Lo stupore è un alleato potente in questo momento drammatico che ci riporta a quel momento originario in cui il nulla è stato sconfitto: “Fino a che non immaginiamo l’assenza, noi svalutiamo la vittoria di Dio e non possiamo apprezzare nessuno dei trionfi della Sua antica guerra”.Vi proponiamo alcuni brani in cui lo scrittore G. K. Chesterton mette a fuoco il metodo vertiginoso della meraviglia capace di donarci uno sguardo di discernimento coraggioso: le cose si illuminano e mettono davvero a fuoco solo se ci rendiamo conto che sono tutte – compresi noi stessi – state strappate al nulla da Dio.
Di G. K. Chesterton
Robinson Crusoe è un uomo sopra un piccolo scoglio con pochi beni strappati al mare: la parte più bella del libro è la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La più grande poesia è un inventario. Ogni utensile da cucina diviene ideale, perché Crusoe avrebbe potuto lasciarlo cadere in mare. È un buon esercizio, nelle ore vuote o brutte del giorno, stare a guardare qualche cosa, il secchio del carbone o la libreria, e pensare quanta sarebbe stata la felicità di averlo salvato dal naufragio del vascello sull’isola deserta. Ma un miglior esercizio ancora è quello di rammentare come tutte le cose sono sfuggite per un capello al nulla: tutto è stato salvato da un naufragio. Ogni uomo ha avuto una orribile avventura: è sfuggito alla sorte di essere un parto nascosto e prematuro, come quei bambini che non vedono la luce. Sentivo parlare, quand’ero ragazzo, di persone di genio irrealizzate o rovinate; sentivo spesso ripetere che molti erano una «poteva essere un grande». Per me, un fatto più concreto e sensazionale è che il primo che passa per strada è un grande, perché poteva non esserci. (da Ortodossia)
Leggi anche:
Chesterton: per cuocere una patata occorre credere in Dio
La verità è che ogni giudizio genuino poggia su un certo mistero composto di umiltà e quasi di oscurità. L’uomo che disse: «Benedetto sia colui che non si aspetta nulla, perché non sarà deluso», compose la lode in modo del tutto inadeguato e, perfino, falso. La verità è: «Benedetto sia colui che non si aspetta nulla, perché sarà splendidamente sorpreso». L’uomo che non si aspetta nulla, vede le rose più rosse di quanto le possano vedere gli uomini comuni, e l’erba più verde, e un sole ancora più stupefacente. Benedetto sia colui che non si aspetta nulla, perché egli possiederà le città e i monumenti; benedetti siano i mansueti, perché essi eredite ranno la terra. Fino a che non ci rendiamo conto che le cose potrebbero anche non essere, non possiamo renderci conto che le cose sono. Fino a che non vediamo lo sfondo di tenebra, non possiamo ammirare la luce anche di una sola cosa creata. Non appena vediamo quella tenebra, tutta la luce è fulminea, improvvisa, accecante e divina. Fino a che non immaginiamo l’assenza, noi svalutiamo la vittoria di Dio e non possiamo apprezzare nessuno dei trionfi della Sua antica guerra. È uno dei milioni di folli scherzi giocati dalla verità, il fatto che noi non conosciamo nulla, fino a che non conosciamo il nulla. (da Eretici)
È l’umiltà che rinnova eternamente la terra e le stelle. La maledizione che sopravvenne prima della storia ha steso su noi tutti una tendenza a stancarci delle meraviglie. Se noi lo vedessimo per la prima volta il sole sarebbe la più bella e spaventevole delle meteore. Ora che lo vediamo per la centesima volta, lo chiamiamo, nell’orribile espressio ne blasfema di Wordsworth, «la luce del giorno comune». Noi siamo inclini ad accrescere le nostre pretese. Siamo inclini a chiedere sei soli, a chiedere un sole blu, a chiedere un sole verde. L’umiltà ci riporta costantemente nel buio dell’origine. Lì tutta la luce è lampeggiante, sconvolgente e istantanea. Fino a che non capiremo quel buio originario, in cui non abbiamo né vista né aspettativa, non potremo rivolgere nessuna lode calorosa e infantile allo splendore sensazionale delle cose. (da Eretici)
Leggi anche:
Virtù dell’umiltà: campo d’addestramento è la famiglia, Maria la maestra
C’è alle spalle di ognuno di noi un abisso di luce, più accecante e insondabile di qualsiasi abisso di oscurità; è l’abisso dell’attualità, dell’esistenza, del fatto che le cose ci sono veramente e che a noi stessi risulta incredibile e talvolta siamo quasi increduli di essere reali. È il fatto fondamentale dell’essere, come opposto al non essere; è impensabile, eppure non possiamo non pensarlo, anche se spesso siamo capaci di essere dimentichi di questo. (da Chaucer)
(da G.K. Chesterton, Summa Chestertheologica, 384 pagine – 20 €, libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it )