quello che si prova – o cercare di fare qualcosa per separarla dal proprio amico è un’altra storia. Chiara la differenza?