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Sacrificio: il grande appello di Fatima e del Vangelo

FATIMA

Antoine Mekary | ALETEIA

padre Paulo Ricardo - pubblicato il 14/03/20

Se il Signore, Dio fatto uomo, ha condotto una vita di preghiera e sacrificio, noi che siamo poveri e peccatori non possiamo scegliere un altro cammino

Nel suo libro Apelos da Mensagem de Fátima, suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato, una dei veggenti di Fatima, presenta il sacrificio come uno degli appelli urgenti di Dio all’umanità.

In primo luogo, Lucia chiarisce che il sacrificio non è un appello svincolato dalle Sacre Scritture, dai comandamenti di Dio e della Chiesa. San Paolo già diceva che dobbiamo completare nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo (cfr. Col 1, 24). Tutti noi siamo malati, abbiamo molti difetti e pecchiamo. Per questo, in unione con la Vittima innocente, che è Cristo, noi cattolici dobbiamo sacrificarci per i nostri peccati e per quelli dei nostri fratelli, perché siamo tutti membra dello stesso Corpo mistico.

Nel messaggio di Fatima, l’angelo custode del Portogallo ha dato questo mandato ai pastorelli e a ciascuno di noi: “In tutto ciò in cui vi è possibile offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati da cui è offeso, e in atto di supplica per la conversione dei peccatori”. Secondo Lucia, i sacrifici possono essere di beni spirituali, intellettuali, morali, fisici e materiali. Ciò che conta è approfittare delle occasioni di offrire qualche sacrificio, soprattutto quando si tratta di un’esigenza per il compimento dei nostri doveri nei confronti di Dio, del prossimo o di noi stessi.

Il sacrificio è un dovere in molti casi, come per la rinuncia ai piaceri illeciti: lussuria, fornicazione e adulterio, abuso nel consumo di bevande alcoliche o di cibi. Queste rinunce, pur essendo obblighi, pososno essere offerti a Dio come atto di riparazione e supplica. Quante famiglie sono diventate insensibili e infelici a causa del peccato di gola, dell’eccesso di cibo e bevande! Oltre a questo, i capricci dell’orgoglio, della vanità, dell’avidità, dell’avarizia e delle comodità esagerate possono diventare mancanze gravi se ci portano a mancare nei confronti della carità e della giustizia verso il prossimo.

Al di là del fare ciò che è strettamente obbligatorio, perché non andare oltre con animo generoso?
Quando Dio ci chiede di fare rinunce e sacrifici, non si tratta solo di non fare il male, ma anche di esercitare le virtù, di fare il bene al prossimo. Ad esempio, con quello che abbiamo dobbiamo soccorrere le persone che non hanno ciò che è necessario per vivere, che stanno morendo di fame e di freddo. Nel giudizio finale saremo giudicati non solo per il male praticato, ma anche per il bene che non abbiamo fatto (cfr. Mt 25, 41 ss), perché tutte le volte che smettiamo di praticare la carità nei confronti dei più bisognosi è al Signore che non l’abbiamo fatta.

La veggente di Fatima indica una serie di piccoli sacrifici che possiamo offrire. Pur se esigui, sono comunque graditi a Dio, e assai meritevoli e utili a livello spirituale. Con questi, proviamo la nostra fedeltà e il nostro amore nei confronti di Dio e del prossimo. Queste pratiche ci arricchiscono nella grazia, ci fortificano nella fede, nella speranza e nella carità, ci rendono degni davanti a Dio e al prossimo e ci liberano dalle tentazioni, dall’egoismo, dall’avidità, dall’invidia, dall’amore per le comodità…

Ecco alcuni dei piccoli sacrifici indicati da suor Lucia:

  1. Pregare con fede e attenzione, evitando per quanto possibile le distrazioni; con rispetto, rendendoci conto che parliamo con Dio; con fiducia e amore, perché trattiamo con chi ci ama e vuole il nostro bene; con umiltà, perché siamo deboli, fragili nella pratica della virtù, inciampiamo e cadiamo a ogni istante, e abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per seguire la via della santità. Spesso sarà necessario sacrificare un po’ del nostro riposo, alzarsi un po’ prima o andare a dormire un po’ più tardi, spegnere radio e televisione (oggi possiamo aggiungere cellulare e computer), per partecipare alla Santa Messa, fare la nostra preghiera personale o recitare il Santo Rosario;
  2. Smettere di mangiare qualcosa che ci piace molto, in un modo che non pregiudichi la nostra salute e non ci faccia mancare le forze fisiche necessarie al lavoro. Possiamo scambiare un frutto che ci piace con uno che non apprezziamo, sopportare la sete per un po’, bere qualcosa che non ci è gradito, a tavola non scegliere il meglio, lasciandolo agli altri;
  3. Nel vestire, sopportare un po’ di freddo o caldo senza lamentarsi; vestirsi con decenza e modestia, senza lasciarsi trasportare dalle mode e rifiutarle quando non sono conformi a queste due virtù, ricordandoci che siamo responsabili di fronte a Dio dei peccati che altri commettono a causa nostra. Per questo, dobbiamo vestirci in conformità con la morale cristiana, la dignità personale e la solidarietà con il prossimo, offrendo il sacrificio dell’esagerazione della vanità. A questo riguardo, possiamo offrire il sacrificio degli ornamenti, dei gioielli, degli orologi e degli accessori costosi, e con il loro valore far fronte alle necessità di chi vive in povertà o addirittura in miseria;
  4. Sopportare con serenità le contrarietà: una parola sgradevole o irritante, un sorriso ironico, un disprezzo, una mancanza di considerazione, un’ingratitudine, un’incomprensione, una censura, una mancanza di attenzione, una dimenticanza, un rifiuto… Sopportare con pazienza tutte le sofferenze della vita: un incidente, una separazione, una malattia, o perfino la perdita di una persona cara. Ogni sacrificio, grande o piccolo, ha un valore immenso se è offerto per amore a Dio e al prossimo. Sopportare volentieri la compagnia delle persone che non ci stanno simpatiche, che non ci piacciono, che ci contraddicono, ci infastidiscono e pongono domande indiscrete o anche malintenzionate; rispondere loro con un sorriso, un favore, perdonando e amando, con lo sguardo rivolto a Dio. Questa rinuncia a noi stessi è forse il sacrificio più difficile per la nostra povera natura umana, ma è anche quello più gradito a Dio e più meritevole;
  5. Compiere sacrifici e penitenze volontari. Ci sono sacrifici obbligatori, come l’astinenza dalla carne, che dobbiamo osservare ogni venerdì, tranne che nelle solennità, ma l’appello di Dio al sacrificio ci rende consapevoli della necessità di essere generosi, di non limitarci ai sacrifici obbligatori e di compiere anche sacrifici volontari. Gli strumenti della penitenza, usati da molti santi che con l’uso delle discipline e dei cilici si univano a Cristo flagellato, legato con corde e coronato di spine, sono purtroppo caduti in disuso. In spirito di penitenza, però, possiamo pregare con le braccia aperte a croce, unendoci a Cristo crocifisso, inginocchiati o prostrati con il volto a terra, umiliandoci alla presenza di Dio, che abbiamo osato offendere. Possiamo compiere molti altri sacrifici volontari, come digiuni e astinenze, parlare meno e ascoltare di più, realizzare opere di misericordia, come visitare gli anziani e i malati, pregare di più, soprattutto davanti al Santissimo Sacramento.

Gesù Cristo, essendo Dio, non poteva peccare, e ci ha dato l’esempio di una vita di preghiera, penitenza e sacrificio. Prima di cominciare la sua vita pubblica, ha trascorso quaranta giorni digiunando ed è stato tentato dal demonio. Nella sua vita pubblica, l’austerità del Maestro era estrema, tanto che ha detto di non avere dove reclinare il capo (cfr. Lc 9, 58). A volte Gesù e i suoi discepoli non avevano tempo neanche per mangiare (cfr. Mc 6, 31). Nonostante questo, Gesù cercava di ritirarsi in luoghi deserti per pregare (nei Vangeli abbondano i passi di questo tipo), e poco prima della sua Passione, com’era suo costume, Cristo si è recato sul Monte degli Ulivi a pregare (cfr. Lc 22, 39). Se il Signore stesso, Dio fatto uomo, ha condotto una vita di preghiera e sacrificio, noi che siamo tanto poveri e peccatori non possiamo scegliere un’altra strada.

Quando Gesù Cristo ci chiede di entrare dalla porta stretta (cfr. Mt 7, 13 s), ci indica la grande necessità di sacrificarci, perché senza sacrificare la nostra vita per amore di Cristo e del suo Vangelo non ci santificheremo né raggiungeremo la salvezza (cfr. Mc 8, 35).

Ascoltiamo allora il pressante appello del messaggio di Fatima e compiamo dei sacrifici in riparazione dei peccati con cui Dio viene offeso e per la conversione dei poveri peccatori.

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