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Da dove si comincia per superare la paura? Dall’ultimo posto!

FEAR

TY Lim|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 11/03/20

Spesso affrontiamo la paura cercando di focalizzarci su altro: carriera, cibo, soldi. Eppure, Gesù ci ricorda che la paura non è qualcosa da esorcizzare, possiamo vincerla solo con l'umiltà di chi sta all'ultimo posto e la accoglie con fiducia.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro:
«Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

Matteo 20,17-28

C’è qualcosa che stride in maniera profonda nel racconto del Vangelo di oggi. Da una parte Gesù sembra scoprire una volta per tutte le carte circa il suo destino che lo aspetta a Gerusalemme:

Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà.

E dall’altra parte la risposta da parte dei discepoli che sembrano avere la mente e il cuore fissi altrove:

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?».

Come si può pensare ai primi posti mentre chi ami ti sta dicendo che sta andando incontro a una morte violenta? Ciò che sembra contraddittorio penso lo spieghi attraverso quella logica di rimozione che tutti noi attuiamo davanti alle cose difficili della vita. Infatti pur di non voler incontrare l’angoscia siamo disposti a distrarci in tutti i modi o ad esorcizzarla nella maniera più strana possibile. Delle volte usiamo appunto la logica della carriera per nascondere l’angoscia della vita, altre volte il cibo o il sesso, altre volte il possesso dei beni. È solo un modo per rimuovere il problema e non un modo per dire che non ci interessa. Anzi dovremmo quasi dire che è proprio perché sentiamo che ci interpella in maniera così profonda che non riusciamo a fare altro che trovare forme anestetiche che ci salvino. Questo è il motivo per cui Gesù invece invita al realismo dell’ultimo posto.

“Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.

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