2. Il pentimento e il perdono
Dio ci ama e ci conosce più di chiunque altro, e comprende la nostra fragilità. Egli è la nostra roccia e la nostra forza. Sembra semplice, ma richiede molto tempo, e serve la grazia di Dio per comprenderlo.
Il pentimento è legato a questa comprensione. Capire che ci siamo fatti del male e che abbiamo offeso Colui che ci ama tanto è il seme del pentimento.
A volte noi genitori possiamo capirlo un po’ meglio. Arriva un momento nella formazione dei nostri figli in cui scoprono il loro cammino, usano la loro libertà. I nostri insegnamenti all’improvviso diventano un fastidio.
Arriva lo scontro, e il nostro amato figliolo in una discussione accesa ci grida “Ti odio!” Il genitore che se lo è sentito dire sa bene quanto dolore provochi. Il tempo ci dà la saggezza per capire che è stata una cosa detta sull’onda dell’arrabbiatura, dell’immaturità dell’età, del dolore di una ferita…
L’amore al di sopra del dolore
Anche se il dolore persiste, sappiamo che al di sopra di questo c’è l’amore che proviamo, e presto perdoniamo nostro figlio. Quando facciamo del male a qualcuno che amiamo profondamente è naturale che arrivi il pentimento, ma prima bisogna amare.
Possiamo stare da molti anni in un gruppo parrocchiale. Amiamo quello che condividiamo, gli amici, le chiacchiere, le attività, e nonostante questo il nostro rapporto con Dio è piccolo, il nostro amore superficiale e la comprensione della nostra fragilità povera.
Dall’altro lato, grande può essere il nostro orgoglio, e la sensazione di essere “in salvo” per il fatto di appartenere alla Chiesa inganna. Siamo fragili e a volte molto superbi. È difficile capire che qualcosa è peccato quando lo si desidera tanto.
È difficile pensare che abbiamo offeso Dio con qualcosa che ci dà tanta soddisfazione, ancor più nella nostra epoca, in cui la comprensione del sacrificio e dell’amore vero è stata male insegnata o peggio ancora sostituita dall’autocompiacimento.
Sembra che Dio non sia Dio, quanto piuttosto una forza universale che si muove a nostro piacimento se impariamo a gestirla. Illusi – se sapessimo qualcosa del grande amore che Egli è in realtà!
3. La vergogna e il giudizio pubblico, i grandi nemici della Chiesa
Visto che la mia fede è piccola e il mio desiderio grande, la confusione e il conflitto interiore non tardano ad arrivare, ancor più se si subisce un’intrusione nell’intimità. La solitudine, il sentirsi incompresi, vergognosi e giudicati pubblicamente da chi consideravamo amici è terribile.
Non è raro il rifiuto di Dio, della Chiesa e di tutto ciò che me li ricorda. Quanti hanno abbandonato la Chiesa a causa di questo! Chi di noi ha una maggiore formazione nella fede, chi partecipa alla formazione di altri, non è al di sopra di nessuno a livello gerarchico.
Piuttosto, siamo i primi a servire Dio, a trattare ciascuno dei suoi figli con la tenerezza e la delicatezza corrispondente. Abbiamo bisogno di essere attenti nel nostro consiglio, prudenti nella nostra azione, e soprattutto dobbiamo rivestirci di carità e misericordia, aiutando a far sì che l’amore di Cristo venga scoperto e non essendo coloro che condannano e insegnano un amore obbligato, castigatore, che ama solo chi è perfetto e disprezza il peccatore.